Milano
Non nel mio cortile, anche quando si tratta di concerti
Polemiche per il concerto di Paky in uno spazio privato della sua Rozzano. Alla base delle critiche un po' di disinformazione e la consueta sindrome Nimby: non nel mio cortile. Il commento

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Non nel mio cortile, anche quando si tratta di concerti
Parlo per una volta della mia città, Rozzano. L'altra sera c'è stato un concerto di Paky. Paky è un cantante nato e vissuto a Rozzano. E' un tipo di musica, con un tipo di testi che non mi piace e non mi appartiene. Paky ha deciso di fare un concerto nella sua città, Rozzano appunto, e ha affittato uno spazio privato da un condominio privato. Quindi, senza alcun bisogno di concessioni da parte del Comune. Che però si è attivato per fare in modo che ci fossero forze dell'ordine eccetera. E' andato tutto bene? Sì, nel senso che non si sono evidenziate particolari criticità da un punto di vista di sicurezza. C'è stato casino, musica alta, disagio per i residenti? Sì, certo. C'è a chi non è piaciuto, perché non gradisce quel tipo di musica o perché pensa che non si dovesse fare là. Il che è legittimo. Così come è legittima l'opinione degli abitanti di San Siro che si lamentano quando Springsteen suona e purtroppo loro si devono sorbire il concerto come se l'avessero in salotto.
Ovviamente l'obiezione è che Paky non è Springsteen, ma qui si va nel gusto personale, e de gustibus non disputandum est, dei gusti non si discute, e quindi non lo facciamo: ognuno ha il suo. Ma c'è qualcosa però di più profondo in questa vicenda. C'è il fatto che il sindaco venga criticato perché avrebbe "consentito" questa cosa, come se un primo cittadino dovesse negare a un cantante l'uso peraltro di uno spazio che non è neppure della collettività. E quello spazio, per capirci, non era neppure delle case popolari, quindi di Aler, che è un ente pubblico, anch'esso messo sotto accusa per aver "autorizzato" la manifestazione.
Paky a Rozzano e la sindrome di Nimby
Purtroppo la gente non si informa e accusa ma alla base c'è sempre la pretesa che qualcosa non si faccia per una qualche ragione, perché apporta un fastidio, sia esso un cantiere, un ponte, un concerto, una buca, una deviazione di una linea di superficie: qualunque cosa. Dopodiché la cosa buona di un concerto è che dura un tempo limitato, e poi finisce. Se ti è piaciuto, te lo porti nel cuore. Se ti ha disturbato, dopo un po' le orecchie smettono di ronzare (fortunatamente).
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