Politica

Meloni in Cina, missione strategica e non solo economica. Dalla Russia al Medio Oriente fino all'Ue fuori dai giochi

di Vincenzo Caccioppoli

Il senso del viaggio a Pechino della presidente del Consiglio

Meloni arriva in Cina come presidente di turno del G7, e a poche settimane dalla sua partecipazione come paese membro al summit della Nato di Washington. L'analisi 


L’importanza della missione di Giorgia Meloni in Cina non è data solo dalla posta in gioco molto alta sia sul piano delle relazioni economiche e politiche tra i due Stati, dopo gli attriti derivanti dalla decisione di non proseguire sugli accordi della via della Seta. La visita di Giorgia Meloni per incontrare i vertici del governo cinese è anche carica di forti aspettative per il momento storico in cui avviene, a pochi giorni dal voto europeo e a pochi mesi da quello americano e quindi per una valenza che potrebbe anche andare al di là di quella di un “normale” bilaterale di stato.

Si tratta di una visita di Stato, infatti,  che si compie, in una fase geopolitica, particolarmente complicata: oltre a essere come detto il primo viaggio del capo del governo italiano dopo l’uscita dalla Via della seta,  Meloni arriva in Cina come presidente di turno del G7, e a poche settimane dalla sua partecipazione come paese membro al summit della Nato di Washington, quello da cui è stato licenziato il comunicato congiunto più duro nei confronti della Cina – definita un “fattore decisivo” per la guerra della Russia contro l’Ucraina.

Meloni ha già più volte rassicurato gli alleati sul “forte messaggio” che porterà a Pechino, soprattutto in relazione al suo rapporto con la Russia. Meloni arriverà prima a Pechino, dove lunedì insieme con il premier del Consiglio di stato cinese Li Qiang, aprirà i lavori della settima edizione del Business Forum Italia-Cina, che si terrà nella Grande sala del popolo di Piazza Tienanmen, Quindi è già chiaro da questo particolare di quale importanza rivesta il fattore economico nella missione della premier.

D’altra parte, a inizio del mese il ministro del made in Italy, Adolfo Urso, si era recato anch'esso in Cina, in una sorta di preparazione del viaggio della premier, con importanti e strategici incontri sul versante auto e batterie elettriche, sui il ministro si sta impegnando a fondo in questi mesi. Secondo la Reuters si profilano accordi importanti tra Cina e Italia su questo fronte, e chissà che non sia proprio la premier a completare il lavoro del suo ministro. Ma come  ha detto al Global Times Mario Boselli, presidente della Fondazione Italy China Council (ICCF), in un'intervista prima della visita in Cina del Primo Ministro italiano Giorgia Meloni “L'Italia può essere la porta d'accesso perfetta per i mercati dei paesi terzi [per le aziende cinesi], non solo i mercati europei ma anche quelli del Mediterraneo. Ecco perché la nostra penisola è anche il luogo perfetto per gli investimenti greenfield delle aziende cinesi".

L'Italia è il quarto partner commerciale della Cina nell'Unione Europea, e la Cina è il più grande partner commerciale dell'Italia in Asia. Nel 2023, il volume degli scambi bilaterali è stato di 71,758 miliardi di dollari, in calo del 7,2 percento anno su anno, secondo il Ministero degli Esteri. E certamente anche di questo, la premier parlerà con il presidente cinese Xi Jinping (probabilmente lunedì stesso), che Meloni ha incontrato in un bilaterale durante una delle sue prime missioni internazionali, il G20 di Bali nel 2022.

In quella occasione i due parlarono soprattutto di via della seta, da cui poi il governo Meloni ha deciso di uscire, ma anche di accordi economici e proprio in quella occasione il leader cinese invitò la premier in Cina. Insomma si creò comunque un certo feeling, cosa che la Meloni sembra avere avuto quasi con tutti i leader mondiali (fatta eccezione ovviamente per Macron e con l’impalpabile Scholz). Ma adesso la situazione rispetto ad allora è assai cambiato dal punto di vista geopolitico e diplomatico.

Ed è indubbio che la Cina, anche per le elezioni in Usa alle porte, abbia assunto un ruolo sempre più importante di mediatore per i conflitti in corso in Ucraina soprattutto (il ministro ucraina Kuleba è appena stato a Pechino) ma anche in Medio Oriente. E quindi è sul piano diplomatico, su cui in questi mesi tanto si è spesa la premier italiana, che l’incontro riveste una notevole importanza. È forse la prima volta da decenni, infatti, che il governo italiano si presenta agli occhi di un grande leader, come quello più stabile e forte in Europa. Il viaggio ad aprile di Scholz in Cina è stato molto criticato in patria, e secondo molti osservatori, potrebbe essere un boomerang per un già indebolito cancelliere tedesco. 

Ecco perché anche la missione di Giorgia Meloni riveste un'importanza strategica non solo economica, per il nostro paese, ma anche per il ruolo strategico a cui la premier sta lavorando in questi mesi sul piano internazionale. E la visita in Cina potrebbe rafforzare questo progetto della Meloni, anche agli occhi di quanti ancora si ostinano a definirla isolata in Europa. Perché la questione forse a un occhio più attenta va ribaltata. Nel senso che non è tanto che la Meloni sia isolata in Europa, ma è l’Unione europea che sembra essere isolata e contare sempre meno nello scacchiere mondiale. Come già nel Mediterraneo, con il suo attivismo sia sul fronte al contrasto della immigrazione clandestina, e sia  con il rilancio del piano Mattei, la Meloni forse sta cercando di uscire da questa sorta di complesso di inferiorità che pare avere attanagliato l’Unione europea in questi ultimi anni.

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