Milano
Post Expo, Brexit, nuove culture: dove vuole andare Milano
Presentato il rapporto sulla città di Milano 2016, curato dalla fondazione Ambrosianeum. Una fotografia della realtà attuale ed una bussola per le scelte future
"Una fotografia della realta' della nostra citta' che fornisce idee per affrontare e risolvere i tanti problemi che interessano Milano". Così il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, nel corso del suo intervento introduttivo, ha spiegato questo pomeriggio l'essenza del Rapporto sulla citta' di Milano 2016 curato dalla Fondazione Ambrosianeum e presentato in occasione dei primi 70 anni della Fondazione stessa. Nomi nuovi per un'ambrosianita' che cresce e si trasforma: coworking, social street, associazionismo etnico. Ancora: start up, incubatori, knowledge-economy. In una Milano resa piu' forte dall'Expo, il rapporto (che per l'edizione 2016 si intitola 'Idee, cultura, immaginazione e la Citta' metropolitana decolla') sceglie di indagare fenomeni culturali emergenti, intesi come segnali sintomatici di un cambiamento forte, e di offrire, come ricorda il presidente della Fondazione Ambrosianeum, Marco Garzonio, "dopo 70 anni una bussola per ritrovarsi e partire, nella citta' nel Paese, nell'Europa".
Di fronte alla svolta epocale in atto, come i possibili effetti che possono provocare su scala continentale gli esiti della Brexit, la posta in gioco e' alta: immaginare la Milano del futuro nella sua naturale posizione di leadership e orientarne scelte e politiche. E il Rapporto sulla citta' della Fondazione Ambrosianeum si propone come una bussola da cui partire e farsi guidare.
Marco Garzonio, ricordando l’imminente 70esimo della Fondazione Ambrosianeum, ha sottolineato il fatto che “nel 1946, come oggi, siamo di fronte a una ripartenza, allora dopo la guerra, ora dopo la crisi”, e ha sottolineato come “con la nuova Amministrazione Milano ha l’occasione di riprendere in mano il governo del territorio e la governance della città metropolitana tenendo il tiro il più alto possibile”. Per fare questo, però, serve “la capacità di sognare: spero che dal lavoro di Sala insieme al Governo dopo la Brexit escano nuove opportunità per Milano: magari diventeremo sede di agenzie, ma perché il vantaggio di Milano sia reale non servono solo uffici: servono le idee, serve un progetto di città, serve la città dell’uomo’ di Giuseppe Lazzati”. Quanto al terrorismo, la ricetta di Garzonio è “non cavalcare la paura: i problemi sono gravi, ma si possono risolvere solo risolvendo le questioni sociali aperte. Il terrorismo si sconfigge con la polizia e l’intelligence, certo, ma si sconfigge anche con la cultura”.

Giuseppe Guzzetti ha spaziato tra i tanti progetti con cui Fondazione Cariplo ha spesso sopperito alle carenze di finanziamenti pubblici, con un totale di oltre 2 miliardi di finanziamenti a circa 30mila progetti in 25 anni di attività, 984 milioni dei quali destinati a 10.212 progetti di ambito culturale, quasi la metà dei quali (500 milioni di euro) concentrati a Milano. Il perché di questa concentrazione è presto detto: “Milano ha luoghi della cultura che esistono solo qui: La Scala, Palazzo Reale (25 milioni di finanziamento), il Castello Sforzesco (26 milioni), l’Ambrosiana, il Piccolo teatro, la Verdi”. Ampio spazio anche all’iniziativa dei Distretti Culturali, nata nel 2005 con 20 milioni di finanziamento, presto diventati 50 grazie al coinvolgimento di Camere di Commercio ed enti territoriali. A livello milanese Guzzetti ha ricordato la necessità di “ampliare il dibattito culturale” e di “perseguire uno sviluppo sostenibile”, sottolineando il bisogno di “bloccare l’occupazione delle poche aree libere, creando modalità diverse di edilizia abitativa sul territorio”. Da qui alla costruzione degli 800 alloggi di edilizia sociale finanziati da Fondazione Cariplo e al problema delle periferie il passo è stato breve: “Portare le periferie in piazza Duomo è uno slogan valido” ha aggiunto, citando i progetti sulle biblioteche, sull’ex Ansaldo, sulle aree abbandonate di montagna, e sulla necessità di portare il terzo settore in condizioni di sostenibilità, e di sostenere “una cultura che dia lavoro e occupazione, com’è accaduto, appunto, coi distretti culturali”. Guzzetti ha concluso con un richiamo forte a due concetti ampiamente presenti nel Rapporto: “il richiamo ai beni comuni e alle comunità, autentiche parole chiave per il futuro della cultura, accanto alla partecipazione dal basso”.
Giacomo Vaciago, docente di economia mnentaria, ha focalizzato il suo intervento sulla città metropolitana, parlando di “invecchiamento drammatico della popolazione, dato che la percentuale di vecchi e gli anni di vita attesi oltre i 50 continuano a crescere, il che cambia radicalmente il modo di pensare la città”. Una nota polemica ha riguardato “l’avversione tutta italiana, e dovuta all’eredità del fascismo, per le politiche demografiche: la Francia, che non è certo un Paese di destra, attua politiche demografiche, là il terzo figlio – quello che accresce la popolazione – è in pratica un omaggio dello Stato. Qui avremo un grosso buco demografico, tutto il mondo lo sa tranne noi”. Vaciago ha anche stigmatizzato “la stranezza di un Paese dove il mandato di sindaco vale 5 più 5 anni, e in 10 anni di cose se ne fanno, mentre i governi sono ‘a giornata’. Helmut Kohl, che nessuno ha mai chiamato dittatore, in Germania è stato cancelliere per 16 anni: in quell’intervallo noi abbiamo avuto 13 governi”.
Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario ai Beni e alle Attività culturali e Turismo, ha insistito sul tema della centralità della cultura: “Il Rapporto sulla città della Fondazione Ambrosianeum offre un contributo fondamentale per chi amministra e vuole trarre indicazioni per una buona politica. Nelle ricette che vengono indicate per Milano ci sono molte sovrapposizioni con l’azione di questo governo, tra cui la centralità della cultura. Proprio la cultura è un collante fondamentale per tenere unite le varie anime e dimensioni di una città, e per far crescere la consapevolezza e il senso di appartenenza dei cittadini”.
Rosangela Lodigiani, curatrice del rapporto, ha riassunto lo spirito del rapporto Ambrosianeum con queste parole: “E’ vero che la socialità di Milano è in crisi, ma c’è sete di legami nuovi, c’è una grande voglia di connessione”. Quanto ai nuovi fenomeni culturali citati dal Rapporto 2016, “sono, certo, a livello embrionale, ma la loro forza è produrre innovazione dentro la città. E su questo fronte Milano è più che mai una locomotiva per il Paese”. Certo, i problemi non mancano: “Viviamo criticità forti, ma la nostra resta una città aperta – ha concluso Lodigiani – con un ruolo da recuperare e da rilanciare: il futuro è capire, immaginare, fare cultura. Ci vuole il coraggio delle idee”:
A margine dell’incontro il vicesindaco Anna Scavuzzo: “Il senso di questo Rapporto Ambrosianeum è il tenere insieme le aspirazioni ‘alte’ di Milano con gli aspetti della quotidianità delle persone comuni. Milano non ha mai perso la sua anima. La città non vive a due velocità ma deve vincere su entrambi i piani”.