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A tu per tu con il Maestro orafo Giovanni Raspini. L'intervista. FOTO
Giovanni Raspini

A tu per tu con il Maestro orafo Giovanni Raspini. L'intervista

“La bellezza salverà il Mondo”. Proprio a questa affermazione del principe Miškin nell’opera di Dostoevskij si deve essere ispirato il Maestro Giovanni Raspini per le sue creazioni. Idea, materia e lavoro sono le direttrici che Raspini, architetto e designer, sa declinare nei suoi gioielli in argento, progettati con l’amore dell’artista e realizzate con la dedizione dell’artigiano. “Ogni nostra creazione – sottolinea l’artista - è ideata, modellata, costruita e confezionata esclusivamente in azienda. Fatta a mano con grande cura e infinita passione. Il nostro lavoro è fatto di sfide continue, come d’altronde l’operazione della fusione a cera persa, tecnica antica di migliaia di anni. Un impegno di stile e concretezza che ci piace raccontare nelle boutique esclusive del brand, ove le nostre creazioni si confrontano con gli altri e l’incontro si fa moda.”

Sono quindici le città delle boutique monomarca aperte fino ad oggi, tra cui Milano, Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Verona, Monte Carlo e Londra. “Ragione, anima, inconscio”, ecco il gioiello di Giovanni Raspini. Il segno forte e naturalistico, non geometrico, la plasticità del progetto che rendono assolutamente uniche le creazioni del gioielliere toscano. Forma e armonia nella contemporaneità, eccellenza del lavoro che pesca dalla centenaria tradizione orafa aretina. Argento vivo da toccare, da indossare sulla pelle nuda. Argento dorato per dare luce e colore alla donna di Giovanni Raspini, una donna autentica, indipendente e sfrontata. Un’eccellenza che affonda le sue origini nelle botteghe rinascimentali e che Raspini, ha rilanciato attraverso il suo marchio, nato ad Arezzo nel 1972 e diventato in pochi anni celebre in tutto il mondo.

Maestro, come è nata la Giovanni Raspini?

Fin da piccolo ho sempre avuto una grande curiosità e passione per l'arte argentiera antica che mi è stata trasmessa dai miei genitori. Sono un collezionista di oreficerie medievali e antiche, in prevalenza toscane. Mi sono laureato in architettura e ho iniziato costruire case, a disegnare strade e a progettare aree urbane…Una base importante per la mia crescita professionale. Mi piace ricordare l’esperienza in Arabia Saudita dove ho lavorato dal 1976 al ‘78 come architetto in un cantiere di costruzioni stradali. Ricordo con emozione i cieli stellati meravigliosi. Un’Arabia agli inizi dello sviluppo, ma di una bellezza pura e selvaggia. Sono così passato dal macrocosmo delle grandi opere al microcosmo della bellezza preziosa, quella dei gioielli. Sono sempre stato affascinato dall’arte orafa, sia quella classica che quella contemporanea. La voglia di mettermi in gioco è stata la molla che mi ha spinto ad abbandonare il mio Studio di architettura e ad abbracciare l’arte orafa, creando il mio marchio. C’ è stato, in questo, un passaggio importante. All’inizio mi ero concentrato sulla produzione di oggetti di argenteria e poi, circa 35 anni fa, mi sono dedicato alla creazione di monili e gioielli in argento. Da argentiere a gioielliere. Oggi nella nostra “grande famiglia” abbiamo circa un centinaio di collaboratori, metà impiegati nella produzione e l’altra metà nei nostri negozi in Italia e all’estero, nell’amministrazione, nella logistica e nel marketing. Il mondo di Giovanni Raspini è una comunità fatta di persone unite dalla dedizione e l’amore per quello che fanno ogni giorno, professionisti che ricercano l’eccellenza traendo ispirazione dalla bellezza di una terra, la Toscana, centro di eccellenze creative.

Come nasce una Sua creazione?

Costruire un gioiello è come costruire una meravigliosa scultura in miniatura, equilibrata e perfetta in ogni sua parte. Vivo in una villa del ‘500 sulle colline di Arezzo dove ho costruito il mio atelier. Una sorta di laboratorio alchemico che mi dona la percezione del tempo e dello spazio. Qui, in quella che amo definire una Wunderkammer, una camera delle meraviglie, circondato dagli oggetti che adoro, insieme ai miei collaboratori, disegno e progetto le mie creazioni. Ogni singolo pezzo è fatto interamente e rigorosamente a mano. Mi piace muovermi tra le cere calde che prendono vita attraverso un confronto continuo tra sogno, idea, materia e lavoro. Alla base di tutto c’è l’idea creativa. Nasce così un disegno, un bozzetto che le sapienti mani degli artigiani trasformano, con l’aiuto del fuoco, in piccole sculture fatte di cera. Attraverso questi passaggi prende vita un modello unico che verrà utilizzato a sua volta per le successive fasi produttive. Così nasce un gioiello Giovanni Raspini. Nulla è scontato, tutto è un divenire. Dall’embrione alla nascita. La materia, l’argento in particolare, e la fusione a cera persa riescono ancora ad emozionarmi, a farmi sentire vivo. Creiamo gioielli grande impatto emotivo, grazie al fuoco e alla forza del metallo nobile. Questa fusione, che è una tecnica specializzata della nostra azienda, ci consente di creare proprio delle inedite forme che acquistano così valore, importanza e bellezza.

