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Milano
Politica e cultura: una alleanza per un nuovo umanesimo di massa

A proposito di campagna elettorale per l'elezione del Primo Cittadino di questa città, per dare una svolta e un segno forte di buona politica e illuminata gestione della cosa pubblica, un aspirante sindaco dovrebbe affrontare con coraggio le tematiche più difficili e scomode.

Penso al Piano sugli scali ferroviari, al futuro delle aree ex caserme, all’inquinamento, alla tutela del territorio, alla mobilità e al sistema dei trasporti di Milano e della città metropolitana.

Avere la forza e la determinazione, per esempio, di costituire una commissione di comprovata e integerrima competenza, capace di esprimere una visione d'insieme per il bene della città. Un gruppo composto da urbanisti, architetti, archeologici, pensatori, filosofi, paesaggisti, ingegneri – soprattutto ingegneri idraulici, assenti probabilmente quando la piccola chiusa del Ticinello, a monte del ponte cinquecentesco appena riscoperto, è stata smantellata e sostituita a valle da uno sgrigliatore, causando la prevedibile immersione delle luci del ponte, fino alla chiave di volta - e semplici cittadini (molti cittadini) alla quale affidare il compito di progettare e valutare la Milano del futuro. Più ecologica, più sostenibile, più innovativa, più rispettosa della sua storia e identità, e dei suoi abitanti. Sappiamo bene che sugli scali ferroviari e la Perrucchetti incombe un numero di metri cubi di cemento che solo scriverli fa rabbrividire.

Bisogna riflettere sul destino e sull'impronta che vogliamo dare alla nostra città. Sono stati chiesti negli ignorati Referendum del 2011 - fra le tante cose - più alberi, più verde. Ad oggi, come tutta risposta, più che piantarli sono stati spesso abbattuti. Se ai politici spetta il dovere di rispondere e governare per nostro conto - non dimentichiamolo mai - a noi cittadini spetta l'onere e il compito di vigilare e proporre, non di lamentarci e subire.

Nell’ottica della proposta, è sempre più urgente che tutti i candidati prendano coscienza, una volta per tutte, del valore rappresentato dal Patrimonio culturale di questa città - così come il Ministero dei Beni Culturali sta indicando per l’Italia, con confortante chiarezza e rinnovato e competente impegno – da considerarsi come una risorsa nella costruzione di una nuova identità cittadina, nella creazione di nuovi posti di lavoro, così come nel rilancio dell’economia. I Beni culturali, fino ad oggi trattati come Cenerentola e illustri assenti nei punti programmatici di tutti gli aspiranti sindaci, sono un cardine imprescindibile sul quale costruire il nuovo umanesimo di Milano, un vivaio dove sperimentare e definirne il ruolo in Italia, in Europa e nel mondo.

Giuliano Volpe, Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici, nel suo libro Patrimonio al futuro. Un Manifesto per i Beni Culturali e del Paesaggio, scrive che “per valorizzare il patrimonio culturale è indispensabile creare un'alleanza con i cittadini”. La stessa che la politica dovrebbe ricostruire con il popolo italiano, reduce da decenni di disaffezione e disillusione.


Il Patrimonio culturale è alla base della nostra identità di cittadini. Sempre prendendo le parole di Volpe “può e deve essere uno strumento di crescita della democrazia”. In definitiva può contribuire “alla costruzione di un progetto locale e di una coscienza di luogo, nonché all’elaborazione di nuove forme di sviluppo durevole e sostenibile”.

Ieri c’è stata la Giornata Aperta dei Musei. Solo al Castello Sforzesco si sono registrati oltre 9mila ingressi. Un record che ha battuto quello di 6800 visitatori registrato una domenica estiva, durante i mesi di Expo. Normalmente gli ingressi giornalieri sono solo 800 per 4mila euro di incassi.

C'erano numerose famiglie con bambini. Un esercito di giovani ai quali questa iniziativa - idea felice e lungimirante del Ministro Franceschini al quale dobbiamo la coraggiosa riforma in corso - ha regalato una giornata d'immersione nella cultura, da ricordare. Un’esperienza che molti di loro replicheranno, ogni prima domenica del mese. Per scoprire la loro storia. Per immergersi nella bellezza. Per frequentare luoghi da loro sempre disertati. Per capire dove vogliono dirigersi. Questo e molto altro mi hanno confidato i ragazzi che andavo intervistando fra le sale, per tastare il polso della situazione, registrare commenti, accogliere consigli – uno su tutti le didascalie, anche quando presenti non spiegano nulla! - per comprendere soprattutto la natura di un fenomeno che dovrebbe essere la normalità, non l’eccezione.

Chiunque sarà sindaco di Milano deve dimostrare fin da adesso di avere contezza del valore della conoscenza intesa come elemento ontologico e fondativo della sua e della nostra identità.

Perché sapere è conoscere. Conoscere è essere liberi. E la libertà permette di poter sceglierecon consapevolezza per il bene di tutti. Soprattutto delle nuove generazioni, i cittadini del futuro.

Manuela Alessandra Filippi

www.cittanascostamilano.it

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politicaculturaumanesimo







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