Pinocchio/La politica ai tempi di Facebook: tante parole, poche risposte - Affaritaliani.it

Milano

Pinocchio/La politica ai tempi di Facebook: tante parole, poche risposte

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C’era una volta un Paese nel quale i politici si facevano fare le domande anche se raramente davano risposte che fossero convincenti. Quello di cui voglio parlare oggi sono i social network nel dibattito politico. Intendiamoci: io scrivo per un giornale online, Affaritaliani.it pagina Milano, e quindi non sono certo un reazionario codino tradizionalista, che pensa che l’unica cosa decente sia la carta stampata o il ciclostile. Vivo stabilmente nella rivoluzione informatica da almeno 20 anni, quindi rivendico il diritto di poter dire che oggi un politico lungimirante utilizza i mezzi di informazione del terzo millennio, ma con criteri di saggezza che non hanno tempo. E soprattutto senza scorciatoie. Quindi mi fanno molto innervosire quei politici (e purtroppo ne vedo anche nella campagna per le primarie di Milano) che invece di fare interviste, farsi fare domande da chi è pagato per farle (i giornalisti), dover mettere alla prova i propri convincimenti, ecco, mi innervosiscono quei politici che pensano che fare politica sia mettere un paio di post al giorno su Facebook. Come se Facebook bastasse a coprire la realtà. Come se Facebook fosse la realtà intera e non un pezzetto di quella virtuale. Ricordo un film nel quale si diceva che in fondo i giornali dopo un giorno sono buoni per incartarci il pesce, e - aggiungo io - gli online finiscono negli archivi con la velocità della luce e dei bit, ma, diceva sempre quel film, alla fine la gente sa che cosa è vero e che cosa è falso, ne avverte la forza. Ecco, alla stessa maniera, magari inconsapevole, la gente sa se vai su Facebook per veicolare parte del tuo messaggio o perché ti vuoi nascondere. E’ il motivo per il quale, nel passato, chi spese milioni per sfondare sui social alla fine perse le elezioni: semplicemente, non dava risposta alle domande. Nè dei giornalisti né, e questa è la cosa più grave, dei cittadini.








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