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Milano
Violenza sessuale: esasperato da tradimenti moglie, pena ridotta

Violenza sessuale: esasperato da tradimenti moglie, pena ridotta

Era stato condannato a 5 anni per aver violentato e preso a calci e pugni la compagna, ma la Corte di Appello di Milano ha stabilito una riduzione di pena a 4 anni e 4 mesi tenendo in considerazione, tra le altre cose, che l'uomo era "forse esasperato dalla condotta troppo disinvolta della convivente". Il fatto e' avvenuto a Vimercate, in provincia di Monza, nella notte tra l'8 e il 9 giugno del 2019. L'uomo, un 63enne romeno, ha sequestrato in una roulotte la donna, una 45enne sua connazionale, e per una notte intera l'ha minacciata con un coltello, picchiata e costretta a subire varie violenze sessuali. La difesa ha chiesto di prendere in esame il contesto familiare "caratterizzato da anomalie (quali le relazioni della donna con altri uomini dall'imputato quasi favorite o comunque non ostacolate) che poi hanno mostrato il loro limite quando la donna e' rimasta incinta di un altro soggetto". Secondo i giudici si puo' tenere conto degli elementi presentati dalla difesa dal momento che "l'imputato e' incensurato, che i maltrattamenti sono stati esclusi e che quindi il fatto e' stato occasionale e conseguenza di uno stato di rilevante alterazione della condizione psico fisica dell'uomo". Inoltre, da quanto emerge dai documenti sul percorso intrapreso in carcere, l'imputato sarebbe persona "mite e forse esasperato dalla condotta troppo disinvolta della convivente che aveva passivamente subito fino a quel momento". Se cio', sottolineano i magistrati, "certo non attenua la responsabilita', tuttavia e' indice di una piu' scarsa intensita' del dolo e della condizione di degrado in cui viveva la coppia".

Riduzione pena,  sdegno bipartisan

"Ha violentato una donna per un'intera notte, dopo averla presa a pugni in faccia, massacrata di botte, percossa con un tavolino, minacciata di morte e sequestrata in una roulotte, senza liberarla spontaneamente ma solo dopo l'intervento dei Carabinieri". Roberto Calderoli ripercorre ogni tappa del calvario imposto alla convivente da parte di chi, segnala, "ha preso 4 anni e 4 mesi perche' l'uomo, un romeno, secondo i giudici era mite di carattere ed era esasperato da questa convivente troppo disinibita". Quella del vicepresidente leghista del Senato e' una delle voci dell'indignazione bipartisan che si registra in Parlamento di fronte a "un'altra sentenza choccante dal Tribunale di Milano, a pochi giorni - sottolinea ancora Calderoli - dalla scarcerazione dell'immigrato clandestino africano che un anno fa ha gravemente ferito in strada una donna, una passante, con dei cocci di vetro, ma non ha pagato le conseguenze in quanto ritenuto incapace di intendere e volere". "Poi tutti a riempirsi la bocca di inutili parole dopo un femminicidio, ma i fatti per la nostra giustizia sono questi...", accusa ancora il vicepresidente leghista del Senato. "Ho rispetto per le sentenze e la magistratura, ma si resta basiti nel leggere notizie come questa. Non ci sono ragioni che possano giustificare o attenuare la violenza di genere o lo stupro", scrive allora su Twitter Chiara Gribaudo. "Lo devono capire tutti: e' in atto una deriva pericolosa a danno delle donne. Attenzione!", e' l'allerta che arriva dalla vicecapogruppo Pd alla Camera.

"Non si puo' che rimanere sgomenti dinnanzi alla decisione della Corte d'Appello di Milano che ha concesso uno sconto di pena in un caso di violenza sessuale motivandolo con la 'condotta troppo disinvolta' della vittima", dice anche la deputata FI Annagrazia Calabria. "E' un verdetto preoccupante perche' smonta un assunto di civilta': non puo' esistere alcuna giustificazione, nemmeno implicita, alla violazione della dignita' della donna, ancor piu' - rileva - quando viene inflitta con una brutalita' come quella in questione". "Il rispetto delle sentenze non puo' esimerci dalla necessita' di interrogarci sulle conseguenze, anche indirette, di certe decisioni e dei messaggi che ne derivano", avverte. "La I Corte d"Appello di Milano ha ridotto la pena ad un uomo che ha sequestrato, violentato e massacrato di botte la convivente perche' 'esasperato' dal comportamento troppo disinvolto della donna. Non entro nel merito della sentenza ma in uno Stato di diritto nessun comportamento, disinibito o presunto tale, puo' giustificare in alcun modo atti di violenza", e' il richiamo della senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, componente dell'Uffico di presidenza della Commissione sul femminicidio. "Malmenare, segregare e violentare sono atti brutali e deplorevoli che non trovano alcuna giustificazione, mai!", ammonisce. 

"Ci risiamo. Se ci violentano e' colpa nostra. Ancora una volta il pregiudizio che mette sul bando degli imputati la vittima anziche' la violenza. Questa volta e' addirittura un tribunale a farlo". Sono Cecilia D'Elia, portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche, e Lucia Bongarzone, responsabile del dipartimento nazionale Pari Opportunita' e Politiche Familiari del Pd, a sottolinearlo dopo che "da notizie di stampa - proseguono - apprendiamo che la corte d'appello di Milano ha concesso uno sconto di pena ad un uomo condannato a 5 anni per aver sequestrato e violentato per una notte la propria moglie". "Nella motivazione espressa si afferma che in un 'contesto familiare degradato' e 'caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini', i reati commessi dal marito sono mitigati dal suo essere un uomo 'mite' 'esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna' 'che aveva passivamente subi'to sino a quel momento'", ricordano ancora. "Se la notizia fosse confermata sarebbe gravissima perche' giustifica la violenza attribuendo parte della responsabilita' alla vittima. Il fatto che sia un tribunale a farlo lo rende rischioso oltre che grave. Il ruolo della giustizia e' assicurarsi che chi sbaglia abbia la giusta condanna e non - incalzano le esponenti Pd - quello di esprimere pregiudizi morali che attenuano la gravita' della violenza sessuale".

Abbiamo buone leggi contro la violenza sessuale, vogliamo che siano applicate". Lo dichiara Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, commentando la sentenza della Corte d'Appello di Milano. "Sequestrata in una roulotte, violentata, massacrata di botte e minacciata di morte dal suo convivente per una notte intera. Solo alle 7 del mattino arrivano i carabinieri chiamati dalla figlia. L'epilogo di questa storia desta preoccupazione. Inizialmente - ricorda - lo stupratore era stato condannato a cinque anni di carcere, ma per la Corte d'Appello milanese l'uomo era "esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna". Per i giudici "vale la pena di ricordare" che quel contesto "era caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini, dall'imputato quasi favorite o comunque non ostacolate" finche' lei "rimase incinta di un altro soggetto". E cosi' - prosegue - gli hanno ridotto la pena di otto mesi. E' un'attenuante che si basa sulla convinzione che la vittima meritasse una punizione per il suo comportamento, una sorta di attenuante morale per un delitto che non ha giustificazione. Questa mentalita' non dovrebbe trovare spazio nelle sentenze, perche' non e' mai la vittima a essere colpevole", conclude.

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