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Milano
Poker del Pd domenica a Milano. Parisi e Lista Maroni, questione firme
Regione Lombardia

di Fabio Massa

Ormai le macchine sono avviate. Il centrosinistra è galvanizzato dalla rinuncia di Roberto Maroni. La Lombardia è data per contendibile, anche se il centrodestra insiste sull'evenienza favorevole dell'election day. Intanto, domenica saranno insieme su un palco Beppe Sala, Giorgio Gori, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Un primo poker d'assi per una campagna ad alto tasso di rischio (quella nazionale più di quella regionale, a questo punto). Il 22 gennaio il futuro capolista del Pd Pietro Bussolati insieme a Delrio e Sala presenta la sua candidatura in un luogo iconico della sinistra, l'Elfo Puccini. Ma non c'è solo questo che "macina" sotto la superficie. C'è anche un grande lavoro degli uffici. Quisquilie, per l'elettore comune. Una questione di vita o di morte per altri. Per Stefano Parisi, ad esempio, si è aperto un contenzioso negli uffici. La norma infatti dice che scatta l'obbligo di firma se non c'è un gruppo costituito entro la convocazione dei comizi elettorali. E nel momento in cui c'è stata la convocazione, il gruppo composto da Nava e Piazza, effettivamente rimandava al nome di Parisi. Poi invece, con una mossa abile di Mariastella Gelmini, i tre sono tornati in Forza Italia. Ma il diritto acquisito, secondo gli esperti di Parisi, sarebbe rimasto. Si vedrà, in punta di diritto, anche se pare non ci siano precedenti in Italia. Per quanto riguarda invece il gruppo della Lista Maroni, mancando Maroni, dovrà necessariamente ridenominarsi. E Attilio Fontana potrebbe voler lanciare - se sarà lui - una lista del presidente. Anche in questo caso sono gli uffici del consiglio regionale a lavorare sui pareri: sarà solo il cambio di denominazione oppure c'è un divieto, una questione ostativa, che impedirebbe al nuovo candidato presidente di avere una sua formazione (ammesso che la voglia)? Le scommesse sono aperte.

fabio.massa@affaritaliani.it

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