Politica
Meloni-Macron, rottura dell'asse franco-tedesco e Roma sempre più centrale in Ue: che cosa c'è dietro al vertice del disgelo
Nonostante le liti e le frecciatine a distanza, il presidente francese ha capito che Meloni è una premier in grado di sparigliare le carte in Ue, anche grazie al suo stretto legame con von der Leyen. L'analisi

Meloni e Macron (Foto Lapresse)
Parigi e Roma così lontani, così vicini
L'ottimismo a Palazzo Chigi cresce di ora in ora, in vista dell'importante vertice di oggi pomeriggio alle 18 a Roma, tra il presidente francese Emmanuel Macron e la premier italiana Giorgia Meloni. Fonti diplomatiche sostengono che i fitti colloqui di questi giorni dimostrano come la Francia, che ha espressamente chiesto il vertice, accettato di buon grado da Meloni, sembra intenzionata una volta per tutte a mettere da parte screzi e attriti tra i due, per riallacciare un rapporto storico tra i due paesi, che è imprescindibile.
Sono troppi gli interessi non solo economici, (la Francia è il secondo maggior partner commerciale europeo dell’Italia) ma anche politici e diplomatici, per poter continuare a mantenere un rapporto fatto di invidie, diffidenze e sospetti reciproci. Non è una novità, malgrado qualcuno all’opposizione, per mero opportunismo, adesso accusi la Meloni di rovinare i rapporti con la Francia. Semmai sarebbe vero il contrario: il legame tra Parigi e Roma è sempre stato contraddistinto da una reciproca diffidenza e rivalità tra i due paesi.
Basti pensare ai rapporti con il Nord Africa, per il controllo delle materie prime, che si trascina dai tempi del povero Enrico Mattei, oppure a quello legato alla migrazione clandestina, con la polizia francese che più volte ha sconfinato per riportare a Ventimiglia gruppi di migranti che cercavano di oltrepassare il confine.
Ma anche le tante questioni economiche ed aziendali, come nel caso della fusione tra Finmeccanica e i cantieri navali Stx, che avrebbe dato vita ad un colosso mondiale della cantieristica navale e che la Francia in un primo momento appoggiò per poi far saltare tutto per mero sciovinismo, nel colpevole silenzio del governo di centro sinistra del tempo. Per non parlare delle polemiche senza fine seguite dalla decisione di Francois Mitterand di dare ospitalità a noti terroristi dell’estremismo di sinistra, colpevoli di omicidi ed eversione in patria, rifugiatosi in Francia grazie all’impunità concessa dal governo francese, che per una decina dei quali due anni fa ha detto no per l’ennesima volta all’estradizione in Italia.
Ma allo stesso tempo, Francia ed Italia sono unite da un legame indissolubile in Europa, non solo perché tra i paesi fondatori, ma anche per il peso che ambedue hanno all’interno della Unione Europea. Macron evidentemente, dopo avere provato in tutti i modi a contrastare l’attivismo della Meloni sul palcoscenico internazionale, ha capito che lo scontro frontale sarebbe stato forse più dannoso per lui che per la premier italiana.
Il presidente francese deve scontare una debolezza interna senza precedenti (il suo gradimento è al 24%, uno dei risultati più bassi di sempre) e ha cercato di rafforzare la sua immagine pubblica, grazie ad un protagonismo internazionale, che però si è dimostrato presto velleitario. I limiti della figura di Macron, emersi con forza in patria, sono stati amplificati dalla sua incapacità di giocare un ruolo da protagonista sulla scena internazionale. Il suo chiaro intento, miseramente fallito, era quello di diventare il perno dell’asse franco tedesco (e quindi della Unione europea), grazie alla sostanziale impalpabilità del cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Un asse che mai come ora, invece, sta mostrando tutta la sua debolezza ed inadeguatezza a stare al passo coi tempi. Proprio l’arrivo sulla scena politica di Giorgia Meloni che ha contribuito a far emergere come il sostanziale dominio dei due paesi, all'interno dell’Unione europea, abbia contribuito ad accelerare una sostanziale irrilevanza dell’Europa nel nuovo scacchiere geopolitico internazionale.
Le divisioni interne dell’Europa sono figlie proprie della eccessiva dipendenza dai due paesi, che hanno sostanzialmente agito più per difendere i propri interessi che per rafforzare l’Europa. Nessuno poteva pensare che una “neofita” della politica, almeno dal punto di vista internazionale, che per di più proveniva da un passato di “sovranismo”, potesse mai rappresentare un rischio per l’egemonia franco tedesca. Invece la premier italiana ha stupito tutti ed ha sparigliato le carte.
Innanzitutto, creando un forte asse con la presidente della commissione Ursula Von der Leyen (rafforzatosi ulteriormente dopo la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Ue, che è il collante tra il governo italiano e le gerarchie popolari e liberali europee, riuscendo a riallacciare i rapporti tra i conservatori e i popolari europei, spezzando il loro legame con Socialisti e Verdi), e poi mostrando di voler perseguire nella politica europeista ed atlantista, come è nella tradizione italiana da decenni.
Francesi e tedeschi speravano di avere ancora una volta gioco facile con il premier italiano, come ebbero per esempio con il governo Conte 1 (emblematica la scena dell’allora presidente Conte, a rapporto con la Merkel, nel 2019 per giustificare gli eccessi della sua variopinta maggioranza). Si confidava e sperava che anche con lei si sarebbe assistito a quella sostanziale sottomissione che troppo spesso i governi italiani hanno avuto di fronte ai due potenti alleati. E per questo il francese ha provato ad isolare la premier italiana, ma i suoi piani si sono infranti contro la fermezza della Meloni. Ora però Francia ed Italia tornano, finalmente, a riunirsi in un vertice che potrebbe anche ridisegnare il quadro del potere europeo, appianando i contrasti tra i due paesi, che rischiavano di minare ancora di più la credibilità e la compattezza dell’Europa.
Anche perché l’elemento di novità dell’elezione del presidente polacco, fanno notare fonti diplomatiche di Chigi, Karol Nawrocki, un conservatore potrebbe mettere fuori gioco in patria Donald Tusk, che invece aveva fatto da sponda proprio al francese in ottica anti Meloni. Ed è per questo che al vertice guarderanno con grande attenzione anche il cancelliere Friedrich Merz e la presidente della commissione Ursula von der Leyen, che da mesi spinge per una distensione nel rapporto tra i due. Mai come ora c’è bisogno in Europa della massima concordia ed unità di intenti, soprattutto tra chi, come Francia ed Italia, hanno molte più cose che li uniscono di quelle che li dividono. Ed è per questo che a Palazzo Chigi regna un cauto, ma crescente ottimismo sulla buona riuscita di un vertice fortemente voluto dalla Francia di Emmanuel Macron. Particolare che ancora una volta, smentisce clamorosamente la narrazione che vorrebbe Giorgia Meloni isolata in Europa.
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