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Trans picchiata a Milano, Paladini: "Comune, comunicazione poco chiara"
Trans picchiata a Milano, Paladini: "Comune, comunicazione poco chiara"

Trans picchiata a Milano, Paladini: "Comune, comunicazione poco chiara"

"Sono emerse versioni diverse sull'accaduto tra la Procura e quanto ha riportato l'assessore Granelli. C'è stata una comunicazione quantomeno poco chiara". Luca Paladini, consigliere regionale lombardo del Patto Civico e fondatore de I Sentinelli di Milano, in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano ritorna sul video della transessuale brasiliana presa a manganellate da agenti della Polizia locale e immobilizzata con spray al peperoncino non lontano da una scuola: "Di fronte a episodi del genere, e mi riferisco alle istituzioni, bisogna pretendere di avere una voce chiara e unica che non smentisca le altre".

Paladini, sui fatti c'è stata una prima ricostruzione del Comune e poi tante testimonianze.

È stato detto che si era denudata, cosa non confermata dalle mamme. Ma il problema fondamentale è che non si può pensare che una persona che non può nuocere in alcun modo possa essere picchiata. Anche nel video che sta circolando su quanto accaduto a Livorno vediamo violenza gratuita senza che ci fosse nessun pericolo. Questi due episodi segnano un punto pericoloso che deve essere denunciato: lo Stato non deve mettere le mani addosso.

Qualcuno ha storto il naso dopo le dichiarazioni del sindaco Sala sul disagio psichico nelle città.

Non mi è parsa esattamente l'uscita più brillante che ha fatto in questi anni. Che ci sia un disagio conclamato in aumento lo segnalano tutti i dati. Ma non credo sia oggetto di commento in merito a quanto accaduto. L'unica cosa da commentare nello specifico era l'abuso della violenza da parte degli organi di polizia. Io mi sarei limitato a fare una denuncia di quanto mostrano i video. Fare un'indagine sociologica su questo specifico fatto mi è sembrato inutile.

Come Sentinelli state organizzando qualche presidio?

L'invito è a non sentirsi sola: deve sentire la vicinanza di tutta la comunità. Stiamo valutando l'ipotesi di fare un presidio. Dobbiamo evitare di avere casi come quello di George Floyd anche in Italia e di non andarci neanche vicino, anche se abbiamo già avuto situazioni come quelle di Cucchi e Aldrovandi. Non vorrei che sia un nuovo andazzo e che ci sia una volontà di sentirsi più libere le mani che arriva da più in alto, magari dal ministero dell'Interno. E poi c'è un aspetto che mi lascia perplesso.

Ossia?

La premessa è fondamentale. Prima bisognerà avere un quadro chiaro dell'accaduto, anche se le immagini sono inequivocabili. Ma quando tutti noi commettiamo errori molto gravi non veniamo spostati, ma licenziati. Qui si parla soltanto di spostamento.

Si è discusso molto di formazione degli agenti, ma lo stesso Sala ha ribadito che, in determinate situazioni, possono colpire agli arti e non alla testa.

Qui non stiamo raccontando episodi di colluttazione. Il calcio in testa è arrivato in un momento in cui l'altra persona non era nelle possibilità di fare nulla e questo rende il tutto ancora più grave. Il caso di Livorno mi ha colpito perché assomigliava alla scena della morte di Floyd. Quando colpisci il collo in quel modo è un attimo perdere il controllo. Davvero, io credo si sia andati oltre.

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