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Palazzi & potere
Europa, la crescita esponenziale del virus farà capitolare Angela Merkel

L'Italia sta facendo asse con Francia e Spagna per chiedere all'Europa un più forte impegno per finanziare gli investimenti ed immettere liquidita' nel sistema economico e produttivo dei Paesi europei, attraverso strumenti come gli eurobond. Una linea fortemente osteggiata dai paesi del nord Europa. E fin troppo ingenuamente nel belpaese c'era chi sperava che, di fronte all'emergenza, venissero in un sol colpo accantonati decenni di pregiudizi e "complessi di superiorità" nei confronti dell'Italia da parte della Germania della signora Merkel e dei suoi stati vassalli Olanda e Austria, con i quali da sempre ama fare il "gioco delle parti".

In queste ore, rivela Dagospia in un dettagliatissimo retroscena, a Palazzo Chigi c'è molto scetticismo sulla possibilità che entro due settimane i ministri delle Finanze possano trovare un accordo degno di questo nome sulla gestione economica del post coronavirus. Il blocco dei paesi del nord, capeggiato dalla Germania, non sembra mollare. "Il rischio vero è quello del compromesso al ribasso e magari di ritrovarsi un Mes con un altro nome e con qualche condizionalità in meno.

Anche in questa ora drammatica l'Europa dimostra di non avere solidarietà. Forse è ora di rivedere anche le nostre idee e le nostre aspettative sull'Ue" ragiona una fonte che sta seguendo da vicino il dossier. E allora? Che succederà nelle prossime due settimane? Un piano c'è, ovviamente. Il solito: si tenterà di far cambiare idea alla Merkel, facendogli capire che da una crisi politica ed economica dell'Italia emergerebbero i populisti alla Salvini. E poi, col crollo dell'Italia, il declino economico finanziario contagerebbe Spagna, Francia, per poi arrivare anche in Germania.

Addio all'Europa quindi. Converrebbe tutto ciò alla Germania? C'è poi un altro fattore che potrebbe far capitolare la signora Merkel. Più imponderabile. Ma forse più potente: la diffusione del contagio a livello esponenziale nei prossimi 15 giorni nel nord europa. A quel punto anche lì, dove da sempre ci guardano dall'alto in basso, avrebbero bisogno di grossi investimenti per il dopo virus.

E forse potrebbero rivedere il no all'emissione degli eurobond. Quanto alla carta Draghi, continua Dagospia, Colle e Palazzo Chigi tenteranno di giocarla esclusivamente a livello europeo, per cercare di convincere i riottosi banchieri del nord. Ma per ora nessun risvolto interno, almeno per il momento. Anche il Quirinale è d'accordo. Nessun "governo Draghi" ora, spiegano i bene informati. D'altra parte nemmeno il Presidente della Bce ha voglia di infilarsi nelle questioni interne adesso. E soprattutto un governo c'è: parlare ora di una sua sostituzione equivarrebbe a indebolirlo. Proprio nel momento della battaglia finale in Europa. Un errore imperdonabile come sanno bene al Quirinale.

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