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Milano
Strade chiuse per burocrazia. La Città M.: “E’ colpa di Regione”
arianna censi

di Fabio Massa

Forse una strada delle due bloccate nel Nord Milano, completate quattro mesi fa, verrà aperta. Dopo l’articolo di Affaritaliani.it sulle varianti e sulle bretelle “ferme con le quattro frecce” per un perverso sistema burocratico, qualcosa pare si stia muovendo, nel Nord Milano. In più, la Città Metropolitana, per mezzo del consigliere delegato alla viabilità e mobilità Arianna Censi, vuole precisare di non aver colpa per eventuali situazioni di difficoltà che potrebbero originarsi nel Sud Milano. “Chi sostiene che la viabilità connessa alla tangenziale esterna rimanga chiusa al traffico per “colpa” della città metropolitana non sa di che parla e offende i lavoratori di questo Ente - spiega Arianna Censi in una lettera ad Affaritaliani.it - La Città metropolitana di Milano, fin dal 2014, ha aperto al traffico e gestisce quotidianamente le più importanti opere di collegamento della tangenziale esterna alla città di Milano (la rivoltana e la cassanese, tutte strade a quattro corsie e svincoli a livelli sfalsati, con opere di grande impegno gestionale quali la galleria di Pioltello, posta sotto la falda acquifera); nel 2015 sono state aperte altre strade, tutte in accesso agli svincoli della tangenziale esterna, in alcuni casi surrogando il servizio manutentivo e invernale in territorio di altre Province”. E fin qui, si parla di servizi.

Sulla vicenda in oggetto Arianna Censi spiega: “La Città metropolitana è invece obbligata, dalla legge, a gestire gli itinerari “provinciali” storici, anche se ormai sono doppioni delle moderne arterie, perche’ l’Autorità competente, la Regione Lombardia, seppur per tempo sollecitata (in alcuni casi fin dal 2014) ha dubitato ed esitato sia a declassificare come comunali gli itinerari storici, sia a classificare come provinciali gli itinerari moderni. Si badi bene: questa esitazione, comporta per la Città metropolitana un doppio costo gestionale, perchè tocca gestire sia gli itinerari storici sia i moderni - spiega Censi - Ma non basta: chi si lamenta sappia che nulla vieta allo Stato e alla Regione, che hanno voluto, finanziato, e preteso di mantenere l’intero controllo del processo costruttivo di tutte le strade (attraverso le loro strutture e con i loro concessionari), nulla vieta allo Stato, si diceva, attraverso i suoi concessionari, di aprire al traffico e di gestire le strade che ha dichiarato di pubblica utilità anche nel periodo antecedendte all’emissione del collaudo definitivo. Nulla vieta, ma non lo fa. Esige, attraverso i suoi concessionari, che lo faccia la Città metropolitana, e per volonterosità, non per altro. Lo stesso Stato ha invece preteso di confinare con legge l’operatività delle Provincie e delle Città metropolitane alle sole “strade provinciali”. E sia pure. Ma il doppio costo sopra descritto è intollerabile e deve essere risolto con determinazione: la Città metropolitana non può permettersi di nutrire certezze ove le Autorità preposte manifestano esitazioni. Ne va dell’equilibrio economico dell’Ente in un periodo delicatissimo, in cui non ci si può permettere di sbagliare, nemmeno per un battito di ciglia. Cercate quindi la “colpa” in casa d’altri”.

@FabioAMassa

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