Maran: "Non mi candiderò sindaco. A Milano servono idee forti. E segreterie con una vocazione ambrosiana" - Affaritaliani.it

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Maran: "Non mi candiderò sindaco. A Milano servono idee forti. E segreterie con una vocazione ambrosiana"

L'europarlamentare Pd Pierfrancesco Maran intervistato da Affari: "Abbiamo bisogno di un sindaco che abbia il coraggio di osare cose nuove per una città che in 15 anni ha cambiato pelle. Riformista o di sinistra? Serve evitare una deriva nazionale

di redazione

Maran: "Non mi candiderò sindaco. A Milano servono idee forti. E segreterie con una vocazione ambrosiana"

Pierfrancesco Maran, europarlamentare, pareva avesse lasciato aperta la porta a una sua partecipazione alle comunali del 2027. Certo, mai dire mai. Ma in una intervista ad Affaritaliani.it Milano la butta sul ridere: "Se serve un esperto di unità sindacale, eccomi". Il riferimento è ovviamente alla proposta di un salario minimo locale, avanzata sul Corriere della Sera in un'ottima conversazione con Maurizio Giannattasio, seguita poi dai niet di Marco Barbieri di Confcommercio e dei tre sindacati uniti sullo stesso diniego.

Torniamo su questa proposta del salario minimo. Somiglia molto alle gabbie salariali.
Io mi rifaccio al modello londinese: a Milano una cosa che ha un valore è la reputation, giusto? Se tu hai la certificazione green ti fa piacere farlo sapere, a giugno esponi la bandiera arcobaleno perché devi essere inclusivo, eccetera. Ora, se inizi a fare una certificazione locale - non una legge -  che un neolaureato in una grande società di consulenza non puoi pagarlo meno di 1.400 euro, può funzionare. Stiamo parlando di una certificazione che dica: sì, stai trattando bene un neoassunto. Dove sta il problema? 

Il problema è il salario basso, dice lei. Non la possibile gabbia.
Il problema è che abbiamo neolaureati che in media guadagnano il 30 per cento in meno che all'estero. Vogliamo fare qualcosa per risolverlo?

Perché allora i sindacati si chiudono a riccio?
L'intero mio approccio a quell'intervista era la ricerca di proposte fuori dal perimetro tradizionale, anche con la leggerezza di chi sa che tanto non corre nel 2027. E può quindi provare a ragionare su cose anche impopolari al momento. La verità è che se uno fa delle proposte nuove la reazione del sistema è sempre di chiusura. Poi la domanda è qual è l'alternativa. Perché poi è facile dire no, ma i problemi restano.

Torno sul punto: perché i sindacati dicono no?
Perchè sentono l'odore delle gabbie salariali di cui parlavamo prima.

E dove sta il problema? Le gabbie erano qualcosa di inventato dalla Cgil...
Non lo so. Forse hanno paura di rompere il Paese.

Ma la verità è che a Milano le spese sono molto più alte del resto del Paese. Quindi una differenza c'è.
Tutte queste riflessioni si basano sul fatto che il costo della vita è diverso, e che le aree urbane hanno un'esplosione dei costi che impone delle proposte specifiche. Non dico che c'è solo la certificazione locale sul salario minimo, ma magari anche un cambio di welfare state. Ad esempio c'è una azienda energetica che ha riorganizzato tutti i benefit per dare tutto sul sostegno agli affitti ai dipendenti. Soluzioni ce ne sono, basta non dire sempre di no.

Domanda provocatoria: Maran il proto-leghista.
Il federalismo in gran parte d'Europa è nato a sinistra. Per avere risposte locali a problemi specifici. Oggi le aree urbane in tutta Europa hanno dei problemi che sono diversi dalle aree extraurbane.

Campagna elettorale 2027. Ora ci dice che lei non correrà. Ma non ci ha detto chi sosterrà, a livello di identikit.
Io credo che Milano abbia bisogno di un sindaco coraggioso che sappia fare delle cose nuove rispetto a quelle che abbiamo visto in questi anni. Lo dico avendo ovviamente un giudizio molto positivo di 15 anni di amministrazione, però le città stanno cambiando pelle, è per questo che secondo me, ho preferito fare delle proposte oggi impopolari come il tetto agli affitti, la guida autonoma, le scuole aperte a giugno e luglio. Sono idee che devono seminare l'idea che la città del 2030 deve essere molto diversa da quella del 2020.

Sostiene un sindaco riformista o di sinistra?
Io non parlerei di riformismo o di sinistra. Tra l'altro voglio dire: il tetto degli affitti lo sta proponendo uno come me, riformista, ma che sarebbe di una politica di sinistra radicale. Usciamo dalle categorie: io parlerei di energia verso il cambiamento. In questo momento bisogna avere coraggio. Abbiamo bisogno di un sindaco che abbia il coraggio di osare cose nuove e di coinvolgere e di ascoltare la città in questo cambiamento. Perché purtroppo non è solo la politica che si è un po' spenta nel ragionare sul futuro.

A Milano esiste ancora una maggioranza?
Secondo me esiste ancora. Ma torniamo al federalismo: credo anche che a Milano serva una proposta che resti milanese e non nazionale nella sua impostazione. Un tema di chi guida tutti i partiti a livello locale, è se uno vuole esercitare la funzione di segretario locale o di diramazione di segreterie nazionali. Io credo che avere una deriva nazionale non fa bene al centrosinistra. La cosa più importante di questi 15 anni di governo del centrosinistra è che siamo stati ambrosiani. Che non ci siamo mai piegati in nessuna fase alle dinamiche nazionali e che rispondevamo ai milanesi e non alle segreterie nazionali. Questo è un valore che secondo me è stato fondamentale nella sintonia con la città e che va portato anche nel futuro. Poi se vincono le spinte nazionali rischiamo di fare delle proposte meno interessanti secondo me.

Pierfrancesco Maran e Antonio De Caro domani alle 21 all'Arena Piola di via Filippino Lippi presenteranno la loro attività di un anno in Europa.








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