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Milano-Cortina, Peruffo (Insostenibili Olimpiadi): "Perchè No a questi Giochi"

di Eleonora Bufoli

Storico attivista e alpinista, Alberto Peruffo è tra gli esponenti del Comitato Insostenibili Olimpiadi: “Speculazioni e sfruttamento dei territori”. Intervista

Milano-Cortina, Peruffo (Insostenibili Olimpiadi): “Perchè diciamo no a questi Giochi"

“Non siamo contrari alle Olimpiadi, vogliamo che siano sostenibili come dichiarato dalle intenzioni del Comitato organizzatore. Con la pista di Cortina non lo sono”. L’alpinista e attivista Alberto Peruffo ne è certo: le Olimpiadi Milano-Cortina che inizieranno tra due anni così come sono state progettate non sono sostenibili per i territori coinvolti e per i cittadini. Socio Cai, Club alpino italiano e di Mountain Wilderness, è tra i firmatari del manifesto CIO 2026, la sigla che trasforma quella del comitato olimpico internazionale in Comitato Insostenibili Olimpiadi. Si tratta di un movimento di associazioni ambientali, gruppi sociali e collettivi urbani, che unisce le esperienze diffuse a Milano e Cortine e si schiera contro le Olimpiadi invernali del 2026 in questi territori. L'intervista

Perché siete contrari al Giochi invernali che tra due anni si terranno tra Milano e Cortina?

Siamo contrari non ai Giochi di per sé ma a come sono stati organizzati. Le prime criticità emergono dalla gestione dei territori. Le Olimpiadi sono diventate come altre grandi opere delle operazioni per attrarre fondi e soldi, che vanno a finanziare opere spesso collaterali che non sono pertinenti. Inoltre, le Olimpiadi Milano-Cortina sono state pensate come diffuse tra i territori e questo crea di per sé una contraddizione molto forte. Si crea un cortocircuito tra città e montagna e si esportano le pratiche che si fanno in città anche in montagna. Milano è una grande città, Cortina un piccolo villaggio in origine di montagna e vogliono portare delle opere che non tengono in considerazione il cambiamento climatico.

Tra queste opere si riferisce alla pista da bob?

Sì. Costruire strutture pesanti e impattanti in montagna, come una pista da bob, non ha più senso ad oggi, perché non nevica più e c’è il rischio che non verranno utilizzate in futuro. Osteggiamo questa grande opera perché non ha più senso costruirla con il cambiamento climatico. Anche il Comitato Olimpico Internazionale ha detto che sono sufficienti le piste che ci sono già nelle Alpi, non occorre costruirne di nuove. Inoltre, queste opere diventano attrattori di fondi. Per fare la pista di bob di Cortina con il primo progetto eravamo arrivati a una spesa di 180 milioni di euro, comprese le opere collaterali. La pista di per sé si potrebbe fare con massimo 30 milioni di euro. Intorno ci sono soldi per finanziamenti collaterali che vanno a finire in mano ai grandi costruttori e finanzieri. Tutte le grandi associazioni ambientaliste italiane si sono espresse contro la pista da bob, sono superpartes e non sono schierate politicamente. Il Cai, Club Alpino Italiano, l’associazione culturale con più soci, Italia Nostra, Touring Club, WWF, Pro Natura. Si è espresso il CIO, il Coni, e gli unici che vogliono farla sono i politici, da Zaia a Salvini, e questo rappresenta una vera forma di arroganza e protagonismo politico.

Come vede le opere che si stanno costruendo a Milano?

Fanno parte della mancata sostenibilità di queste Olimpiadi. A cominciare dal villaggio olimpico di Milano, si tratta di opere di speculazione edilizia e di gentrificazione, che allontanano gli abitanti da zone che diventano appetibili. Sta accadendo a Milano e proprio qui sabato scorso è stata fatta una grande manifestazione dove si sottolineavano i problemi di carattere cittadino, la gentrificazione, la volontà di fare uno sport di élite, il rischio di mettere in dubbio l’accessibilità allo sport.

Lei è tra i firmatari del manifesto contro queste Olimpiadi, quali altri criticità ha sottolineato?

Nel manifesto ci sono anche criticità di carattere ambientale. Con la costruzione di grandi opere previste intacchiamo un patrimonio boschivo di 500 larici secolari. Tagliare questi alberi comporta il rischio di aumentare il dissesto idrogeologico, perché vengono tagliati in modo affrettato. Questi alberi non possono essere sostituiti da migliaia di piccoli alberi che vengono piantati solo per una semplice compensazione.

Le associazioni di esperti e conoscitori della montagna e dei territori sono state ascoltate dalle istituzioni?

Questo è un punto cruciale del manifesto. Le associazioni non sono mai state sentite. Il progetto non è mai stato pubblicamente illustrato ai cittadini com’era stato promesso. Non c’è stata una partecipazione da parte della comunità, perché hanno deciso i politici, chi ha il potere, i sindaci. La pista da bob è il simbolo di pratiche democratiche che non sono più messe in pratica nei territori. A Cortina esistono oltre alle leggi nazionali anche le Regole d’Ampezzo, che sono parte del diritto consuetudinario, tradizionale, derivante da secoli di storia, e che implica la partecipazione dei cittadini nella gestione e tutela dei boschi e del patrimonio naturale e collettivo.

Cosa avete fatto per sensibilizzare sull’esistenza di queste criticità? Come intendente continuare nella vostra protesta?

Abbiamo fatto già diverse cose. Abbiamo manifestato e portato alla discussione internazionale la pista da bob, anche davanti al CIO. I risultati ci sono, il dibattito è arrivato ad alti livelli. Inoltre, abbiamo scritto degli esposti importanti, l’ultimo l’ho consegnato io stesso ed è di carattere operativo, va a sottolineare il mancato rispetto dei requisiti da parte del progetto incaricato di tagliare il bosco. Mediante un’analisi di carattere giuridico abbiamo osservato che non sono stati seguiti dei requisiti. Stiamo lavorando su questo blocco giuridico per bloccare il cantiere. Speriamo che entro mercoledì le autorità intervengano e blocchino il cantiere. Se non lo fanno faremo un presidio lunedì alle 9, sarà una grande mobilitazione di massa e con la presenza dei nostri corpi cercheremo di ostacolare l’inizio del cantiere.

Cosa rappresentano le Olimpiadi per voi?

Le Olimpiadi sono sempre state un momento di libertà e di sport accessibile a tutti. Ora si rischia di trasformarle in sport di élite. Significa che può arrivarci sono chi ha coperture di un certo tipo. Inoltre, spesso trascuriamo lo sfruttamento degli stessi corpi degli atleti, sono tirati allo stremo, sottoposti ad allenamenti pesantissimi che distruggono gli stessi corpi. Le Olimpiadi viste come estremizzazione della competizione possono essere pericolose per l’immaginario collettivo. Si diventa tutti concorrenti allo stremo, solo per andare a tirare soldi e finanze. Devono tornare a essere espressione della libertà e dell’accessibilità dello sport.







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