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Politica
Pd, Giuliano Pisapia resta a piedi

Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e pasionario rosso di quell'arcipelago politico perennemente alla sinistra della "sinistra istituzionalizzata" di quello che fu il PCI ed ora si chiama PD, é stato per qualche tempo incoronato come nuovo re, ma poi non se ne é fatto più nulla.
E questo é dovuto a diverse cause che sono interessanti da considerare per stilare una sorta di quello che non si deve fare se si vuole accedere alla regalitá di quel piccolo, ma sempre conflittuale regno fatto di individualitá -per una curiosa eterogenesi dei fini- vieppiú riottose e dall'Io alquanto espanso, in contrasto con la teoria, ma non con la prassi, marxista.

Dicevamo dunque di Pisapia che forte di un mandato da sindaco nella capitale economica d'Italia ha voluto, novello Macbeth nostrano,farsi re per poi trattare con l'imperatore, Matteo Renzi ma la stoffa non é quella dell'ultimo vero regnante e cioé di quel Fausto Bertinotti, scaltro affabulatore di miti ed esso stesso mitopoietico che cantava di Cuba e Libertá danzando sul filo del rasoio della evidente contraddizione logica.

Pisapia, molto piú modestamente, ha avuto un sogno di potere confuso, sfocato, scolorato e si é mosso male.
Le sue sfortune, a ben guardare, nascono lontano e si collocano proprio negli anni del successo, ed hanno un nome e cognome e cioé Bruno Tabacci suo assessore in giunta a Milano e improbabile ispiratore di un accordo federativo a sinistra della sinistra, proprio lui Tabacci, ex democristiano e uomo del centro - destra che giá fece fuori, politicamente, Francesco Rutelli. La strana coppia destó a suo tempo cosí tanto ironico sgomento che nacquero gli ormai famosi comitati "marxisti per Tabacci".

Il resto é storia recente, con Tabacci che tenta la trattativa a nome di Pisapia e riceve picche dal Partito Democratico. Il progetto naufraga. Un regno senza un re e un condottiero senza esercito.
La disfatta politica. Ma Tabacci, vecchia volpe emiciclale, dopo un brevissimo periodo di umano sgomento si ricorda che qualche mese prima era stato ad un convegno di Emma Bonino, c'era stato perché Tabacci, bisogna riconoscerglielo, ha una specie di sesto senso per le ricandidature impossibili e nel suo inconscio archetipale si era attivata la parte limbica - rettiliana e sapeva che era meglio esserci a quel convegno che non esserci.

Ed ecco che quindi dopo la disfatta il naso fu il primo a ritornare in attivitá e il fiuto, come si sa, non sbaglia mai. Emma, respinta anch' essa da (una parte) del Pd reclamava il seggio, contestata peraltro dai Radicali Transnazionali. Tabacci si materializzó dunque in una conferenza stampa e risolse mettendo generosamente a disposizione in cambio di un seggio, il simbolo del suo piccolo movimento, Centro Democratico e cosí le cose si sistemarono per tutti tranne che per il povero Pisapia che alla fine dei giochi rimase senza regno e senza lavoro. Una storia che poteva essere quella anche dei due piú furbi (di lui) presidenti delle Camere, Grasso e la Boldrini, che sia pur un extremis si fecero re e regina, fino alla prova fattuale delle elezioni.

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giuliano pisapiaelezioni 2018bruno tabacciemma bonino





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