Milano
Pd, nuovo segretario da Brescia? Ora la Leonessa vuole spazio. Inside

Dopo la vittoria elettorale ora Brescia reclama spazio nella partita del nuovo segretario lombardo del Pd. I nomi in corsa
di Fabio Massa
Il Pd guarda a Brescia. Fortemente. Disperatamente. E Brescia guarda al Pd. Del resto, la battuta di Del Bono, ubriaco di felicità dopo la vittoria al primo turno nella città della Leonessa, era una voce dal sen fuggita. "Il Pd dovrebbe imparare qualcosa", ha detto. Salvo poi rifugiarsi subito dopo nella ridotta dell'understatement bresciano, marchio di fabbrica. Minimizzare. Ma il segnale l'ha dato. E che significato ha? Grosso, soprattutto perché in ballo c'è il coordinamento regionale, sul quale presto o tardi i Dem dovranno arrivare a una decisione. Il posto di Alessandro Alfieri è in lizza, perché lui è diventato parlamentare, e dunque non può ricoprire il doppio incarico. Brescia è andata alla grande non solo in città, ma in tutti i luoghi della provincia dove si è votato. Eppure, Brescia - come aveva scritto Affaritaliani.it Milano - è stata anche un po' umiliata ai tempi della scelta della direzione nazionale. No a Bazoli (con quel cognome! oltre che con la sua abilità, quasi una sfida insensata alla Leonessa), addio a Galperti. Poi i "cugini" bergamaschi sempre sugli scudi: Maurizio Martina in primis, ma anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. E Brescia, sempre silente.
Inutile dire che gli inside di Affaritaliani.it Milano adesso raccontano di una città che vuole un risarcimento. Tra l'altro, un risarcimento che leverebbe anche una castagna dal fuoco ai dem, per adesso balcanizzati in tante correnti nessuna delle quali sa quali pesci pigliare. Nomi? Almeno uno di grande valore, e altri due molto validi a scaldarsi. Quello di cui si mormora è Michele Orlando, vicino a Martina ma unificante. Poi ci sarebbe il consigliere Girelli, o Miriam Cominelli, la più votata alle ultime elezioni, 37 anni, giovane: sarebbe un grande segnale per il partito.
Ma non c'è solo la via bresciana: si parla sempre di Sara Valmaggi, che attualmente è rientrata al lavoro a Rozzano, di Vinicio Peluffo, ex parlamentare con grandi competenze nelle telecomunicazioni, del segretario metropolitano Pietro Bussolati e del consigliere regionale Jacopo Scandella. Ma sono tutti nomi che aspettano le nuove fasi del partito. In questi giorni si decide, ad esempio, per la convocazione di un'assemblea. C'è una parte che vorrebbe farla immediatamente dopo i ballottaggi (tutto la parte che afferisce a Maurizio Martina). Un'altra parte invece che vorrebbe aspettare settembre (i pasdaran renziani anche oltre la volontà dello stesso Renzi, che non pare particolarmente interessato alla questione). Intanto si scalda Gentiloni: per Milano una vera e propria via d'uscita per i renziani rimasti senza leader. Se ci fosse lui, immediatamente il partito milanese potrebbe riunificarsi, rinunciando probabilmente a una via autonoma interna al partito. Se sarà una buona mossa o un'occasione sprecata, è tutto da vedere.
fabio.massa@affaritaliani.it