Milano
Verso un Open a Monza? La grande sfida del Golf Club Milano
Intervista a Guido Camera, Presidente del Golf Club Milano: "Il golf è una forma intelligente di promozione del paesaggio, dell’economia locale, della socialità". La sfida di un grande open internazionale

Guido Camera
Verso un Open a Monza? La grande sfida del Golf Club Milano
Ospitare un grande Open internazionale a Monza. Lo storico Golf Club Milano, che nel 2028 celebrerà 100 anni di attività, è pronto a raccogliere questa sfida ambiziosa e a rilanciarla al territorio. Per Guido Camera, presidente del Golf Club, "sarebbe un volano in termini economici e sociali". Da qui l'invito: "Se ci sono realtà pubbliche o private che condividono questa visione e vogliono contribuire a costruire qualcosa di importante per il territorio e per lo sport italiano, questo è il momento di farsi avanti". L'intervista di Affaritaliani.it Milano.
Presidente Camera, il golf è spesso percepito come uno sport per pochi. Eppure, può essere una leva per il territorio, l’economia, la comunità. In che modo il Golf Club Milano può distinguersi in questa direzione?
Il Golf Club Milano ha una posizione unica e un potenziale enorme: non solo per la qualità del gioco, ma per il ruolo che può avere nello sviluppo del territorio. Il golf non è un’occupazione dello spazio, ma una forma intelligente di promozione del paesaggio, dell’economia locale, della socialità. Il nostro obiettivo è aprirci al territorio, costruire sinergie con il tessuto economico, turistico e culturale, e fare in modo che il Club diventi sempre più un generatore di opportunità. Non solo per chi gioca, ma per chi vive e ama questo luogo. Il golf può e deve diventare una leva per fare qualcosa di più ampio e duraturo.
Uno degli elementi distintivi del Golf Club Milano è la sua posizione: immerso nel cuore del Parco di Monza, un contesto naturalistico unico in Europa. Cosa significa per voi operare in un luogo così straordinario?
È un privilegio e richiede una cura costante. Il Golf Club Milano nasce e vive dentro un ecosistema storico, culturale e ambientale di grande valore. Il Parco di Monza non è solo uno dei polmoni verdi più estesi d’Europa, ma un simbolo del legame profondo tra sport e natura. Per noi questo significa lavorare in armonia con il paesaggio e condividere gli spazi in modo rispettoso e sostenibile. È un contesto che rende unica ogni giornata di gioco e che arricchisce l’esperienza dei nostri soci e degli ospiti.
C’è quindi grande attenzione alla gestione del verde. Che tipo di lavoro fate da questo punto di vista?
La cura dell’ambiente per noi non è un semplice dovere, ma una scelta strutturale. Il Parco è un patrimonio straordinario, con alberi secolari e specie botaniche rare che richiedono attenzione e cura. Per questo abbiamo una squadra dedicata alla gestione del verde, in cui è presente anche un agronomo, figura fondamentale per garantire il rispetto degli equilibri naturali e la salute del patrimonio arboreo. Ogni intervento viene pianificato in modo sostenibile, con un’attenzione particolare alla biodiversità. Il campo da golf non è solo uno spazio di gioco, ma parte integrante di un ecosistema che vogliamo preservare e valorizzare ogni giorno.
Il Golf Club Milano è anche a pochi passi da un’icona mondiale come l’Autodromo di Monza. Qual è oggi il rapporto tra queste due realtà?
La prossimità con l’Autodromo è un elemento distintivo, e siamo convinti che possa trasformarsi in un’opportunità strategica. Abbiamo avviato un dialogo molto proficuo con la società che gestisce l’Autodromo, nella convinzione che due eccellenze storiche come le nostre, radicate nel territorio e proiettate su scala internazionale, possano fare insieme cose belle. Lavorare in sinergia significa unire forze, competenze e visioni, e rafforzare il ruolo di Monza come hub dello sport, del turismo e della cultura. L’unione fa la forza, e il territorio ha tutto da guadagnare.
Nel 2028 il Golf Club Milano celebrerà i suoi 100 anni. Qual è, secondo lei, il tratto distintivo di questo secolo di storia?
Direi la leadership. Una leadership fatta di storia, reputazione, capacità di generare comunità. Il Golf Club Milano è sempre stato un punto di riferimento per il golf italiano, fin dalla nascita della stessa Federazione, che qui ha le sue radici. La nostra forza si è sempre fondata sul saper creare legami, attrarre nuovi pubblici, farli sentire parte di un progetto più grande. Questo spirito ha attraversato i decenni e ha portato qui figure straordinarie, da Francesco Molinari al Duca di Windsor, da Ray “Sugar” Robinson a Dino Buzzati, da Giuseppe Di Stefano a Gigi Villoresi e Bing Crosby. Persone molto diverse tra loro, accomunate dal fascino di un luogo che ha saputo unire qualità del gioco, bellezza naturale e calore umano.
Come si colloca, in questo percorso, la sfida di ospitare un Open internazionale? Qual è il progetto e quali opportunità - ma anche difficoltà - state riscontrando?
Pensiamo che un grande Open internazionale a Monza possa rappresentare un evento sportivo di alto profilo, ma anche un volano per il territorio, in termini economici e sociali. Il progetto parte da una visione chiara: utilizzare il golf come leva per promuovere sport, ambiente e cultura insieme. Le opportunità sono molte: Monza ha le caratteristiche per diventare un polo di riferimento, anche grazie alla vicinanza con Milano e alla sua accessibilità. Non mancano certo le difficoltà: organizzare un evento di questo livello richiede il supporto di partner istituzionali e privati, una macchina organizzativa solida, e la capacità di comunicare al meglio il valore dell’iniziativa. È una sfida ambiziosa, ma ci crediamo profondamente. Anzi, colgo l’occasione per rivolgere un invito: se ci sono realtà pubbliche o private che condividono questa visione e vogliono contribuire a costruire qualcosa di importante per il territorio e per lo sport italiano, questo è il momento di farsi avanti.
Nel vostro progetto c’è una chiara volontà di puntare sul golf femminile. Qual è il valore di questa scelta?
Puntare sul golf femminile è una chiara scelta che ha un valore sportivo e sociale. Il golf, come tutti gli sport, ha bisogno di rappresentare la società in cui vive: più aperta, più inclusiva, più equa. Crediamo che creare occasioni concrete di visibilità per le atlete, come un Open femminile di alto profilo, sia il modo più diretto per contribuire a questo cambiamento. Non si tratta solo di dare spazio al talento – oggi le golfiste giocano in maniera eccezionale - ma anche di ispirare nuove generazioni di ragazze, mostrando che il golf è anche per loro. Il nostro Club è già frequentato da atlete di altissimo livello come Carolina Melgrati, che sta portando l’Italia nel mondo con grande determinazione. Ma non vogliamo fermarci a un’eccellenza: vogliamo fare sistema.
Un’ultima domanda: cosa può insegnare oggi il golf al mondo che ci circonda?
Disciplina, rispetto, pazienza. Tre cose di cui oggi c’è un bisogno enorme, dentro e fuori dal campo.