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Scalo Romana. Le strane smentite di Lebruto e Sistemi Urbani

Scalo Romana. Le strane smentite di Lebruto e Sistemi Urbani

Dopo settimane di rumors ora è ufficiale: l'ex scalo ferroviario di Porta Romana è stato vinto da Coima di Manfredi Catella in cordata con Covivio e Prada. Lo ha annunciato nella mattina dell'11 novembre il gruppo Ferrovie dello Stato. Che “chiude” quindi la partita su una delle aree milanesi più importanti per il futuro sviluppo della città: circa 20 ettari che ospiteranno il Villaggio Olimpico per i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026. Da convertire dopo la manifestazione a cinque cerchi in social housing e student housing. Affaritaliani.it Milano aveva anticipato l'esito della procedura di vendita pubblica già il 20 ottobre. Parlando di una sola offerta in campo – quella degli odierni vincitori. E poi a inizio novembre, quantificando l'offerta presentata dagli attuali “teodofori” delle Olimpiadi (almeno per quanto riguarda gli aspetti urbanistici e immobiliari), in 180 milioni di euro. Cifra confermata oggi da Ferrovie dello Stato.

Non si capisce allora perché di fronte a queste notizie Fs Sistemi Urbani – la controllata del gruppo che si è occupa della procedura di vendita di scalo romana, come degli altri ex scali dismessi di Milano – abbia sentito il bisogno di smentire, dopo essersi rifiutata di replicare a questo giornale: il 21 ottobre l'amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani, Umberto Lebruto, in audizione dalla Commissione urbanistica del Comune di Milano, ha smentito gli articoli di stampa che dipingevano una gara per la vendita dello scalo a cui partecipa un solo offerente.
“Non è così – ha detto Lebruto in quell'occasione – la gara è ancora in corso ma posso dire che abbiamo una competizione viva e lo vedrete tra qualche giorno”.

Nella nota odierna con cui viene annunciato l'esito si legge invece che “nell’arco di nove mesi la gara ha visto l’attiva partecipazione di circa 20 dei maggiori operatori italiani e internazionali del settore e la presentazione di sette offerte non vincolanti”. E che l'offerta da 180 milioni è un “valore di poco superiore alla media delle precedenti offerte non vincolanti”. Nel comunicato si parla di offerte non vincolanti – sette in totale – quelle il cui limite era stato fissato per la fine di luglio e a cui Affaritaliani.it Milano ha dato ampio spazio [https://www.affaritaliani.it/milano/l-importante-partecipare-corsa-a-sette-su-scalo-romana-695542.html?refresh_ce]. C'è però una seconda fase di cui Sistemi Urbani non fa menzione. Il secondo e definitivo step della gara. Quello fissato per il 31 ottobre, data entro la quale i concorrenti avrebbero dovuto depositare l'offerta (questa volta vincolante) in busta chiusa da un notaio. Veniva anche prevista una fase di asta a rilanci nel caso in cui tra l’offerta più alta e una o più delle altre offerte ci fosse stato uno scarto compreso entro il 20 per cento. Non è avvenuto. Per il semplice motivo che chi si era presentato a luglio ha ritenuto – per i propri motivi – di non farlo nella fase decisiva di ottobre. Tutti tranne uno: proprio la cordata composta da Prada, Covivio e Coima. Capeggiati da uno dei massimi esponenti del settore immobiliare milanese, Manfredi Catella. Non c'è da preoccuparsi – assicurano ai piani alti della Lombardia e di Milano – perché lui è uno “di cui ci si può fidare”, “il migliore nel suo campo” che “finisce sempre quello che inizia”. Ciò di cui c'è da dubitare, almeno da oggi in poi, sono le smentite di Fs Sistemi Urbani e dei suoi manager piccati dal trapelare di notizie sulla stampa.

 

Francesco Floris/Fabio Massa

frafloris89@gmail.com

fabio.massa@affaritaliani.it

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    scalo romanasistemi urbanilebruto







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