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Pd, Uguccioni a Letta: "Siamo degli alieni per i nostri stessi elettori"
Beatrice Uguccioni

Pd, Uguccioni a Letta: "Siamo degli alieni per i nostri stessi elettori"

Beatrice Uguccioni, esponente Pd e consigliera delegata alla Mobilitá e Infrastrutture della Città Metropolitana ha condiviso la sua lettera aperta al segretario nazionale Enrico Letta in risposta all'intervista che questi ha rilasciato al Corriere per delineare l'agenda del futuro del partito. Un contributo che Uguccioni ha trovato deludente.

Qui di seguito il testo integrale di Uguccioni

Caro Enrico, Gentile Segretario,

la misura è colma e qualcuno - con lealtà e coraggio - deve pur dirtelo prima che si precipiti ancora di più nel baratro della vacuità.

Ieri sulle pagine del Corriere della Sera ho letto le tue riflessioni, attratta in particolare dal titolo "Il Pd e l'agenda del futuro", nella speranza di leggere proposte e progetti rivolti alle persone.

E invece no! Ho letto solo un'analisi intimista e un tantino arrogante - permettimi - di quanto il nostro Partito sia migliore degli altri, sia più democratico e meno personalistico e di come sia responsabile. Non basta ripeterlo come un mantra perchè i nostri simpatizzanti, potenziali elettori ed elettrici tornino a votarci.

Perchè è evidente che non ci riconoscono più, dato che non ci facciamo capire e spesso sembriamo alieni rispetto a ciò che accade intorno a noi.

E infatti, mentre il mondo cade a pezzi - per citare una canzone - si continua imperterriti a parlare di questioni interne, spacciandole per confronto democratico, infischiandosene delle centinaia di migliaia di militanti, amministratrici e amministratori che quotidianamente sono sui territori con progetti e proposte. Perché, vedi caro Enrico, noi sui tanto citati (spesso a vanvera) territori ci siamo da sempre. Forse il troppo romanocentrismo fa perdere il contatto con la realtà. Ma si può recuperare, volendo.

Uguccioni a Letta: "Nel Pd decidono i militanti: ma quando mai?"

E poi basta con sta storia del Partito non personalistico in cui ci si confronta sempre. Per citare l'articolo "Da noi decidono i militanti". Ma quando mai? Forse i primi anni, forse con le primarie. Suvvia...togliamo anche questo velo di ipocrisia: il confronto avviene tra i capicorrente (peraltro tutti uomini....ma questa è un'altra storia) e poi a cascata ci si adegua. Nessuna novità. È avvenuto per le varie segreterie che si sono succedute, avviene per le candidature in Parlamento, avviene soprattutto quando non si devono raccogliere le preferenze.

E poi la leadership. Perchè mai dovremmo avere paura di utilizzare la parola leader? Il non ipotizzare che il proprio segretario sia proposto come premier è un chiaro segno di subalternità ed è anche per questo che non siamo in grado di rispondere ad una sconfitta politica così pesante.

Una donna o un uomo carismatico che faccia battere il cuore e appassionare non mi pare sia un aspetto negativo di un Partito. Anzi. Gandhi era decisamente un leader, così come Martin Luther King, Obama o in campo conservatore Merkel.

E sai perchè? Perchè la politica deve certamente parlare alla testa ma anche al cuore delle persone, deve appassionare con la sua idealità ma anche la sua concretezza. La politica deve essere empatia: le persone devono essere capite nelle loro difficoltà, non giudicate. E se sono loro a non ci capirci vuol dire che siamo noi che non ci sappiamo spiegare.

E ora veniamo alle proposte.

In un mondo del lavoro sempre più respingente soprattutto per giovani e donne, è necessario intervenire per sostenere, per esempio, chi non delocalizza le imprese e contrastare chi produce lavoro in nero o chi sfrutta la moltitudine di partite iva che, troppo spesso, altro non sono che lavoratori subordinati ma senza diritti (le norme ci sono basta applicarle); asili nido gratis non è uno slogan, è sostenere le donne che decidono di avere figli e legittimamente vogliono lavorare; così come trasporto pubblico locale potenziato e gratuito vuol dire contribuire alla salvaguardia ambientale, alla tutela della salute e alla protezione sociale.

Lo stesso vale per l'istruzione: non si può più avere una scuola impostata come 50 anni fa, ossia frontale e poco interattiva e per questo occorre investire non solo sulle strutture, il più delle volte fatiscenti (il bello anche degli spazi aiuta) ma soprattutto sulla formazione permanente degli insegnanti e sui loro stipendi.

Ci vogliono risorse? Certamente ed è solo questione di priorità.

E qui in Lombardia per le prossime regionali quali priorità vogliamo giocarci? Parliamone con i tanti amministratori e le tante amministratrici locali che conoscono e danno risposte concrete ai bisogni delle persone in carne ed ossa.

Beatrice Uguccioni

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