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Milano
“Noi, pontieri tra il sì e il no”: Referendum, il ruolo della Cgil di Milano
Massimo Bonini

di Fabio Massa

Massimo Bonini, segretario della Camera del Lavoro di Milano, è soddisfatto. Sotto la Madonnina è tutto un fiorire di documenti, dichiarazioni, eventi improntati alla massima “Dopo il 4 dicembre viene il 5”: “Siamo stati precursori - rivendica adesso con Affaritaliani.it Massimo Bonini - Ricordo le polemiche quando affittammo le sale. Ma era la strada giusta. Che cosa voto? No comment, chi sceglie di fare il pontiere deve essere coerente”. L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT

Segretario Bonini, dopo il 4 dicembre viene il 5. E ora lo dicono tutti.
Mi fa piacere. A sinistra si è finalmente capito che c’è il 5 dicembre dopo il 4. E che bisogna saper costruire un clima che porti al voto in modo positivo, che unisca e condivida e non che divida. Mi fa piacere poi che come Camera del Lavoro di Milano siamo arrivati per primi.

C’è stato chi vi ha criticato per aver affittato la sala ai sostenitori del Sì quando la Cgil è schierata con il No.
Me le ricordo, quelle polemiche. Il nostro era un tentativo, adesso condiviso da molti, di unire tutte le anime, di favorire il dialogo.

Secondo lei il 5 dicembre che cosa succede?
Il 5 dicembre dipende dall’esito del voto, ovviamente. La palla passerà in mano al presidente della Repubblica. Se vincesse il no Renzi dovrà fare delle scelte. Io credo che non si andrà al voto, ma è una mia valutazione personale.

La Cgil è molto schierata per il no. E a Milano?
Noi siamo nel contesto della Cgil. Abbiamo sostenuto il documento votato dal Cgil. Ma abbiamo lasciato libertà agli iscritti e ai dirigenti di esprimersi. E’ chiaro che la nostra organizzazione ha mille sfaccettature. Per questo a Milano abbiamo tentato di tenere insieme tutti quanti. La posizione della Cgil è per il no. Io ho portato avanti questa posizione. Ci riconosciamo nel documento nazionale, ma vogliamo nel territorio agire da pontieri. Le parti devono dialogare per forza.

Che cosa voterà lei?
No comment. Ma voglio motivare il no comment.

Prego.
Lo dico non per opportunismo, ma perché sta nella coerenza di questa impostazione. Abbiamo anime diverse, abbiamo dirigenti che votano sì e che votano no, iscritti che votano sì e che votano no. I toni sono fin troppo radicali. Il fatto di non volermi esprimere sta proprio nel ruolo di pontieri che ci siamo scelti.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it

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cgil milanoreferendum costituzionalemassimo bonini







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