Milano

Violenze sull'ex, il filosofo Caffo respinge le accuse: "Lei era ossessionata"

Redazione

Leonardo Caffo in tribunale: "Ho tentato di allontanarla perchè lei mi aggrediva. Era gelosa e ossessionata da me"

Il filosofo Caffo respinge le accuse di violenze sull'ex: "Lei era ossessionata"

Il filosofo Leonardo Caffo, a processo a Milano per maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate sulla ex compagna 30enne, si è difeso oggi in aula a Milano. La giovane lo ha denunciato nel luglio 2022 per "inaudite violenze" e "offese raccapriccianti". Caffo oggi ha risposto così:  "Io non l'ho mai aggredita, ci son state due o tre volte in cui ho tentato di allontanarla fisicamente perché è capitato che esplodesse o mi sia venuta contro, schiaffeggiandomi o tirandomi delle cose, dei bicchieri, è successo che l'abbia spinta, non le ho mai fatto niente, proprio no".

Caffo: "La mia fidanzata era ossessionata dalla gelosia"

Il 35enne, assistito dagli avvocati Filippo Corbetta e Romana Perin, ha risposto per quasi 4 ore alle domande di difesa, procura, parte civile e tribunale. Ha parlato di "liti penose" durante i tre anni di una "relazione piena di amore" ma "condita dai problemi" a cominciare dalla gelosia della fidanzata. "Era ossessionata da sapere dove fossi, dove mi trovassi, con chi lavorassi. Se ero lontano da casa mi chiedeva i selfie prima di andare a letto per vedere se c'era qualcun altro con me". La denuncia però sarebbe arrivata in quello che definisce "un buon momento" per la coppia, in cui "avevamo lavorato assieme alla sua tesi che per un terzo è sulle cose scritte da me".

"Non ho mai rotto uno specchietto utilizzando la sua testa"

"Non ho mai rotto uno specchietto utilizzando la testa" della ragazza né "l'ho colpita in auto", ha detto Caffo nel merito delle accuse e rispondendo a distanza ad alcuni degli episodi che l'ex fidanzata gli ha addebitato, sentita in aula nella scorsa udienza. Non avrebbe "finto di svenire" o "distrutto oggetti dentro casa". La mano fratturata, uno dei capi d'imputazione, la 30enne se la sarebbe procurata da sola dando "un pugno allo stipite della porta del bagno" dopo una lite con lui e alcuni suoi familiari che l'avrebbero poi convinta ad "andare in ospedale", una clinica privata siciliana.

"Buttati dal balcone? Espressione gergale"

La caduta a terra della ragazza del 6 agosto 2019 a Palermo sarebbe stata "una discussione sul pianerottolo" e l'episodio del piede rotto nel 2021 sarebbe stato una "pedata piede contro piede, collo contro collo" dopo aver ricevuto dalla ragazza "alcuni schiaffi" che hanno provato la "rottura di un paio di occhiali". Nella coppia "c'erano insulti", ha ammesso l'intellettuale ai giudici del collegio Clemente-Natale-Bianchi della quinta sezione penale, in cui sarebbero state usate espressioni dialettali siciliane come "buttati dal balcone" o "ti dovrebbero ammazzare" usati solo "gergalmente" e "reciprocamente". Lo riferisce LaPresse.

Mai invece quelli più pesanti, contenuti nelle querele, come "sei una mer.., non vali nulla, figlia di mafiosi, menomata, malata psichiatrica, vacca". In aula si torna il 26 marzo per sentire gli ultimi testimoni della difesa.








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