Pinocchio/ I call center, Shulz e l'Europa (che sembra l'Italia)

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C'era una volta il Call-center. Ve lo ricordate? Tutti a lamentarsi di quanto sia brutto lavorare per il call-center. Tutti a dire che è un lavoro alienante, che non si dovrebbe fare, eccetera eccetera. Ma nelle aziende di call center ci lavorano centinaia di persone. E portano a casa uno stipendio. Molto spesso, in queste aziende, vigono i contratti a tempo indeterminato, dopo la grande deregulation dell'inizio, quando erano tutti interinali, o a chiamata. Adesso sta avvenendo un fenomeno alquanto inquietante: i call center finiscono all'estero. Così, si producono tre effetti: il primo è che quando ti chiamano non ci capisci niente. E se non ci capisco niente io, figurati la comunicazione con mia nonna di 87 anni come può essere. Il secondo effetto è che gli imprenditori risparmiano bei soldi. Il terzo effetto è che tutti gli italiani se ne vanno a casa, ad ingrossare le fila dei disoccupati. Questa, spiace dirlo, è l'Europa. L'Europa che non riesce neppure a capire che laddove la lingua madre è fondamentale, delocalizzare dovrebbe essere vietato. Poi si lamentano che è una istituzione senza più vergogna. Il capo Junker, quello che doveva essere il punto di mediazione più alto del continente, il più saggio, ha pensato bene di insultare Trump anche dopo la sua elezione. Non sa neppure che cosa sia la ragion politica. Schulz, quello che si beccò del Kapò da Berlusconi, dopo una carriera all'Europarlamento, oggi capo dell'Eurocamera, se ne torna a casa per partecipare alle elezioni e sfidare la Merkel. La verità è che quando guardo all'Europa mi sembra di vedere l'Italia. Tutti a parlare del referendum e nessuno a parlare dei problemi reali. Intanto, i sindacati in Lombardia sono in allarme: 1000 posti sono a rischio. Uno su cinque. Forse è ora di svegliarsi. Perché dopo il 4 dicembre c'è il 5 dicembre. Se ci si arriva.