Auto e Motori
Volvo chiede all’UE: non cambiate rotta sullo stop termico 2035
Volvo invita l’UE a non indebolire lo stop 2035 alle nuove auto a combustibili fossili: in gioco investimenti, credibilità e futuro industriale.

Il 12 dicembre Volvo Cars ha chiesto alla UE di resistere alle pressioni per ammorbidire o cancellare il divieto 2035 sulle nuove auto alimentate da combustibili fossili.
Non è solo una battaglia “verde”: è una richiesta di stabilità. Per un costruttore che sta riconvertendo prodotti, fabbriche e fornitori, la certezza normativa vale quanto un piano industriale: se le scadenze diventano negoziabili, diventa negoziabile anche l’investimento.
Il punto di Volvo: chi investe deve poter contare sulle date
Volvo si muove da “early mover”: ha spinto su piattaforme elettriche, software e filiera batterie, e oggi sostiene di essere pronta con alternative a emissioni zero. In questo scenario, un cambio di regola premia chi ha rallentato e penalizza chi ha anticipato. Non a caso l’azienda insiste su fiducia e correttezza del “campo da gioco”: una retromarcia, sostiene, danneggerebbe la credibilità della regolazione e la percezione di equità tra costruttori.
Il nodo politico: pacchetto auto UE e divisioni tra Paesi
La presa di posizione arriva a ridosso del pacchetto automotive della Commissione atteso per il 16 dicembre, in un clima di lobbying molto acceso. Da una parte, quasi 200 firmatari dell’ecosistema EV hanno avvertito Bruxelles contro gli “sforzi di diluire” i target, perché l’incertezza frena domanda e investimenti. Dall’altra, Germania e Italia spingono per un approccio più “tecnologicamente neutro”. Nel mezzo, la Spagna ha scritto alla Commissione per invitare a non indebolire la regola e per respingere l’idea che veicoli a combustione o tecnologie “senza viabilità provata” possano continuare oltre il 2035.
Perché l’ipotesi del “-90%” non è un compromesso neutro
Il confronto non è solo tra “stop” e “non stop”. Ha preso quota l’idea di sostituire lo “zero” con un obiettivo tipo -90% CO₂, aprendo spazio a ibridi plug-in e ad altre soluzioni oltre il 2035. Per Volvo, però, quel 10% residuo cambia la traiettoria: mantiene vivo il business del motore termico, allunga la transizione e rende più incerta la curva della domanda EV proprio quando servono volumi per far scendere i costi. Non a caso, sulla stampa internazionale è emersa l’ipotesi di un “annacquamento” della misura verso il 90% e con più spazio agli ibridi: esattamente lo scenario che Volvo teme perché introduce uno stop-and-go regolatorio.
La visione futura: competere con la Cina senza frenare
C’è anche una lettura geopolitica, rilanciata insieme a Polestar: “la Cina non si ferma”. Se l’Europa rallenta, non mette in pausa il mercato: rischia di consegnare vantaggio a chi sta già scalando produzione, prezzi e innovazione sulle EV. In questa prospettiva, la transizione elettrica è industriale prima ancora che ambientale: spinge infrastrutture di ricarica, competenze digitali e filiere batterie, mentre una regolazione stabile rende prevedibile la domanda e quindi più semplice investire.
Coerenza, anche dopo la correzione degli obiettivi 2030
Volvo nel 2024 ha aggiornato il traguardo 2030: 90–100% vendite “elettrificate” (full electric e plug-in) invece del 100% BEV. Ma la direzione di lungo periodo resta l’elettrico come perno strategico. Ed è proprio questa coerenza che l’azienda chiede alla politica europea: cambiare i tempi oggi significherebbe chiedere alle imprese di pianificare il futuro su regole provvisorie.
Che cosa chiede davvero Volvo all’Europa: rendere la transizione “bancabile”
Tenere fermo il divieto 2035 serve a rendere “bancabile” la riconversione: con regole stabili si investe, con regole incerte aumenta il costo del capitale e si rinviano decisioni. Per questo Volvo spinge su una logica “doppio binario”: obiettivo fermo, strumenti più forti. Nelle discussioni è emersa anche l’idea di favorire piccole EV “Made in Europe” con benefici pratici (come accesso dedicato a parcheggi/ricarica e possibili incentivi) per abbassare il prezzo d’ingresso. Ma, nella visione Volvo, questi strumenti devono accompagnare il 2035, non sostituirlo: meno incertezza oggi, più competitività domani.
