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79 °ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE NAZIONALE - Il discorso del Sindaco Decaro

IL SINDACO DI BARI, ANTONIO DECARO, ALLA CERIMONIA COMMEMORATIVA AL SACRARIO MILITARE CITA SCURATI, IL CUI MONOLOGO IERI E' STATO LETTO ALL'ATENEO CITTADINO.

Presso il Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, la Città di Bari e l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia hanno celebrato il 79° anniversario della Liberazione nazionale con una cerimonia commemorativa, alla quale hanno partecipato il sindaco Antonio Decaro.

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Il discorso del sindaco Decaro:

“Autorità civili e militari, cittadine e cittadini,

sono felice e orgoglioso di essere qui, ancora una volta, oggi, a rappresentare la mia città, Bari, nella giornata in cui celebriamo la Liberazione d’Italia.

Per me essere qui non è un atto di mera rappresentanza ma un esercizio di testimonianza civile, politica e istituzionale, nella giornata in cui l’Italia ricorda la lotta di popolo contro la dittatura e l’occupazione nazifascista del Paese. Un’occupazione feroce, sanguinosa, antidemocratica e liberticida.

Un’occupazione contro la quale l’Italia si ribellò e combattè fino all’estremo sacrificio delle sue figlie e dei suoi figli che, da nord a sud, nelle carceri, nei piccoli borghi e nelle grandi città, lungo le coste e nei sentieri di montagna, morirono sospirando una sola parola: Libertà.

Questo è il 25 aprile, la festa dell’Italia liberata, la festa dell’Italia antifascista.

Una festa che vede unita la nostra comunità nel ricordo commosso e grato di chi ha lottato per i nostri diritti e per i nostri doveri. Non una festa di una parte sola ma di tutte le Italiane e gli Italiani che si riconoscono nelle parole e nei valori dell’antifascismo. Oggi come allora. Perché il tempo che passa può rendere meno nitidi i contorni di un ricordo ma non può cancellare la storia.

“Forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia”. Le parole di Italo Calvino ne I sentieri del nido di ragno sono il testamento che noi abbiamo ricevuto da chi per la nostra Liberazione ha dato la vita. Sono quei pezzetti di storia che noi siamo chiamati a ricordare e onorare.

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Sono i pezzetti di storia che anche la nostra città custodisce nelle pietre d’inciampo che ricordano la strage di via Nicolò dell’Arca del 28 luglio 1943, come in quelle della città vecchia che ricordano il coraggio del generale Bellomo, di Michele Romito e dei ragazzi della città vecchia che, opponendosi all’avanzata di una colonna di carri armati tedeschi, difesero il porto di Bari dalla distruzione il 9 settembre dello stesso anno.

Storie che hanno trovato dignità e riconoscimento nella medaglia d’oro al merito civile consegnata alla città di Bari nel 2007 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Storie che questa città non ha dimenticato e non vuole dimenticare. Pezzetti di storia che raccontano una storia più grande: quella della Bari antifascista che, in più di un’occasione, si è battuta e ha contribuito alla Liberazione dell’Italia.

Storie di vite spezzate, di figli orfani, di madri, padri, sorelle e fratelli che hanno pianto i loro cari. Storie di un’Italia lacerata dalla guerra, affamata dalla carestia di cibo e di libertà, ridotta in macerie da una dittatura che aveva zittito con la violenza e con il confino i suoi avversari politici.

Per questo è nostro dovere ricordare, a chi, solo pochi giorni fa,  ha detto che il termine antifascista è “troppo generico” e che l’antifascismo ha portato nel tempo tanti morti, che al contrario la storia ci insegna, al contrario, che il termine antifascista è denso di significati e di valori fondanti la nostra comune storia. Entrambi si leggono tra le righe della nostra Costituzione, la stessa Costituzione su cui giuriamo noi sindaci al momento dell’insediamento e sui cui giurano anche i ministri della nostra Repubblica. Ancora, quei morti fieramente antifascisti sono le stesse donne e uomini ammazzati in più di vent’anni di dittatura nel nostro Paese.

Ma il nostro obiettivo non è fare la conta delle vittime bensì riaffermare il senso di una storia che purtroppo si rischia di stravolgere se non si ha la volontà di dire parole chiare su quanto accaduto.

Questa dev’essere per tutti la condizione per ritrovarsi uniti nell’intento di pacificare un Paese che oggi deve ritrovare la sua unità nei valori democratici e repubblicani in un’Europa fortemente indebolita da una guerra che ormai va avanti da più di due anni. Una guerra drammatica, feroce e assurda come tutte le guerre che in questo momento continuano a funestare il pianeta.

Per questo oggi, da Bari, dal sacrario dei Caduti d’Oltremare che custodisce le spoglie delle vittime di tutte le guerre, ribadiamo l’urgenza di un cessate il fuoco immediato.

Oggi sono qui: per celebrare il mio diritto di festeggiare la Liberazione del nostro Paese e per onorare il mio dovere di continuare a battermi affinché le libertà conquistate in questi 79 anni di democrazia, di Repubblica e di antifascismo non vengano meno né possano essere messe in discussione.

Un impegno che in questi anni ho portato avanti grazie ai preziosi insegnamenti e all’impegno civile delle donne e degli uomini dell’ANPI, dell’IPSAIC e delle tante associazioni e dei sindacati del Coordinamento antifascista, che saluto e che ringrazio per la vicinanza e per la presenza costante nella città di Bari.

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Permettetemi, infine, di rendere onore a un impegno preso con tanti colleghi sindaci di tutta Italia.

In questa giornata di libertà in cui si celebra la Liberazione del nostro Paese, vogliamo dare eco alle parole di Antonio Scurati, scrittore, intellettuale e cittadino censurato nella sua libertà di espressione: “Finché quella parola - antifascismo – (scrive Scurati) non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".

Finché noi saremo cittadini liberi di ritrovarci nelle celebrazioni del 25 aprile, continueremo a testimoniare il nostro impegno per garantire a tutti, sempre e ovunque, il pieno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Perché anche questo è il senso dell’Italia libera e antifascista voluta dal popolo italiano il 25 aprile 1945.

Oggi e sempre.

Viva la Liberazione, Viva la Repubblica, Viva l’Italia!”.

(gelormini@gmail.com)