Milano
Scola: "Ospitare i profughi nelle case Aler"

L'arcivescovo milanese Angelo Scola chiede un incontro con Comune e Regione, con l’obiettivo di "sciogliere il nodo" delle assegnazioni erp per destinare gli alloggi di Aler a sfrattati e profughi. "Sarebbe un segno importante per Milano, un piccolo segno rispetto al bisogno ma un segno”. Tema, quello degli alloggi in deroga, su cui nei mesi scorsi si era incardinata una polemica fra l'assessore al Demanio Daniela Benelli e il governatore e gli assessorio di Regione Lombardia. "Vista l'emergenza abitativa molto forte in molti quartieri di Milano come consiglio episcopale diocesano prendemmo la decisione di destinare un milione di euro dell'8 per mille e con una intesa con Comune e Regione risistemare appartamenti dell'Aler di metratura contenuta per poter rispondere a questo bisogno. Dopo un anno la cosa non va avanti. Mi dicono di una difficoltà fra le istituzioni e forse può dipendere anche da motivi tecnici che non conosco, però sarebbe importante che il nodo si sciogliesse. Noi non vogliamo tenere fermi questi soldi: i bisogni sono tanti, mi sembra giusto sia da parte nostra sia del Comune e Regione che ci si incontri per sciogliere questo nodo. Noi siamo in attesa” commenta Scola.
Ma l’arcivescovo invita poi a distribuire i profughi e i rifugiati politici "in piccoli gruppi in ogni parrocchia" della Diocesi ambrosiana, in appartamenti o strutture liberi delle parrocchie e degli istituti religiosi ."E' la scelta più intelligente per mettere ordine a un fenomeno che ormai è strutturale: piccoli numeri all'interno di ogni singola realtà di paese". L'idea del coinvolgimento di tutte le parrocchie ambrosiane è stata presentata dal direttore e dal vicedirettore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo e Luciano Gualzetti, e fatta propria da Scola. "Milano è una metropoli. Senza fare odiosi confronti con altre città italiane, compresa Roma - sostiene Scola -, sono certamente tanti i segni di risveglio. Non dobbiamo pesare con il bilancino quanto Expo sia causa di questo. Certamente ha dei meriti e anche i suoi limiti, ma se come cittadini milanesi non prendiamo coscienza di questa nuova responsabilità che ce ne viene, per il Paese, per l'Europa e per il mondo, questi germi di novità bruceranno alla prima gelata". Come a dire: "Bisogna avere il coraggio di andare sui contenuti e capire che l'assunzione condivisa dei bisogni sia una strada necessaria per la fisionomia di questa cittadinanza. Noi vediamo che un'epoca è finita, e adesso? Cosa sta arrivando non lo sappiamo. Dobbiamo costruirlo adagio adagio, passo per passo e luoghi come casa Suraya, dove Caritas ospita profughi, ci possono veramente aiutare".