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Aldo Moro centenario dalla nascita - Il discorso di Ignazio Zullo

L’intervento del capogruppo dei CoR Ignazio Zullo in Consiglio regionale durante la seduta commemorativa della figura di Aldo Moro, in occasione del centenario della sua nascita

Gli anni Settanta sono stati anni di grandi contraddizioni, sono stati gli anni delle grandi conquiste sociali e delle grandi conquiste civili, che si sono poi compendiate in leggi che ancora oggi hanno un loro vigore e una loro forza. Parlo dello Statuto dei lavoratori, parlo della tutela delle lavoratrici madri, parlo dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale, dell’istituzione dei consultori, della legge Basaglia, che dava dignità umana ai malati psichiatrici, parlo della tutela delle acque dall’inquinamento, parlo dell’istituzione delle Regioni e dei TAR.

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Ma gli anni Settanta sono stati anche gli anni dei carnefici e delle vittime. Carnefici i brigatisti, mi riferisco a loro, che poi sono stati riabilitati in tante trasmissioni televisive come opinionisti e come docenti formatori nelle università. Vittime, non solo Moro, che veniva ammazzato più volte quando c’erano queste trasmissioni e c’erano queste occasioni di visibilità di quei carnefici.

Anche noi siamo state vittime, e siamo state vittime perché siamo stati privati negli anni a seguire di quella morte, siamo stati privati della fervida attività politica, degli insegnamenti e degli ideali che trasmetteva Aldo Moro e che continuamente evolveva nel suo pensiero e nella sua azione politica, che erano guida per molti di noi, molti di noi che crescevano secondo il suo solco, ma anche quelli che erano di parte avversa.

Non posso qui stare a parlare di quella che è stata l’attività politica che si svolgeva nel contesto nazionale e internazionale di Moro, l’hanno fatto molto bene e molto meglio di me coloro che mi hanno preceduto, soprattutto i relatori, ma anche i tanti colleghi, anche perché non ho vissuto nella giovinezza quell’attività politica. Io mi approcciavo all’elettorato attivo quando Moro moriva.

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Voglio qui invece sollecitare la nostra riflessione su alcuni insegnamenti, su alcuni ideali e sulle tematiche che poneva Moro a fondamento delle sue teorie politiche. La libertà, intesa come libertà di pensiero, libertà di espressione, libertà di realizzazione dell’animo umano, con le sue potenzialità. La libertà, badate, è un concetto sul quale noi oggi dobbiamo riflettere. La libertà può estrinsecarsi, può liberarsi solo quando siamo liberi dal disagio socio-economico e culturale. Il senso volteriano del rispetto dell’altro, anche nella non condivisione. Moro coltivava questo pensiero: il rispetto della dignità della persona umana, della vita, dal concepimento fino alla sua morte naturale, il prevalere della persona sulla ragion di Stato, proprio quella ragion di Stato che invece prevalse, in quel momento, nel decretare la sua morte.

La verità, che tante volte è oscurata, che tante volte diventa soggettiva, quella verità che diviene secondo Moro illuminante e che è alla base del coraggio della persona. Chi dice la verità ha coraggio, chi invece trasforma il vero secondo i propri intendimenti, nel tentare di portare acqua al proprio mulino, nel torto che si fa ad altri, io penso che dimostri codardia e non coraggio.

Il decentramento, di cui tanto oggi si parla. C’è una messa in discussione del regionalismo. Per Moro il decentramento era un atto di umanizzazione del potere centrale.

La Costituzione, di cui anche oggi noi parliamo. La Costituzione per Moro era un patrimonio collettivo, non certo proprietà di una parte politica.

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Il senso alto della giustizia. C’è in Parlamento, oggi, un disegno di legge in cui si parla molto della prescrizione. Moro era per una giustizia giusta e tempestiva. Non mi dilungo, ma credo che questa giornata debba essere considerata da noi un momento profondo per riflettere su queste tematiche e per ispirare la nostra azione politica a queste tematiche. E io di questo la ringrazio, caro Presidente Loizzo per aver voluto questa giornata insieme a chi l’ha sollecitata e ai tanti che credono in questa manifestazione, in questa commemorazione. La ringrazio, insieme a coloro che hanno contribuito alla buona riuscita, cioè i relatori e chi è intervenuto. Noi abbiamo la necessità di fare tesoro di questi valori, di questi ideali, di questi insegnamenti che Moro ci ha lasciato, per poterne fare pane di vita quotidiana nella nostra attività politica.

E noi dobbiamo compiere ancora un altro sforzo: lo sforzo di passare dal ricordo alla memoria, perché il ricordo si racchiude nella sfera degli affetti personali, la memoria invece apre gli orizzonti e tende a introiettare una persona, un pensiero, un insegnamento, nel patrimonio di una collettività. Noi dobbiamo fare in modo che manifestazioni di questo tipo possano continuare e possano ravvivare la memoria di quegli insegnamenti, perché se quegli insegnamenti sono messi in pratica e attuati da chi oggi pratica e solca i terreni della politica, credo che daremo un contributo per una crescita non solo della Puglia e dei pugliesi, ma per la formazione di un mondo migliore che abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli.

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aldo moro ignazio zullo discorso centenario consiglio regionale








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