5 dicembre 2025 - 15:50
Grins, economia circolare può rappresentare tra principali leve politica industriale italiana
Roma, 5 dic. (Adnkronos) - In Italia il 75% delle imprese ha gia` introdotto almeno una pratica circolare, ma sono prevalenti interventi 'leggeri', come efficientamento energetico e idrico. Costi elevati, complessita` regolatoria, carenza di competenze, scarsa integrazione di filiera sono i maggiori ostacoli che le aziende incontrano quando vogliono premere l’acceleratore sull’economia circolare. Questo è quanto emerge dal rapporto Grins 'Crescita circolare: l’innovazione come motore del cambiamento' dall’università di Torino nell’ambito del gruppo di ricerca Innovazione e ecosistemi per le economie circolare, coordinato dal professor Francesco Quatraro dell’università di Torino. Dal report emerge anche che: le imprese con brevetti circolari presentano piu` alta produttivita`, maggiore internazionalizzazione, piu` certificazioni ambientali e impianti Fer, strutture organizzative piu` avanzate. E producono complessivamente 160 miliardi di euro di fatturato. Il focus del report si è concentrato anche sulle start-up in ambito economia circolare che sono circa 3 mila e concentrate in Lombardia e nei poli urbani innovativi. Si trova leadership femminile nel Centro-Sud e leadership giovanile nel Nord. Alcuni territori (Trento, Basilicata, Rimini, Modena) generano impatti economici superiori alla loro dimensione. Altro tema quello della bioeconomia: prezzi, regolazione e qualita` delle materie prime sono i principali ostacoli. Le imprese chiedono: incentivi alla riconversione, maggiore uniformita` normativa, infrastrutture di approvvigionamento, formazione, sensibilizzazione dei consumatori. La transizione verso l’economia circolare rappresenta una delle sfide piu` rilevanti per il futuro del sistema produttivo italiano. Non si tratta soltanto di adottare pratiche piu` sostenibili, ma di ripensare processi, competenze, tecnologie e modelli di coordinamento lungo l’intera catena del valore. Comprendere questa trasformazione richiede dati solidi, indicatori affidabili e un approccio analitico capace di cogliere la complessita` dei fenomeni in corso. “Il rapporto - afferma il professor Quatraro - nasce all’interno del progetto GRINS – Growing Resilient, Inclusive and Sustainable, finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) - rende possibile lo sviluppo di un set unico e integrato di informazioni che combina dati sulle imprese, sulle competenze, sui brevetti, sui marchi, sulle startup, sulla produzione scientifica, sui report di sostenibilita` e sulla bioeconomia. Questo patrimonio informativo rappresenta un contributo inedito al dibattito nazionale sulla transizione circolare, offrendo una base empirica essenziale per orientare politiche industriali, strategie territoriali e interventi di sistema”. A proposito di ricerca scientifica da parte di istituzioni: nel report emerge che per singola istituzione Francia, Olanda, Belgio e Polonia hanno centri in assoluto più attivi, seguiti da Danimarca, Svezia e Uk. Seguono l’Italia a parimerito con il Portogallo. Ma a livello complessivo, tenendo cioè conto di tutte le istituzioni presenti per Paese, l’Italia ha recuperato terreno nell’ultimo decennio, arrivando nel 2023 al terzo posto per numero di pubblicazioni, dopo UK e Germania, e superando Francia e Spagna. Ponendosi quindi la domanda se sia più conveniente concentrare o frammentare l’impegno e lo sforzo. A livello globale emerge che gli Usa in questo settore sono leggermente in ritardo e sono già stati raggiunti negli ultimi anni dall’India. Lo sviluppo di tecnologie per la transizione circolare in Italia è legato ai principali settori di specializzazione produttiva, primo fra tutti l’automotive e il suo indotto, ma anche la manifattura di macchinari specializzati. Questo testimonia una capacità di rispondere alle emergenti sfide competitive, in cui cambiamento climatico e regolamentazione possono anche rappresentare un’opportunità. Diventa fondamentale non disperdere le competenze, anche a fronte di passaggi di proprietà e cessioni a gruppi esteri. Bisogna preservare e valorizzare il capitale umano qualificato fatto di ricercatori, ingegneri e tecnici, che ha contribuito alla spinta innovativa del settore manifatturiero fino ad oggi, anche in ambito circolare.L’economia circolare puo` quindi diventare una delle principali leve di politica industriale italiana. Per farlo, occorre però trasformare la circolarita` da “insieme di buone pratiche” a strategia nazionale di sviluppo, capace di guidare innovazione, investimenti e valore nei territori. Serve una governance multilivello integrata, che coordini ministeri, regioni, enti locali e imprese. La transizione circolare richiede un mix di politiche industriali, di ricerca, del lavoro e della formazione. Le imprese piu` innovative mostrano che la circolarita` migliora produttivita`, competitivita` internazionale e resilienza. L’Italia ha una base solida ma rischia di ampliare i divari se non interviene su competenze, infrastrutture e norme. La domanda finale (consumatori, pa, grandi aziende) e` un fattore chiave: va incentivata e orientata. L’economia circolare puo` diventare una delle principali leve di politica industriale italiana. Per farlo, occorre trasformare la circolarita` da “insieme di buone pratiche” a strategia nazionale di sviluppo, capace di guidare innovazione, investimenti e valore nei territori. Matteo Cervellati presidente fondazione Grins: “Il lavoro del gruppo di ricerca mostra che la circolarità è una leva industriale strategica. Con Grins integriamo dati e competenze per leggere questa trasformazione e sostenere imprese e territori. Servono politiche stabili, competenze e governance per accelerare una crescita davvero circolare”.