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Milano
Stadio, i sindaci rispondono ai club: “Viene da ridere, nessuno ha chiamato"

Stadio, i sindaci rispondono a Milan e Inter: “Viene da ridere, nessuno ha chiamato”

“Guardi, l'ultima volta che se n'è vagamente parlato era il 2012”. È a metà fra lo stizzito e il divertito Andrea Checchi, sindaco di San Donato Milanese, nel commentare l'ultima giravolta della vicenda “nuovo Stadio” di Milano. La mattina di domenica 27 febbraio si è trovato a colazione con amici quando la notizia “bomba” ha iniziato a circolare: possibile interessamento di Milan e Inter la realizzazione della nuova Scala del Calcio nel Comune che Checchi governa ininterrotto da quasi dieci anni con una maggioranza di centrosinistra. “Ci è venuto da ridere – dice il sindaco ad Affaritaliani.it Milano – nessuno ha mai chiamato, scritto, cercato un'interlocuzione con me o con l'amministrazione comunale”. Di che si tratta allora? “È un modo per far uscire allo scoperto il Comune di Milano mettendolo all'angolo”. “Del resto sapete – prosegue Checchi – gli operatori immobiliari privati in questo senso sono molto più scaltri e hanno più margine di manovra rispetto al pubblico e alla politica”.

E dire che – forse – un'area adatta allo stadio potrebbe anche esistere nel Comune alle porte di Milano: un vecchio compartimento territoriale ad ampio spazio che potrebbe ospitare diverse funzioni urbane. Proprio come nei faraonici e futuristici progetti di Milan e Inter. Ma la risposta rimane sempre la stessa: nessuno ha chiamato. Nel 2022 si vota alle amministrative e chissà che non debba essere Gianfranco Ginelli – attuale vicesindaco con deleghe a Urbanistica, Mobilità e trasporto pubblico locale e primo nome avanzato a inizio a febbraio dal Partito democratico per chiudere un patto di coalizione con Italia Viva – a dover alzare lui la cornetta per chiamare le proprietà di rossoneri e nerazzurri. E chiedere: “Scusate interessa ancora?”.

Stadio, il sindaco di Segrate: "No, grazie"

Chi sicuramente non è interessato è il sindaco di Segrate. Anche Paolo Micheli, centrosinistra, frequentatore della Leopolda di Matteo Renzi, si è svegliato con la buona novella a mezzo stampa domenica mattina. Lo stadio? È spuntata “l'ipotesi Segrate”. Il primo cittadino non ha atteso che i giornalisti gli chiedessero un parere. Due ore dopo la notizia rispediva l'intero pacchetto al mittente con un post molto chiaro sui social. “No grazie – ha scritto Micheli sulla pagina Facebook del sindaco –. Saremmo tutti molto contenti se Ibrahimovic venisse ad abitare a Segrate e se lo vedessimo fare allenamento insieme a Lautaro per i sentieri del Centroparco.

Ma alla possibilità, riapparsa tra le notizie di oggi, dello spostamento a Segrate dello stadio del Milan e dell’Inter dico francamente: “No grazie. Proprio no.”

Battute a parte, a Segrate l’area interessata sarebbe “ovviamente l’area Westfield” dice il sindaco perché “ i tempi di realizzazione del mega centro commerciale sono stati allungati dalla pandemia e forse ora di nuovo rallentati dalla folle invasione dell’Ucraina”. Ma tuttavia “l’interesse alla concretizzazione del grande intervento economico ed occupazionale mi è stata più volte confermata dal colosso franco australiano Unibail-Rodamco-Westfield, titolare del progetto, che anzi lo ha aggiornato e migliorato”.

Dovesse invece bloccarsi definitivamente il progetto dell'enorme (“il più grande d'Europa” si dice in questi casi) centro commerciale? “Qualora questa ipotesi dovesse intiepidirsi – risponde il primo cittadino – l’arrivo qui a Segrate del 'nuovo San Siro' non è certo quello che vogliamo per la nostra città”. E che cosa invece? “Un nuovo moderno polo universitario di cui Milano ha bisogno o centri di ricerca proiettati verso il futuro, verso l’utilizzo civile dell’idrogeno e di altri fonti rinnovabili: queste sono le nostre eventuali opzioni. L’invasione, due o più volte alla settimana di ottantamila tifosi, con tutto il rispetto per le grandissime squadre milanesi e le loro tifoserie, no, non ci interessa proprio”.

Anche Sesto San Giovanni al voto nel 2022: chi resterà con il cerino in mano?

C'è chi un grande “centro di ricerca”, almeno sulla carta, ce lo ha già invece esiste. La “Città della Salute” è esattamente ciò che dovrebbe sorgere sulla terza ipotesi paventata dai club come alternativa a San Siro: MilanoSesto, le aree ex Falck, il cantiere (sempre “il più grande d'Europa”) che da 15 anni è croce e delizia di interessi bancari e immobiliari immensi lungo l'asse Hines, Prelios e con la benedizione di Intesa Sanpaolo (ma anche UniCredit e Banco Bpm). Anche a Sesto San Giovanni si vota per le comunali nel 2022. E le elezioni nella ex Stalingrado d'Italia, conquistata dal centrodestra alla scorsa tornata, a questo punto diventano cruciali. Chi metterà in programma di coalizione un intervento che prevede – uno dietro l'altro – la nascita del nuovo Istituto Neurologico “Besta”, l'Istituto Nazionale dei Tumori, la “torre Iceberg” del San Raffaele (Gruppo San Donato che sul fronte ovest, a Expo, costruisce il nuovo ortopedico “Galeazzi”) e lo stadio di Milan e Inter? La partita è aperta. Aspettando di capire chi resterà col cerino in mano.

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