25 novembre 2025 - 18:44
Verso una strategia italiana per le scienze della vita, il contributo di Sanofi
Milano, 25 nov. (Adnkronos Salute) - Definire una politica industriale e scientifica capace di rafforzare la competitività nelle scienze della vita. E' la sfida che l'Italia dovrà affrontare in uno scenario internazionale caratterizzato da instabilità geopolitica, pressioni macroeconomiche, crescente domanda e difficoltà di accesso alla salute. Tema caldo su cui un evento, promosso oggi da Sanofi a Roma, ha acceso i riflettori riunendo voci istituzionali, politiche, della comunità scientifica e del Terzo settore. Tra gli altri: l'ambasciatore di Francia in Italia Martin Briens, il ministro dell'Università e Ricerca Anna Maria Bernini, il capogruppo Fdi in commissione Bilancio del Senato Guido Liris, la dirigente Divisione Biotecnologie e Farmaceutica del Mimit Claudia Biffoli. E sul fronte scientifico: Giuseppe Curigliano, presidente eletto Esmo (European Society for Medical Oncology) e ordinario di Oncologia medica all'università Statale di Milano; Alberto Mantovani, presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca e professore emerito di Humanitas University; il presidente del Consiglio superiore di sanità Alberto Siracusano; la Dg di Fondazione Telethon Ilaria Villa; la prorettrice dell'università degli Studi di Napoli Federico II Angela Zampella, presidente del Consiglio di sorveglianza del Centro nazionale per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia Rna; il direttore della ricerca scientifica per Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e la sua Fondazione Fism, Paola Zaratin; e Giovanni Tria, presidente della Fondazione Enea Tech e Biomedical.L'iniziativa si inserisce in un momento "cruciale per il settore", spiegano i promotori, "in cui la ricerca biomedica, la medicina di precisione, l'immunologia di nuova generazione e l'intelligenza artificiale stanno trasformando in profondità i percorsi di cura e le filiere produttive". Per l'Italia, Paese leader europeo nell'export farmaceutico e "hub d'eccellenza" per la ricerca clinica, queste trasformazioni rappresentano "un'opportunità strategica" da cogliere attraverso una visione di lungo periodo. Per Tria abbiamo "una grande opportunità: trasformare il vasto potenziale delle scienze della vita in un vero asset strategico nazionale. La sperimentazione di nuove forme di collaborazione pubblico-privato va in questa direzione: valorizzare le eccellenze scientifiche e cliniche già presenti nel Paese e integrarle con la capacità industriale, tecnologica e produttiva. Investire in infrastrutture biomediche avanzate e in poli di innovazione permette di generare un ecosistema attrattivo, capace di trattenere talenti, attirare investimenti internazionali e sviluppare filiere ad alto valore aggiunto. Un comparto delle scienze della vita forte significa capacità di rispondere più rapidamente alle emergenze sanitarie, maggiore sicurezza nell’approvvigionamento di prodotti critici e un ruolo più attivo nelle iniziative europee di sovranità tecnologica". Base del dibattito i dati del Report d'impatto 2024 di Sanofi, che offrono una fotografia del valore che l'innovazione può generare per il Paese. L'azienda ha investito 45,2 milioni di euro nel 2024 in Ricerca e Sviluppo in Italia, generando un beneficio complessivo di 133 milioni di euro per il Ssn e il Paese in termini di costi evitati, secondo quanto riporta una nota. L'effetto leva è pari a 2,95: ogni euro investito in ricerca in Italia produce quasi 3 euro di risparmio per la collettività con la riduzione delle ospedalizzazioni, l'uso più appropriato dei percorsi clinici e la disponibilità di terapie innovative. Inoltre, la ricerca sostenuta da Sanofi è una delle più estese in Italia - si legge - con 108 studi clinici condotti nell'ultimo anno, che hanno coinvolto 1.517 pazienti distribuiti in 563 centri clinici ospedalieri e universitari, e