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Milano
“Navigli affollati? Alibi per lockdown”. Il ristoratore: “Non c’era nessuno”

“Navigli pieni? Alibi per lockdown”. Il ristoratore: “Non c’era nessuno”

“È tutto surreale: chi mi vendeva la carne si è messo a vendere plexiglass, se voglio il pesce lo devo pagare subito, i fornitori ora non aspettano nemmeno 30 giorni”. Ha il tono di voce dello “sfogo” Vittorio Gucci, ristoratore di Milano, titolare del “Panino Ignorante Gourmet” in via Vigevano, a un tiro di schioppo dai quei Navigli al centro delle polemiche cittadine del weekend.

Folla accalcata? “Non è come viene descritta – dice Gucci –. È ovvio che se scatti una fotografia alle 18 vedi 200 persone, fra chi esce a portare a spasso il cane, chi va a correre, chi prende un gelato con i figli. Ma siamo un milione e mezzo solo di residenti, in realtà non c'era nessuno come non c'è nessuno in tutta Milano”.

“Volete delle prove?” insiste. “L'altro giorno abbiamo contato le macchine in via Vigevano dalle 4 del pomeriggio fino a mezzanotte: ne sono passate 37 di numero”. E se non bastasse “sabato ho fatto 200 euro di incasso”. Soldi a cui il ristoratore deve togliere “il 35 per cento per darli a Just Eat, Glovo, Deliveroo. Si sono accorti che l'unico modo per lavorare è il loro servizio e ci prendono a schiaffi, più del solito”. Da aggiungere “alla merce, più le tasse. Finisce che vai sotto. Le nostre attività le stanno rovinando”. E allora perché tanta confusione nel dibattito sui Navigli, con il sindaco Beppe Sala che dai sul suo profilo Instagram si è rivolto in maniera ferrea alla cittadinanza minacciando la chiusura? “Magari è un alibi” dice il ristoratore. “Vogliamo credere davvero che abbiamo 8mila contagi? Oppure sono 10, 20, 30, volte tanto?”. “Il sindaco minaccia la chiusura dei Navigli ma la vera domanda è a chi li stai chiudendo visto che non c'è nessuno”.

Non chiede aperture totali o un “liberi tutti!” il ristoratore che nell'ultima settimana è andato a far sentire la sua voce anche in televisione su reti Mediaset. “Riaprire per chi? Poi se non lavoriamo o se riapriamo per fare un bagno di sangue, il bagno rimane pur sempre nostro”. “Non sappiamo di che morte morire. Io sono del tutto contrario che il 18 maggio riaprano i ristoranti, per servire la cena al tavolo come se fossimo a un colloquio in carcere. A me spettano otto coperti guardando ai miei spazi, rispetto ai 50 che ho a disposizione normalmente. Come faccio?”.

Soluzioni? Tavolini all'esterno però “vietando la circolazione delle auto”. Oppure “fino al 31 dicembre mi sospendi tutte le spese che ho: affitto perché la proprietà vuole i soldi non appena ci fanno riaprire; luce e bollette; i dipendenti che tornano a carico mio. E allora ciò che incasso mi rimane, 'pulito', oppure non me la rischio a riaprire per andare sotto con le spese ogni mese”. “È questa la vera preoccupazione – dice Vittorio Gucci –: la fase 3”. Soldi, aiuti economici? Perché se è vero che le pmi lamentano da settimana scarsa attenzione nei loro confronti da parte del Governo, è altrettanto vero che il giudizio dato da associazioni di categoria e rappresentanti dei commercianti sui 25mila euro di prestito garantito dallo Stato inseriti nel Dl Liquidità, non è negativo. “Non sono arrivati a nessuno – taglia corto Gucci –. Io ho fatto la mia richiesta alla banca come è normale che venga fatta. Ma i tempi, l'istruttoria, il direttore di banca ha spiegato che non è così semplice come mi hanno detto in televisione. È inutile fare un decreto al mese se poi i soldi non arrivano. Devono rendersi conto che siamo disperati e non possiamo fare la spesa. Cosa succede se poi vado al supermercato e mi prendo la roba senza pagare?”

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