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Riforma della Giustizia e prescrizione infinita: una misura inutile e dannosa

Riforma della Giustizia e prescrizione infinita: una misura inutile e dannosa

Cosa intende fare il Partito Democratico (ma anche Italia Viva) sulla riforma della Giustizia proposta dal ministro Bonafede? La domanda l’ha pubblicamente posta lo stesso Bonafede dalle pagine di Repubblica di ieri: la risposta non può essere dunque procrastinata, e neppure ambigua, come ha ammonito il ministro pentastellato, invitando i democratici a non comportarsi come la Lega “che ha fatto di tutto per bloccare la mia riforma”. Il governo giallorosso, a partire dalla sua nascita, ha fatto pochino sui temi della Giustizia, e ne ha parlato ancora meno: gli unici due provvedimenti che sono espressione di un’azione politica in materia criminale sono le modifiche al sistema penale tributario e la soppressione dello “scudo penale”, rispetto a responsabilità in materia ambientale derivanti dalle precedenti gestioni, per i nuovi amministratori di Ilva chiamati all’attuazione del piano di risanamento. Entrambi i provvedimenti hanno una matrice culturale comune, che personalmente mi trova in totale disaccordo: privilegiare la sanzione detentiva – come simbolo, prima ancora che come soluzione del problema – piuttosto che l’incentivazione all’eliminazione dei pregiudizi causati dagli illeciti.

Secondo me quello del Governo è un approccio che non servirà al bene comune: qualche condanna esemplare (se arriverà…) non arricchirà le casse dello Stato (anzi, le prosciugherà perché i processi saranno di più e anche più impegnativi) e non favorirà lungimiranti politiche economiche e ambientali. Al contrario, sul fronte della lotta all’inquinamento ci vogliono soluzioni giuridiche che premino chi ha il coraggio di mettersi in gioco decidendo di fare seriamente impresa in settori dove il rischio ambientale esiste in quanto tale, perché insito in un’attività industriale che comunque genera lavoro (molto di più dei sistemi di produzione e scambio basati su tecnologie digitali) e crescita economica. In materia fiscale, abbiamo bisogno di proposte che incentivino tutti a non sottrarsi al pagamento delle imposte: a partire da equità nell’individuazione delle tasse e delle aliquote (che potrebbero progressivamente ridursi, ad esempio, in proporzione all’offerta di posti di lavoro da parte del contribuente), chiarezza delle leggi, qualità e rapidità della giurisdizione, e forme premiali – non impunità - per chi decide di regolarizzare la propria posizione fiscale pagando il dovuto per evitare un processo.

Ma la partita vera, sul fronte del sistema giudiziario, ruota intorno all’entrata in vigore della “prescrizione infinita”, che incombe in modo preoccupante (per chi veramente si occupa di Giustizia, e ne conosce i reali problemi) sulla testa dei cittadini a partire dall’inizio del 2020. Dubito, purtroppo, che il Partito Democratico – dopo che Andrea Orlando, nei mesi scorsi, aveva aperto a un rinvio dell’operatività della norma – abbia oggi la forza per mettere in discussione quello che è uno storico cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, come del resto dimostrano le parole di ieri di Bonafede. Anche Renzi sembra voler evitare il ritorno alle elezioni, e quindi non credo che ergerà un muro contro l’avanzata dei “processi infiniti”.

Ho la netta sensazione che siano altre le priorità sulle quali le forze di maggioranza possono provare a trovare convergenze se vogliono andare avanti a governare. Spero di  sbagliarmi, perché la prescrizione infinita – che si tradurrà in processi infiniti - è una misura per me inaccettabile, dal punto di vista culturale, ma soprattutto inutile e dannosa: tutti quelli che conoscono la realtà del sistema giudiziario sanno che ha bisogno di molte cose, ma non di questa modifica, perchè finirà solo – come ho già avuto modo di scrivere più volte – per aumentare in modo molto significativo le cause per reati minori, che non faranno altro che intasare i ruoli a discapito dei processi dove si discute delle vere esigenze di tutela dei diritti, individuali e collettivi.

Ma non è tutto. Quali sono le misure che il Ministro Bonafede ha proposto agli alleati per ridurre i tempi dei processi, e far così digerire la prescrizione infinita? Non mi sembra ci sia molta trasparenza su questo punto. Io credo che se la ricetta è quella di limitare le garanzie difensive (ad esempio eliminando di fatto un grado giudizio), invece di proporre investimenti diretti alla qualificazione dei protagonisti e degli strumenti della giurisdizione, e ampliamenti di misure intelligentemente deflattive - che consentano di contemperare in modo equilibrato il rispetto dei diritti degli imputati con le aspettative di giustizia delle vittime - anche il più cinico fautore della realpolitik, se ha a cuore il bene comune, dovrebbe accettare il rischio politico di far saltare subito il tavolo.    

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