Politica
Popolo e federalismo, le parole sorprendenti di Stefano Parisi
E’ stata una conferma di ciò che manca nella politica italiana l’intervista alla “Stampa” con cui Stefano Parisi, sconfitto di misura a giugno alla elezioni a sindaco del Comune di Milano, annuncia una convention programmatica, che si terrà a settembre nel capoluogo lombardo, candidandosi così alla guida del centrodestra.
Parisi auspica soluzioni immediate che dovrebbero essere naturali in uno Stato democratico (“Sì ai diritti dei migranti, no a ipocrisie e illegalità”) e moderno (“Ridurre la burocrazia, sfoltire le leggi, nell’ Unione europea e in Italia”). Chiede la riforma digitale della pubblica amministrazione. Si dichiara per il no al referendum confermativo di ottobre della riforma costituzionale (“Ma Renzi deve rimanere in caso di sconfitta”). Dubbi sulla proposta di una legge costituzionale che porti alla sostituzione del Senato con un’ assemblea costituente che rinnovi le istituzioni dello Stato (processo che potrebbe risultare lungo). Dubbi sul coinvolgimento di Silvio Berlusconi (80 anni). (Ma dovrebbero essere i vecchi leader a farsi da parte – cosa difficile se Giorgio Napolitano (91 anni) e Ciriaco De Mita (88 anni) sono tra i protagonisti del dibattito sulla riforma della legge elettorale (Italicum), peraltro appena approvata dall’attuale maggioranza).
Torna però con Parisi il concetto fondamentale, quello di popolo (“Voglio realizzare un programma politico liberale e popolare”). Si pensi a che cosa ha di popolare il Pd oggi e (lo si dice con ironia) ai bagni di folla dei suoi leader che vanno dall’auto blu alle sedi istituzionali o a quelle delle tv. Popolare inconsapevolmente è il movimento Cinque Stelle, nel senso che molti italiani vedono in esso la novità e sono blanditi dal coinvolgimento diretto della Rete (il che ingigantisce i limiti culturali e intellettuali intrinsecamente popolari). Positivo e giusto il concetto di federalismo – che non è neppure più cavallo di battaglia della Lega Nord - in particolare quello fiscale (“Per dare fiato alle regioni più forti economicamente e consentire loro di trainare il resto del Paese”). Che cos’è oggi il federalismo per centrosinistra e Cinque Stelle? Praticamente non previsto.
Ernesto Vergani