Milano

Mazzei (Gruppo Sala sindaco): “Milano città 30? Sì, può fare come Bologna"

Eleonora Bufoli

A un anno dall’ordine del giorno sulla riduzione del limite di velocità in città, il limite di 30 km/h riaccende il dibattito: Milano deve trovare la sua strada

Mazzei (Gruppo Sala sindaco): “Milano città 30? Sì, può fare come Bologna"

“Sì, il percorso di Bologna può essere replicato anche a Milano”. Per Marco Mazzei, consigliere comunale per il gruppo Beppe Sala sindaco, sentito da Affaritaliani.it Milano, rendere il capoluogo meneghino una città a 30 km/h è possibile. Una convinzione che va avanti da tempo, come emerge l’ordine del giorno a sua firma approvato dal consiglio comunale un anno fa. Ed ora, la scelta del sindaco di Bologna Matteo Lepore (Pd) di rendere la sua città una delle prime in Italia ad avere il limite di 30 km/h, riaccende il dibattito anche a Milano.

Milano è pronta a diventare una città 30?
Milano può fare come ha fatto Bologna. Deve trovare la sua strada. L’ordine del giorno approvato un anno fa dal consiglio comunale andava proprio in quella direzione. Conoscevamo il percorso preparatorio di Bologna negli anni scorsi, quando già si discuteva di città 30, era un tema sul tavolo politico da molto tempo. Prima a livello di associazioni, gruppi, realtà che nascono dal basso; poi è diventato parte del programma elettorale con cui Matteo Lepore ha vinto le elezioni. Quindi era un percorso che aveva una certa storia.

Cosa differenzia Milano da Bologna?
Qui a Milano non avevamo un percorso simile, nel senso non c’erano state attività preparatorie di associazioni e gruppi né raccolta di firme. Non c’era stato un movimento che negli anni si era creato per richiedere questo tipo di provvedimento. Quindi siamo partiti con un ordine del giorno lo scorso anno che ha riaperto il dibattito sulle città 30. Negli anni precedenti, nonostante ci fossero stati dei momenti tra il 2016 e il 2017, nei quali il dibattito a livello di città era partito anche in Italia, non è stato più un tema di attualità. L’ordine del giorno di gennaio 2023 ha riaperto il dibattito sulle città 30. Dico dibattito perché penso a un confronto sano per superare tutto il mondo di pregiudizi che ancora avvolge l’idea della velocità in città.

Il sindaco Sala ha definito “impossibile” fare a Milano quello che si sta facendo a Bologna.
Quando dice “impossibile”, in realtà si riferisce al tema dei controlli, che in questo momento sarebbe impossibile fare a Milano come a Bologna, con un rilevatore della velocità e varie pattuglie per le strade, prima per rilevare la velocità e in caso per fare multe. Questo implica determinati impieghi di polizia locale che ad oggi sarebbe complicato garantire a Milano. Io non ho mai sentito il sindaco mettere in discussione l’idea che la riduzione della velocità in contesto urbano sia fondamentale.

Come farà Milano a trovare “la propria strada”?
Quando il sindaco dice “Milano deve trovare la propria strada” intende che in realtà ci sono tanti modi per fare una città 30. Si può fare come ha fatto Bologna che ha fatto un percorso di giunta, ha messo un certo tipo di controllo sulle strade, investendo sulla riduzione del traffico. Oppure ci si può arrivare facendo una serie di zone 30 che, quando le metti tutte insieme, di fatto si ottiene una città a 30 km/h. Quindi penso che la città 30 si possa fare anche a Milano e il percorso che è partito l’anno scorso serve per trovare il modello.

Il sindaco ha creato una task force di esperti sulla sicurezza stradale. Il capogruppo dei Verdi Tommaso Gorini ha detto ad Affaritaliani.it Milano che questi esperti servono ma non bastano, e che occorre creare un confronto continuo con la politica e i membri della consulta per la mobilità attiva Manca questo confronto?
Gli esperti non bastano da soli, non devono assorbire o sostituire l’azione politica. Il sindaco ha creato questa task force per dare indicazioni su come Milano potrebbe affrontare il tema della sicurezza stradale, soprattutto per le biciclette, ma non solo. La politica e le associazioni sono chiamate in causa, a fare proposte, progetti, sollecitazioni; dall’altro lato, un elemento in più non fa male sicuramente.

Città 30 non convince il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini che ha emanato una direttiva in cui abbassa il limite a 30 km/h solo in “aree sensibili e per motivi specifici”. Bloccherà la possibilità di creare città 30?
Questa direttiva nella sostanza pratica non ha impatto su quello che può fare un sindaco e Bologna ad esempio continuerà sulla sua strada. Non rende impossibile il percorso di città 30, mette paletti e controlli ma in sostanza Bologna continuerà a fare quello che sta facendo. Mi ha messo un po’ di tristezza questa direttiva. Mi sembra la negazione di anni di politiche, è un tentativo di difendere l’idea che il limite corretto sia sempre quello di 50 km/h. ma i dati dicono il contrario. È un documento solo simbolico secondo me.

I cittadini sono sensibili a questi temi? Sono pronti alla città 30?
I cittadini sono pronti. Come in tutte le cose in certi contesti emergono più i contrari e volte si ha la sensazione che siano più le persone che si oppongono. La città in realtà ha fatto un salto di qualità: ci sono tanti gruppi, comunità, giovani genitori con figli piccoli, tutto il mondo degli studenti, tutte le persone che hanno imparato a mettere in correlazione alcuni temi con la salute. Hanno visto come si vive in città che hanno fatto il salto di qualità e vogliono che anche Milano sia così. Queste comunità sono pronte e pretendono che ci sia un cambiamento.

Milano è una città sicura per i ciclisti? Com’è lo stato della mobilità sostenibile?
È possibile muoversi a Milano con la bicicletta in sicurezza. Stanno aumentando le persone che usano la bici. I numeri sull’utilizzo della pista ciclabile in Corso Buenos Aires dimostrano che c’è stato un aumento di persone che usano la bici su quel tratto, e si è passati dal 5 al 28 %. Mi piacerebbe tuttavia che andare in giro in bicicletta non richieda questo altissimo livello di attenzione. Oggi per andare in bici bisogna mantenere un livello di attenzione molto alto, più alto di chi guida un’automobile, e vale anche per i pedoni. Il senso del lavoro che ha chiesto il sindaco agli esperti è aumentare la sicurezza stradale.








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