Politica
Rivolta nel Pd, Renzi non ha più i numeri in Senato

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Pierluigi Bersani è stato chiaro: "Nessun vincolo niente disciplina di partito sulla riforma costituzionale". L'avvertimento dell'ex segretario del Pd a Matteo Renzi è chiaro: il premier, se vorrà mantenere unito il Partito Democratico, dovrà accettare le modifiche della minoranza interna, in particolare quelle che prevedono l'elezioni per il nuovo Senato. Ma dopo le Regionali del 31 maggio e i ballottaggi di metà giugno il presidente del Consiglio aveva promesso di tornare al Renzi 1, ovvero quello che tira dritto e non ascolta nessuno. Il problema è che a Palazzo Madama ci sono circa 25 senatori della sinistra dem (tra i quali Vannino Chiti, Corradini Mineo e Manuel Gotor) che sono pronti a votare contro il ddl Boschi che riforma la Carta se non ci saranno quelle correzioni chieste da Bersani, Cuperlo e Speranza. Stando così le cose i numeri al Senato non ci sono. O Renzi ammorbidisce la sua posizione e accetta le richieste della sinistra Pd (difficile che ciò accada) oppure cerca una sponda nel Centrodestra.
La pattuglia dei 10 verdiniani potrebbe non essere sufficiente per la maggioranza ed ecco ricomparire all'orizzonte il Patto del Nazareno. Il Nazareno-bis, così lo chiamano in Parlamento, comprenderebbe un'intesa tra il premier e Silvio Berlusconi per modificare insieme la Costituzione nonostante il no della sinistra dem. L'ex Cavaliere non vuole assolutamente una crisi di governo, teme le elezioni anticipate e spera di poter tornare a sedersi ai tavoli che contano. Fare opposizione dura - è il ragionemtno che si fa ad Arcore - non serve e aiuta soltanto Salvini. Meglio cercare di incidere sfruttando le oggettive debolezze e le divisioni nel Pd. Non solo. I fagli di Berlusconi e i vertici di Mediaset premono sul leader di Forza Italia affinché tenga un atteggiamento morbido nei confronti del premier. Il Biscione vede come fumo negli occhio l'instabilità politica ed è spaventato dalle idee anti-euro della Lega. Meglio quindi andare avanti con Renzi cercando di entrare nelle partite che contano. Non solo la riforma istituzionale ma anche la Rai e, perché no, in prospettiva l'annunciato taglio delle tasse che molto ricorda il programma del Pdl.