Milano
Sempio, Stasi, il falegname e l’ignoto: a chi appartengono le nuove impronte del caso Garlasco
Una palmare di Sempio, un mignolo di Stasi, tre tracce del falegname. Ma restano impronte non identificate. E la scarpa la cui impronta fu attribuita a Stasi potrebbe essere di un'altra taglia

Garlasco: otto impronte “utili”, ma solo cinque hanno un nome
Sono otto le impronte digitali e palmari giudicate “utili” per un’identificazione nel caso Poggi, secondo la nuova consulenza disposta dalla Procura di Pavia. Tra le 78 tracce isolate (di cui 28 solo “comparabili”), cinque hanno già un’identità: una appartiene ad Andrea Sempio, è palmare, ed è stata trovata su una parete delle scale che conducono al seminterrato, dove 18 anni fa fu ritrovato il corpo di Chiara Poggi. Un’altra, riconducibile al mignolo della mano sinistra di Alberto Stasi, è comparsa su uno dei due cartoni delle pizze mangiate con Chiara la sera prima del delitto.
Le altre tre impronte identificate si trovano sulla superficie interna della porta del tinello e appartengono a un artigiano – il falegname – che in quel periodo stava svolgendo dei lavori in casa Poggi. Altri tre segni, invece, rimangono anonimi.
Il palmo di Sempio e le 15 minuzie: ora l'accusa indaga sul DNA
La palmare di Sempio, in particolare, è quella che sta facendo vacillare il suo alibi. Le “15 minuzie dattiloscopiche” che collegano la sua mano al muro della scala non lasciano dubbi agli esperti incaricati dalla Procura. Quella stessa impronta era stata fotografata all’epoca, ma una parte di essa fu fisicamente rimossa dalla parete con un bisturi sterile. Ora, con nuove tecnologie a disposizione, si cerca di isolare tracce ematiche e ottenere un profilo genetico.
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Il sospetto dell’alibi costruito: il biglietto del parcheggio e la madre
Sull’alibi di Andrea Sempio si concentrano i nuovi accertamenti investigativi. A preoccupare gli inquirenti è la questione dello scontrino del parcheggio di Vigevano, usato per dimostrare la sua presenza altrove il 13 agosto 2007. Un documento custodito per un anno prima di essere consegnato agli investigatori, e che secondo la Procura sarebbe stato in realtà ottenuto dalla madre del 37enne. Sarebbe lei – secondo i carabinieri – ad averlo incontrato quella mattina, dopo le 9, come testimonierebbe un messaggio a un vigile del fuoco. L’obiettivo dell’accusa è chiaro: smontare quell’alibi che oggi non convince più.
Fogli accartocciati e frasi inquietanti: “Ho fatto cose brutte”
Altro tassello emerso: alcuni fogli trovati dai carabinieri nella spazzatura di Sempio, durante le perquisizioni di marzo. Su quei fogli – secondo la lettura degli investigatori – compaiono frasi come “ho fatto cose brutte” o “da non immaginare”, che potrebbero alludere al delitto. La difesa nega con decisione: “A me non risultano proprio”, ha dichiarato l’avvocata Angela Taccia. Ma nel frattempo sono stati sequestrati diari, quaderni e altri scritti a Voghera e nella casa dei genitori a Garlasco.
Il ruolo di Stasi: una sola impronta, e il giallo della scarpa
Anche per Alberto Stasi, attualmente in carcere, l’analisi delle impronte conferma una sola traccia: il mignolo sul cartone della pizza. Secondo la difesa, nulla che lo colleghi al luogo del delitto. Gli avvocati, però, contestano ancora il legame con l’impronta della scarpa trovata sulle scale. Il numero? 42, come quello di Stasi, ma alcuni elementi tecnici spingono per una nuova verifica: potrebbe essere un 44, taglia che invece corrisponde a Sempio. Gli accertamenti, richiesti proprio dalla difesa Stasi, sono in corso.
Un profiler del Racis e il rebus del seminterrato
Il palmo di Sempio sul muro della scala acquista peso anche alla luce della frequentazione della casa. Ma la difesa sottolinea che il giovane conosceva ogni angolo della villetta – esclusa solo la camera dei genitori – e che nella tavernetta, dove si trovava la Playstation di Marco Poggi, lui e altri amici passavano spesso. Intanto la Procura intende affiancare agli accertamenti scientifici anche un’analisi comportamentale: è previsto l’intervento di un profiler del Racis per tracciare il profilo psicologico del 37enne.
Un caso ancora aperto, tra nuove impronte e vecchi dubbi
Tra i pochi punti fermi, c’è ancora una domanda cruciale: se la scarpa a “pallini” trovata sulle scale si ferma al secondo scalino, perché l’impronta palmare è più in basso? E se Sempio era un frequentatore assiduo della casa, può davvero una sua impronta, seppur così nitida, avere valore probatorio dopo 18 anni?