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Milano
Tumore all'utero, la cura di Santin raddoppia la sopravvivenza delle donne
Alessandro Santin

Tumore all'utero, la cura di Santin raddoppia la sopravvivenza delle donne

Grazie all’anticorpo monoclonale Trastuzumab combinato alla chemioterapia è raddoppiata la sopravvivenza delle donne con il tumore dell’utero. Alla scoperta, dopo anni di studi clinici, è giunto lo scienziato bresciano Alessandro Santin con il suo team, in prevalenza italiano, della Yale University negli Stati Uniti. Questo importante successo è stato pubblicato sul Journal Clinical Cancer Reserach.

Prof. Santin, Lei e il Suo team di Yale - in prevalenza composto da italiani - siete stati i primi ad intuire e sperimentare la cura al plasma iperimmune per i malati di Covid, ora questa scoperta importantissima per la cura dei tumori dell’utero. Complimenti, ma è possibile che i più bravi scienziati italiani se vanno tutti all’estero? 
Ci sono ancora tanti bravissimi ricercatori in Italia.  E’ comunque innegabile  che l’America (a differenza dell’Italia) premia il merito, la dedizione e la professionalità dei ricercatori e fornisce loro le risorse necessarie per fare non solo ricerca di alto livello ma anche per vivere in maniera dignitosa mentre si cerca di realizzare i propri sogni che per noi vuol dire scoprire nuove terapie più efficaci e con meno effetti collaterali per curare malattie devastanti come il cancro. Io ho lasciato l’Italia professionalmente oltre 27 anni fa ma accolgo ogni anno da uno a due ricercatori italiani nel mio laboratorio alla Yale University. Lo stipendio dei giovani e meno giovani ricercatori italiani così come il supporto conferito dalle Università Italiane all’attività di ricerca continua ad essere scandalosamente basso. Questa è la ragione principale per la quale tanti giovani ricercatori lasciano l’Italia e portano il loro talento all’estero. Questa è una perdita enorme per l’Italia ma purtroppo a nessuno in posizione di leadership politica nel nostro paese sembra importare. 

In parole semplici, può spiegare ai nostri lettori in che cosa consiste la vostra scoperta e come ci siete arrivati? Come cambierà quindi la cura di questo tipo di tumore e che percentuale di popolazione femminile colpisce questa malattia?
Solo quest’anno negli USA ci aspettiamo oltre 65.000 nuovi casi di cancro endometriale (uterino) e di conseguenza oltre 12.000 morti. Anche in Italia, come in America, il tumore dell’utero è il più comune tra i tumori ginecologici. Non solo ma il tumore uterino sta aumentando rapidamente sia in Italia che in America causa obesità e invecchiamento della popolazione (ha raddoppiato la sua incidenza negli ultimi 20 anni mentre la maggioranza di tutti gli altri tumori umani sta diminuendo sia in USA che in Italia).Il nostro laboratorio alla Yale University ha lavorato oltre 20 anni per mettere a punto questa nuova terapia contro la variante più aggressiva e letale del cancro dell’utero (tumore uterino sieroso). Questo tumore costituisce solo meno del 10% di tutti i tumori uterini ma è la causa di morte di oltre il 40% delle donne che si ammalano di cancro dell’utero in America così come in Italia. Nel 2002 abbiamo dimostrato inizialmente l’espressione del recettore HER2/neu (il bersaglio dell’anticorpo monoclonale trastuzumab) nei tumori sierosi. Abbiamo poi dimostrato l’efficacia del trastuzumab in studi pre-clinici in vitro e in vivo con linee cellulari uterine e in animali di laboratorio (xenografts). Infine abbiamo disegnato e completato lo studio clinico pubblicato su Clinical Cancer Research, che dimostra per la prima volta l’attività clinica dell'anticorpo nelle pazienti con cancro uterino che ne hanno più bisogno (quelle con lo stadio più avanzato e/o affette da recidiva). Nessuno fino ad oggi nella comunità scientifica credeva potessimo mai farcela a dimostrarne l’efficacia in una malattia così aggressiva e relativamente rara come il cancro sieroso dell’utero. 

Sarà una cura accessibile a tutti?
Sicuramente. Dopo la nostra pubblicazione il trattamento della variante più aggressiva e letale del tumore dell’utero includerà nelle linee guida in tutto il monto l'utilizzo del Trastuzumab (Herceptin, l’ anticorpo monoclonale), in combinazione alla chemioterapia standard dato che il nostro studio clinico randomizzato ha dimostrato, per la prima volta, che la sua aggiunta alla chemio raddoppia la sopravvivenza libera da malattia e significativamente la sopravvivenza totale delle pazienti con cancro endometriale sieroso (la variante più aggressiva e letale del tumore uterino) quando comparato all’attuale trattamento standard (chemioterapia da sola con carboplatino e taxolo). 

Ci sono effetti collaterali?
Il Trastuzumab (Herceptin), è un anticorpo umanizzato ed è eccezionalmente ben tollerato. Non abbiamo osservato nessuna differenza tra i due gruppi dei pazienti dello studio in termini di tossicità. 

Questo approccio scientifico potrà essere replicato anche su altri tipi di tumore?
Il trastuzumab è già parte del trattamento standard del tumore della mammella e del tumore dello stomaco nelle sue varianti esprimenti alti livelli del recettore HER2/neu (il bersaglio del trastuzumab). Il nostro studio ha dimostrato che anche il tumore dell’utero nella sua variante piu’ aggressiva può rispondere a questa terapia mirata. E’ quindi possibile che altri tumori umani caratterizzati da alta espressione del recettore HER2/neu possano rispondere in maniera simile al trastuzumab. 

Nel 2020 a che punto è la cura dei tumori?  Negli ultimi anni si è allungata l’aspettativa di vita?
In generale la risposta e’ positiva. Per molti tumori umani negli ultimi anni l’aspettativa di vita si e’ allungata grazie all’utilizzo di nuove terapie mirate (ie, precision medicine) e all’ immunoterapia. 

Si potranno sconfiggere definitivamente i tumori nel futuro?
Negli ultimi 10 anni grazie agli enormi passi avanti fatti dalla ricerca molecolare siamo riusciti ad avere un comprensione molto più approfondita delle basi genetiche di una grande quantità di tumori umani. Queste scoperte hanno portato allo sviluppo di terapie mirate che oltre ad essere più efficaci sono meno tossiche rispetto della chemioterapia tradizionale. Ritengo quindi sia solo questione di tempo e di investimenti sia sul piano umano che nella distribuzione di risorse perché’ si riesca a sconfiggere la maggioranza dei tumori umani. Sfortunatamente, a meno che qualche cosa non cambi rapidamente nel nostro paese, l’Italia rimarrà costretta a continuare ad importare queste nuove efficaci terapie dall’estero a prezzi spesso altissimi, molte delle quali sviluppate da ricercatori italiani formatisi in Italia e poi costretti ad andare all’estero per inseguire i propri sogni.

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