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Milano
Zona B, tra contraddizioni e benefici. Viaggio di Affari nella 'nuova' Milano

di Eleonora Aragona

Più ci si allontana dal centro città e maggiori sono le critiche verso la nuova iniziativa portata avanti dal Comune di Milano di istituire una Zona B. Che cos’è?

In breve, si tratta di un piano che sarà attuato dal 21 gennaio 2019. Il provvedimento fissa i limiti della mobilità del 72% del territorio della città. La delibera indica che i veicoli con motore a benzina omologati come Euro 0, e quelli diesel Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 non potranno più circolare nella zona delimitata, come si vede nella mappa. E dal 1° ottobre 2019 il divieto riguarderà anche le auto diesel Euro 4. I divieti saranno in vigore dalle 7.30 alle 19.30 dal lunedì al venerdì e riguarderanno anche i mezzi ingombranti. I varchi, tutti con telecamere, saranno 186.

Secondo le previsioni del Comune questo progetto permetterà, tra il 2019 e il 2026, di ridurre le emissioni atmosferiche da traffico complessivamente di circa 25 tonnellate di PM10 allo scarico e di 900-1.500 tonnellate di ossidi di azoto.

Cosa ne pensano però i cittadini e quanto ne sanno di cosa accadrà da qui a qualche mese?

Affaritaliani.it Milano ha contattato i comitati di quartiere e chiesto a singoli cittadini un’opinione sul piano e sulla sua efficacia. Ed ecco l’umore della città rispetto alla Zona B.

Tra i comitati cittadini la domanda sull’efficacia o meno di questo piano ha sollevato una serie di questioni ben note all’assessore all’Ambiente e alla Mobilità, Marco Granelli. Uno dei gruppi più ostili sembra essere quello di Difesa ambiente Municipio 5. Il fatto che un movimento di cittadini ambientalisti non sia contento di un provvedimento a tutela dell’aria di Milano può sembrare assurdo. Maria Gerli, in quanto portavoce di questo comitato, però ci spiega che l’adozione perché il progetto non convince troppo il comitato.

Nel quartiere Stadera infatti una trentina di cittadini si sta opponendo con fermezza alla costruzione di un nuovo benzinaio e di un parcheggio. Al centro del contendere c’è la posizione in cui la pompa di rifornimento sarà posizionata, secondo il ricorso presentato al Tar infatti il nuovo impianto dovrebbe sorgere sulle condotte dell’acquedotto milanese.

“Può sembrare che questi siano altri temi rispetto alla zona B, ma in effetti non è così. Parliamo di salvaguardia della salute dei cittadini e se il Comune ci chiede, giustamente, di rinunciare ai mezzi inquinanti dovrebbe dare il buon esempio anche su queste questioni”.

Meno critici invece sono stati i rappresentati di alcuni comitati meno periferici, come quello di corso XXII Marzo. Il gruppo, in particolare, tramite Sebastiano Gravina, fa sapere che ritiene il provvedimento utile e necessario. “I disagi ci saranno di certo soprattutto per i residenti e le persone che usano la macchina per andare a lavorare” sottolinea Gravina. “Per migliorare la qualità dell’aria però è giusto tentare. È difficile fare un bilancio dei pro e dei contro dell’iniziativa al momento. Sicuramente la zona B da sola non risolverà i problemi e c’è bisogno che il Comune si adoperi anche per altre questioni: come le caldaie delle case popolari di Milano e i mezzi dell’AMA – entrambi infatti funzionano ancora a gasolio”.

Dalla parte opposta della città a Niguarda arrivano altre voci critiche, il presidente del Comitato di quartiere Paolo Casarin pone l’accento sul problema traffico che sarà implementato in quella zona proprio dall’introduzione di questi limiti. “Da noi ci sono delle direttrici di traffico imponenti che a qualsiasi ora del giorno e della notte sono piene di macchine. L’area B andrà a deviare il problema nelle vie secondarie di zone come questa. Andrebbe ripensata la mobilità cittadina, anche in considerazione di quartieri dormitorio come il nostro”.

Anche in questo caso tra la periferia e i quartieri più vicini alla zona centrale c’è una netta differenza nell’approccio a questa nuova limitazione. La presidente del comitato dell’Isola, Giovanna Consensi, ha le idee chiare: “La Zona B in un quartiere dalla movida senza freni e col primato per numero multe per divieto di sosta diventa un provvedimento tollerabile se si agisce anche su quest’altro tipo di situazioni”.

Un altro grande nodo da sciogliere riguarda coloro che non potendosi permettere di cambiare l’auto dovranno diventare pendolari. Il problema in questo caso non interesserà tanto coloro che si troveranno ad utilizzare il trasporto cittadino, anche se più d’uno ha storto il naso di fronte all’annuncio dell’aumento del prezzo del biglietto. Le maggiori preoccupazioni sono state espresse da quei lavoratori che si troveranno costretti a prendere i treni. Nel secondo semestre 2017, infatti, secondo il rapporto sulla qualità dei servizi di Trenord, su un campione totale di intervistati pari a 14 mila clienti solo il 35% degli utenti si è detto soddisfatto rispetto alla puntualità dei treni. Tra gennaio e dicembre 2017, inoltre, l’azienda del trasporto lombardo ha riscontrato una media giornaliera di soppressioni nell’intera giornata pari a 33,19 treni.

I dubbi maggiori tra gli intervistati sono sorti pensando alla vastità del territorio interessato dal piano Zona B e al numero di veicoli in questione. Le proiezioni del comune di Milano contano che, tra il 2018 e il 2028, le autovetture interessate dal provvedimento arriveranno ad essere 121 mila, il 65% circa del parco autoveicoli. Mentre tra i mezzi per il trasporto delle merci si parla di circa 50 mila veicoli.

E c’è da considerare le numerose deroghe previste dal progetto. Ad esempio il parco vetture di forze dell’ordine, protezione civile e altri servizi di pubblica utilità non saranno interessati dai divieti. I cittadini inoltre si chiedono a quando gli adeguamenti per i mezzi di proprietà del Comune e dell’Atm?

Da questa prima analisi sembra che rispetto alla zona B ci siano molte domande che attendono una risposta da parte dell’assessore Granelli. Il provvedimento di Milano comunque è in linea con le tendenze europee che vedono sempre più città cerca di avvicinarsi al car free e ad iniziative che spingano i cittadini ad abbandonare l’auto preferendole mezzi alternativi di trasporto.

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