Milano
Pacini (Pd) a Meghnagi: "Contro l'antisemitismo, ma questo non esclude una condanna dei crimini di guerra di Israele"
L'assessore del Municipio 1 commenta l'appello del presidente della Comunità ebraica di Milano: "Sono due anni che usano la scusa dell'antisemitismo per etichettare chi critica Israele". L'intervista

Lorenzo Pacini
Pacini (Pd) a Meghnagi: "Contro l'antisemitismo, ma questo non esclude una condanna dei crimini di guerra di Israele"
"Sono favorevole agli appelli contro l'antisemitismo, ma ciò non esclude che i candidati possano condannare con nettezza i crimini di guerra di Israele". L'assessore del Pd al Municipio 1 di Milano, Lorenzo Pacini, commenta così l'appello di Walker Meghnagi, presidente della Comunità Ebraica di Milano, che ha chiesto a tutti gli aspiranti sindaci in corsa alle prossime amministrative di prendere posizione contro l'antisemitismo. "Se la scusa, però, è quella di dire che chi critica Israele è antisemita, si fa un danno in primis alle comunità ebraiche", aggiunge Pacini, sottolineando che "sono tantissimi gli ebrei italiani che sono in contrasto con il governo di Israele e che criticano l'abuso del termine antisemitismo".
Pacini, un conto è l'antisemitismo, un altro la critica a Netanyahu?
Sono due piani diversi. Meghnagi vuole fare un appello? Benissimo. Ma sono due anni che usano la scusa dell'antisemitismo per etichettare chi critica Israele. Meghnagi è a capo di un'associazione che non rappresenta tutti gli ebrei. Ce ne sono tantissimi, la maggioranza, che stanno criticando fortemente Israele e portando avanti iniziative politiche in netto contrasto con le posizioni del governo di Netanyahu.
Vorrebbe una presa di posizione dai candidati, quantomeno quelli del centrosinistra?
Mi aspetto da tutti i cittadini italiani una presa di posizione, almeno di coscienza. Tanto più me lo aspetto da chi si candida a un ruolo pubblico. La questione non è più quella di stare con Israele o con la Palestina. Si deve scegliere tra l'umanità e un concetto per cui le vite umane non possono essere messe in discussione, oppure il suprematismo, l'odio razziale e l'uccisione indiscriminata di innocenti. Posso capire tutte le difficoltà degli italo-israeliani, ma oggi forse è più importante la difficoltà quotidiana di chi è sotto le bombe. Io, per quanto mi possa interessare la condizione di coscienza in cui si trova un italo-israeliano, sono francamente più preoccupato dalle condizioni devastanti a Gaza e dei familiari degli italo-palestinesi.
La destra, intanto, vi tira per la giacchetta e chiede al Pd di esprimersi sull'antisemitismo.
Dalla destra italiana non accettiamo lezioni sulla lotta all’antisemitismo. E comunque, alla destra non interessa il bene di Israele o degli ebrei in Italia, ma solo il suprematismo bianco contro la popolazione arabo-palestinese e musulmana. Se i palestinesi fossero bianchi e cristiani, sono sicuro che non si farebbero problemi a criticare Israele. Il punto è che la destra è suprematista. Non ama Israele, odia i musulmani.
Cosa si aspetta, invece, dalla comunità ebraica?
Da Meghnagi non mi aspetto niente. Mi aspetto invece dai tantissimi fratelli ebrei italiani e dalle tantissime sorelle ebree italiane quello che già sta succedendo oggi: una totale solidarietà e fraternizzazione a sostegno dei civili palestinesi.
Le manifestazioni e le continue tensioni con le forze dell'ordine rischiano di spostare il focus da quanto succede a Gaza?
Io penso che le manifestazioni di questi mesi siano servite a tenere sveglie e attive le coscienze di tante persone. La lotta politica di piazza è sempre faticosa, e viene sempre strumentalizzata, ma non bisogna cedere per questo o smettere. Bisogna essere certamente attenti, portare in piazza i valori e le battaglie giuste, ma è fondamentale continuare a farlo. Poi le strumentalizzazioni sono inevitabili da parte di chi ti contrasta. Oggi sta cambiando la narrazione su Gaza. Anche i media iniziano a raccontare la verità. E questo è grazie anche a chi ha manifestato in piazza in questi mesi.