Vi ispirate spesso al mondo della natura e alle sue creature. Ne è un esempio la Sua ultima fatica “Il Giro del Mondo in ottanta gioielli”

È così. L’ispirazione è il frutto di quello che noi soprannominiamo il mondo animalier, elementi organici e naturalistici realizzati con la fusione a cera persa, per creare gioielli d'argento di grande impatto emotivo, grazie al fuoco e al nobile metallo. Una gioielleria che si esprime tra concept naturalistici e linee più essenziali, che esplora mondi figurativi e texture materiche. Ne è appunto un esempio la collezione “Il Giro del Mondo in ottanta gioielli”. Un viaggio affascinante alla ricerca del bello e della creatività senza confini. In questo senso ho assunto il ruolo di un nomade contemporaneo intento a far dialogare il concetto stilistico di gioiello e creazione orafa con l’identità più autentica di ogni luogo del mondo. Ottanta pezzi unici, ispirati ad elementi naturali e manufatti propri dei luoghi e delle culture dei cinque continenti, raccolti in trenta importanti parure, composte da collane, bracciali, anelli ed orecchini. Quale simbolo della mostra è stata scelta una grande mongolfiera-gioiello, realizzata in bronzo insieme agli scultori Lucio Minigrilli ed Erika Corsi. Il tema del viaggio, nell’arte e nella vita, è antico come l’infanzia del mondo. Molti racconti di viaggi metaforici e simbolici narrano in realtà l’incredibile percorso del genere umano. Anche questo è un viaggio concettuale. Sorvolando il globo terracqueo sulla mongolfiera, trovo ispirazione nella bellezza: dai molteplici elementi naturali, ai costumi culturali di popoli e genti, ai monumenti realizzati dall’uomo, per giungere al fascino eterno e luminoso delle gemme e dei metalli preziosi.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento significativo nel mondo dei gioielli. Che cosa ne pensa?

Ormai tutto sta cambiando. Rispetto ad un tempo la preziosità del gioiello contemporaneo non è più nel valore intrinseco del metallo o delle pietre, ma sta nell’idea, nel carattere, nell’identità del designer e del suo brand. L’incontro tra materiali preziosi e non, è la chiave di lettura del nostro tempo tanto dinamico quanto incerto, ma sicuramente affascinante. Ho gli occhi pieni di cose belle e voglio farne partecipe chi ama il mio mondo, chi condivide il mio entusiasmo. Il gioiello è anche poesia, perché la bellezza può offrirti ogni giorno il brivido della creazione.

Quale gioello nella Sua donna ideale?

L’anello è l’accessorio sicuramente più significativo e ricco di simbolismo. Rappresenta l’unione di una coppia, il legame tra due persone. Per quanto riguarda il polso si può indossare qualsiasi cosa, così come gli orecchini che “vanno e vengono”. Per una donna la collana invece è l’accessorio che la valorizza di più, che le dona vita, luce, bellezza. Parla, comunica. È l’oggetto che definisce ed esalta la bellezza femminile. Nella nostra ultima mostra diamo enfasi proprio alle collane, perché sono i gioielli più visibili.

Gli ultimi anni hanno visto una crescita importante della sua azienda, nonostante la pandemia e la guerra. Quale il suo segreto e come guardare al futuro?

Lavoro, sacrificio, ma soprattutto entusiasmo. È difficile provare questo sentimento di fronte alla morte, al dolore e alla sofferenza. Ma la voglia di fare, di creare, di scoprire, riescono a darmi la forza per andare avanti con spirito positivo e fiducia. Non mi siedo mai sugli allori, come un buon allenatore di calcio guardo subito alla sfida successiva. Mi piace ricordare la frase di un politico controverso come Giulio Andreotti che ripeteva sempre “alla fine tutto s'aggiusta”. È una frase che contiene un messaggio di ottimismo, di speranza. Dopo la pioggia viene sempre il sereno. La guerra è una parentesi drammatica, dolorosa, devastante. La lotta per i propri valori e per la propria libertà è un diritto assoluto. Penso che alla fine trionferà il bene, la pace, la voglia di ripartire e ricostruire. Questo è il mio augurio per i giovani e per il futuro.

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