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Palazzi & potere
Pd, Referendum, Europa: parla Matteo Orfini, Presidente del PD

Legge elettorale, referendum istituzionale, Libia, Brexit, rapporto con l'Europa e molto altro. Intervista di Affaritaliani.it al presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini.

Quali sono i veri nodi da sciogliere della politica italiana? Quali temi metteresti in agenda a partire da settembre?

Stiamo attraversando un momento di grande difficoltà delle democrazie occidentali. La forza dei populismi e la crescita dell'astensionismo sono fenomeni ormai diffusi, di fronte ai quali non si possono chiudere gli occhi. Anni di crisi hanno scavato un solco profondo: le istituzioni e la politica non hanno saputo adeguatamente affrontare le difficoltà e i cittadini hanno perso fiducia. Restituire credibilità alle istituzioni è indispensabile. Per questo portare a termine il percorso delle riforme costituzionali è così importante: dare al paese un assetto più efficace e mostrare che la politica è in grado di riformare se stessa è un primo passo indispensabile.

La politica italiana sta vivendo un momento di grande difficoltà anche dovuto alla fase di stallo economico del paese. Come se ne esce? Ma soprattutto cosa fare a livello strutturale e internazionale affinché certi episodi non abbiano più a ripetersi (penso ad esempio alle crisi bancarie)?
Il merito principale di Matteo Renzi è quello di avere aperto uno scontro molto duro in Europa per mettere in discussione le politiche di austerità. Prima di questo governo l'Italia andava a Bruxelles senza combattere. Oggi siamo riusciti a imporre nel dibattito il tema della flessibilità e degli investimenti. Continuare in questa battaglia è la premessa per avere i margini di agire in Italia. Dove dobbiamo aggredire con più forza il tema enorme della diseguaglianza: politiche per la casa, contrasto alla povertà ma anche -e soprattutto- investimenti per creare occupazione.

L'Italia è presente in Libia con le forze speciali per dare supporto logistico; quale sarà o dovrà essere la strategia del nostro paese in merito alla questione libica?
Il governo ha agito bene. Occorre sostenere lo sforzo di pacificazione in corso e mettere a disposizione le nostre competenze e risorse per rendere più forte chi si oppone all'isis
 

Dopo Brexit, che fare? Come può ripartire l'Europa, un Europa che deve essere più attenta ai cittadini e meno alle multinazionali?
Come le dicevo, l'Europa deve assolutamente cambiare: quando decidemmo di costituire l'Unione, l'entusiasmo dei popoli era forte. Oggi prevale delusione e sfiducia. La ragione è che quando i cittadini europei avevano bisogno di aiuto -all'arrivo della crisi- si sono voltati indietro aspettandosi di trovare istituzioni comunitarie in grado di aiutarli e hanno invece scoperto che c'erano solo freddi e cinici tecnocrati che scrutavano i conti senza preoccuparsi delle vite che stavano dietro a quei numeri. O rimettiamo al centro del progetto europeo una visione politica nuova o sarà difficile sconfiggere la rabbia e la delusione
 

Che ne pensi dell'interventismo di taluni capitalisti stranieri in italia come Bollorè, ad esempio, anche se non è stato l'unico negli ultimi tempi?
Al di là delle valutazioni sulle singole operazioni, mi pare evidente che il nostro paese corra il rischio di svendere pezzi importanti del proprio patrimonio industriale. In questo pesa una certa storica debolezza del nostro capitalismo, che difficilmente si mostra in grado di competere.
Per questo credo dovremmo tornare a riflettere con maggior laicità sul ruolo del pubblico, che nella parte migliore della storia del nostro paese è stato indispensabile a garantire crescita, sviluppo e -soprattutto- autonomia. 
E forse occorrerebbe riflettere anche su alcune operazioni varate in questi anni: ha senso immaginare privatizzazioni delle dimensioni previste ad esempio in Poste italiane? Avevo dubbi allora, li conservo anche oggi.

Italicum: che fare? Si o no alle modifiche?
L'italicum è una buona legge e per fortuna c'è...ovviamente come tutte le leggi può essere migliorata. Io stesso ho avanzato la proposta di qualche ritocco che vada in direzione del modello elettorale della Grecia. Altre ipotesi sono sul tavolo. Ma una cosa la voglio dire alla minoranza del Pd: se si vuole davvero lavorare per modificare l'italicum, non è certo con gli ultimatum che si aiuta questo percorso. Dire "se non cambia la legge votiamo no al referendum" magari giova sul piano del posizionamento interno, ma rende tutto più difficile. Il governo ha detto che se matura una maggioranza per delle modifiche ne prenderà atto: allora lavoriamo a verificare se questa maggioranza esiste, invece di ributtare la palla di là in un eterno e stucchevole ping pong interno che inevitabilmente non produrrà nulla, se non un certo fastidio tra i nostri elettori.

Credi che Renzi e palazzo chigi stiano giocando nella maniera più appropriata la "battaglia" referendaria o servirebbe una "messa a punto"?
Renzi ha ammesso di aver sbagliato a personalizzare. Ed è un bene perché questo ci consente di parlare del merito della riforma. Che è un'ottima riforma che sta pienamente nello spirito della Carta e nella storia della sinistra riformista. Ecco, quella per il sì non è una battaglia solo di Renzi. È la battaglia che da almeno venti anni la sinistra riformista italiana combatte senza successo per chiudere l'eterna transizione del paese. Ora ci possiamo riuscire, siamo davvero a un passo. Dipende solo da noi.

Un tuo giudizio sul nuovo centrodestra targato Parisi e sulle sue prime mosse.
Conosco da tempo Parisi e penso sia persona di qualità. Non so se davvero riuscirà a rimettere insieme la destra ma gli faccio un sincero un bocca al lupo. Sicuramente con lui la destra avrebbe uno profilo più europeo.

 

Dei grillini che ne pensi? Stanno avendo molti problemi passando dalla protesta alla proposta soprattutto nella capitale e grillo parla di "tempesta" dopo l'estate...
Urlare e aggredire è semplice, governare e aministrare è compito più arduo. Mi sembra che la fatica che stanno facendo dimostri quello che abbiamo sempre sostenuto: puntando sulla rabbia e sui no è difficile cambiare il paese. 
 

A proposito del PD; quali sono le mosse da attuare per ricominciare a tessera la tela della politica tra la gente, per rinnovarsi veramente? Sarebbe utile il congresso?
Il congresso ci sarà quando previsto dalle nostre regole. Ma sicuramente abbiamo un grande bisogno di riformare il Pd. Anzi, di rivoluzionarlo. Passiamo il 99% a discutere tra di noi e l' 1% a occuparci di quelli che dovremmo convincere e conquistare. Ecco, dovremmo invertire il rapporto. Per questo occorrerebbe il coraggio di metterci in discussione: superare il correntismo esasperato e liberare energie e idee, aprendoci alle tante forze che possono essere aggregate intorno a un processo di cambiamento reale. Penso valga la pena provare.

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