la collaborazione con oltre 90 strutture sanitarie su tutto il territorio nazionale. La ricerca, osserva Marcello Cattani, presidente e Ad Sanofi Italia e Malta, "è ciò che ogni giorno ci permette di trasformare conoscenze scientifiche in soluzioni concrete per milioni di persone. L'Italia ha una forza unica, rappresentata da una rete clinica di eccellenza e da ricercatori capaci di guidare studi complessi, multidisciplinari e ad alta innovazione. I risultati che osserviamo - dall'impatto sulla qualità di vita dei pazienti alla riduzione dei costi per il sistema sanitario - dimostrano che, quando ricerca pubblica e ricerca industriale lavorano in sinergia, l'innovazione accelera e diventa valore reale. L'ambizione è diventare l'azienda biofarmaceutica leader in immunologia entro il 2030 investendo, con oltre 45 milioni di euro all'anno soltanto in Italia, in studi sempre più avanzati che, anche grazie ad un uso massiccio dell'Ia, integrano immunologia, genomica e nuove tecnologie digitali. Allargando lo sguardo, sono circa 70 i milioni di euro investiti in Italia da Sanofi nelle tre leve chiave dell'innovazione: ricerca e sviluppo, trasformazione tecnologica industriale, competenze e formazione. In un contesto globale di grande complessità, abbiamo bisogno di creare un ecosistema italiano delle scienze della vita all'altezza delle ambizioni della nostra nazione e di stimolo per una politica industriale europea che metta il settore farmaceutico al centro della crescita".Accanto alla produzione scientifica, la ricerca di Sanofi genera "impatti sanitari immediati" e, in particolare, nel 2024 tre aree sono state oggetto nel report di un'analisi economica specifica: la campagna nazionale di immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale nei neonati, le patologie infiammatorie di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. I benefici per il Ssn: 29,5 milioni di euro di costi evitati grazie all'immunoprofilassi Rsv, 20,8 milioni derivanti dalle soluzioni per l'infiammazione di tipo 2 e 34 milioni legati agli inibitori Pcsk9 nella prevenzione cardiovascolare. Sul fronte dell'innovazione, prosegue la nota, Sanofi "sta guidando una trasformazione strutturale della propria pipeline", oggi composta da 93 progetti in fase clinica, di cui 36 in fase avanzata o già sottoposti alle autorità regolatorie, sostenuti sempre più dall'uso di tecnologie di Ai applicate al disegno degli studi, alla gestione dei dati clinici e alla generazione di nuovi target terapeutici.L'Italia svolge un "ruolo centrale" in questo percorso: gli studi sin qui condotti riguardano aree chiave come immunologia, trapianti, neurologia, malattie rare, diabete, vaccini ed ematologia, e comprendono anche 12 molecole innovative, tra cui alcune 'pipeline in a product' potenzialmente destinate a generare oltre 40 nuove indicazioni terapeutiche entro il 2031. Il 76% degli studi dell'azienda ha riguardato soluzioni basate su meccanismi d'azione immunologici, mentre gli investimenti nella ricerca sulle malattie infiammatorie di tipo 2 sono cresciuti del 19% nel solo 2024. Un impegno per contribuire a quella che da anni Mantovani chiama "rivoluzione dell'immunologia" e che non guarda più alle malattie come categorie isolate, ma ai percorsi biologici dell'immunità alla base di molte condizioni croniche e infiammatorie. Temi su cui il super esperto ha incentrato la sua lecture magistrale, durante la quale ha approfondito come la comprensione dei meccanismi immunitari sia oggi alla base delle principali innovazioni terapeutiche e di prevenzione. Il messaggio emerso in definitiva dall'evento di Roma? L'Italia - concludono gli esperti - può assumere un ruolo di leadership nelle scienze della vita, ma questo richiede una visione nazionale condivisa, un ecosistema che preveda una governance che integri ricerca pubblica e privata e investimenti capaci di tradursi in soluzioni concrete per le persone.