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Politica
Blitz di Casaleggio a Roma, il day after tra rabbia e fastidio

Un day after in tutti i sensi. Il giorno dopo il blitz di Davide Casaleggio a Roma, anticipato ieri proprio da Affaritaliani.it, i parlamentari del Movimento cinque stelle sono in subbuglio. Tra i deputati in modo particolare si respira una brutta aria. "A metà tra fastidio e rabbia", racconta un pentastellato di lungo corso. Ma se a Montecitorio sono particolarmente adirati è anche perché il presidente dell'Associazione Rousseau è alla Camera che ha tenuto i suoi incontri riservati. Faccia a faccia che, come racconta al nostro giornale un insider, "si sono tenuti al piano comunicazione del gruppo".

Non che tra gli esponenti M5s al governo la visita del presidente della Casaleggio Associati sia stata salutata con meno fastidio e sconcerto: "Una mossa sbagliata nei tempi e nei modi – spiega un esponente di peso -. Già il malessere nei confronti di Davide era forte tra i parlamentari. E dopo la giornata di ieri è solo peggiorato. Gli attriti e le frizioni che sta creando, ed è questo l'aspetto più grave della vicenda, rischiano di minare i rapporti tra parlamentari e governo. Equilibri fondamentali in una fase decisiva e delicata come questa per il Paese".

 A quanto pare, però, il danno è fatto. Nei corridoi alla Camera, infatti, da questa mattina i deputati M5s non parlano d'altro. Ed è proprio un parlamentare a descrivere il mood di palazzo: "L'arrivo di Casaleggio qui è stato vissuto come una prova di forza. Il fatto che tutti fossimo all'oscuro di questa visita ha accresciuto la convinzione che dei parlamentari non gli interessi granché". "Ma la cosa più grave - incalza un altro Cinque stelle - è che lo stesso direttivo alla Camera non ne fosse a conoscenza". Non a caso gli eletti nel direttivo, spiffera ad Affaritaliani una fonte ben informata, "non l'hanno presa bene. A maggior ragione perché il presidente dell'Associazione Rousseau non li ha neppure incontrati".

Chi avrebbe incontrato, invece, è Vito Crimi. D'altronde, il viceministro dell'Interno è attualmente il reggente del Movimento. Ma anche su questo fronte, il corpaccione dei deputati mugugna.  C'è chi taccia il capo politico come "troppo asservito a Casaleggio" e chi tira in ballo il contratto di servizio per regolare i rapporti tra Movimento e piattaforma Rousseau, al quale proprio Crimi sta lavorando e che sarebbe in dirittura d'arrivo: "Da reggente non doveva farlo. E' inopportuno visto che bisogna rinnovare il gruppo dirigente". Sempre a proposito di incontri, il figlio del cofondatore del M5s si sarebbe intrattenuto, come il nostro giornale aveva anticipato, col nuovo capo della comunicazione alla Camera, Andrea Cottone. "Una cosa gravissima se confermata - si sfoga un esponente Cinque stelle -. Non dimentichiamo che a pagare lo stipendio del capo della comunicazione è il gruppo parlamentare".

Proprio i soldi, in questo caso i 300 euro mensili versati dai parlamentari a Rousseau, sarebbero tra le ragioni che hanno portato Casaleggio nella Capitale. E' da tempo, infatti, che si registrano forti resistenze interne al Gruppo sul versamento della quota alla piattaforma di democrazia diretta. Certo è che, se l'intenzione del presidente della Casaleggio Associati era quella di placare gli animi, ha sortito l'effetto contrario: "Un'exit strategy noi l'abbiamo: se decidiamo in massa di non versare più i 300 euro, nel giro di un mese Rousseau perde 100mila euro circa e nel giro di due mesi si ferma". E su questo, a quanto apprende il nostro giornale, i parlamentari sono davvero compatti. Anzi, un deputato la mette così: "Se nel Gruppo magari a volte ci sono distanze tra eletti al primo mandato e vecchia guardia, questa visita di Casaleggio ha avuto il vantaggio di compattarci come un sol uomo".

Pure sul fronte più strettamente politico, tuttavia, alla Camera la temperatura è altissima. Sopra i livelli di guardia. Il dibattito intorno al nodo leader unico-regia collegiale era già abbastanza acceso di suo. E la posizione di Casaleggio, contrario all'ipotesi, caldeggiata dallo stesso Luigi Di Maio, di una segreteria politica e favorevole all'idea di un capo politico forte legittimato dal voto su Rousseau ha finito con l'esacerbare ancora di più gli animi.

"L'uscita di Davide sul Team del futuro che costituisce già una guida collegiale nel Movimento? Per noi - spiegano diversi deputati M5s - è irricevibile. Così ci ritroviamo Enrica Sabatini, fortemente voluta proprio da Davide, da facilitatore e capo politico ombra? Non scherziamo". Insomma, se l'intenzione del figlio del cofondatore del M5s era tentare di blindare i facilitatori per evitare un futuro "direttorio" senza nessun fedelissimo, questa mossa pare già bruciata.

"Potrebbe anche essere realistico che Davide punti ad Alessandro di Battista come futuro capo del M5s - ipotizza un altro insider -. Nei suoi calcoli avrà messo in conto che un voto sulla piattaforma potrebbe avvantaggiarlo, ma ha dimenticato che nel M5s accanto alla base c'è anche il corpaccione dei parlamentari eletti".  Senza contare, aggiunge un big Cinque stelle, "che i conti non si possono fare senza l'oste.

Può anche essere che in questo momento Davide e Alessandro siano l'uno la stampella dell'altro, ma siamo proprio sicuri che è alla leadership che punta Di Battista e che non sia a sua volta solo spinto in avanti dalle anime più critiche nei confronti degli attuali vertici? Siamo sicuri che sia interessato a caricarsi di una simile responsabilità, tra l'altro in forma totalmente gratuita in questo momento?". Insomma, gli interrogativi in casa M5s non mancano come del resto i motivi di frizione. E degli Stati generali ancora non c'è traccia all'orizzonte.

 

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