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Aurelio Valente, 'L’Unione Europea dopo il coronavirus' Progedit. L'intervista
Aurelio Valente presenta la raccolta degli interventi di economisti, giuristi ed esperti, a Polignamo a Mare al Festival de 'Il Libro Possibile'.
Franco Passacantando, Leonardo Patroni Griffi e Aurelio Valente presentano “L’Unione Europea dopo il Coronavirus” - Progedit 2020 a ‘Il libro possibile’, venerdì 10 luglio alle ore 19.00, a Polignano a Mare (Ba), presso il Porto turistico Cala Ponte Marina - Banchina Pirelli Cinturato. Interviene Salvatore Rossi (in collegamento web). Modera l’editore Gino Dato.
Affaritaliani.it - Puglia ha incontrato l’autore prima dell’appuntamento alla kermesse letteraria che vedrà confluire in Puglia le migliori firme in libreria.
Dottor Valente, qual è l’obiettivo di questa iniziativa economico-letteraria?
Quello di stimolare attenzione e partecipazione più consapevole su temi di vitale importanza. Con l’intento di favorire l’idea e lo spirito europeistici, in particolare tra i giovani, gli interventi di alcuni autorevoli economisti, giuristi ed esperti - raccolti nel libro “L’Unione europea dopo il coronavirus” (Progedit editore) da me curato - sono stati scritti nel pieno del lockdown ed alla fine hanno potuto scorgere un po’ di luce in fondo al tunnel: mentre il buio devastante distruggeva vite umane ed economie indebolite in tutto il mondo.

Dal suo osservatorio qualificato; gli uffici della Banca d’Italia che per molto tempo l’hanno vista protagonista in prima linea, ha potuto intravvedere da dove proviene quella luce?
La luce proviene dalle fasi di ripresa dall’isolamento avviate nel nostro Paese, dai recenti dati Covid-19 - che mostrano come “il peggio sia passato” e dalle diverse misure economiche e finanziarie adottate o in corso di adozione, da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, che con la Next Generation EU sta preparando una risposta poderosa allo shock senza precedenti del Coronavirus. Purtroppo dobbiamo constatare che la pandemia sta colpendo ancora duro, in larghe aree depresse e non, in tutto il mondo, con una spaventosa progressione.
In questo scenario pessimistico per l’Italia vale il monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che a Bergamo - durante la commemorazione delle vittime da Covid - ha voluto sottolineare: “Il valore di quanto di positivo si è manifestato. La straordinaria disponibilità e umanità di medici, infermieri, personale sanitario, pubblici amministratori, donne e uomini della Protezione civile, militari, Forze dell’Ordine, volontari”.

Certo, insieme all’intervista a Mario Draghi del Financial Times, l’intervento di Mattarella rappresenta il supporto lungimirante alle speranze per il dopo Covid
Dell’intervento del Presidente mi preme sottolineare le stringate parole dirette specificatamente alla classe politica italiana: nazionale e locale. Sono messaggi brevi, concisi ed essenziali, ma nello stesso tempo precisi ed esaurienti, che vanno raggruppati sotto la comune valenza della necessità di “fare memoria”:
- ricordare i nostri morti significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto, senza la tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima;
- ricordare significa riflettere, seriamente e con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere;
- la memoria ci carica di responsabilità, non coltivarla ci farebbe rischiare di restare prigionieri di inerzie, di pigrizie, di vecchi vizi da superare. Da quanto avvenuto dobbiamo, invece, uscire guardando avanti. Con la stessa volontà di cambiare e di ricostruire, che hanno avuto altre generazioni prima della nostra.
- la strada della ripartenza è stretta e in salita, va percorsa - pertanto - con coraggio e con determinazione, con tenacia, con ostinazione, con spirito di sacrificio;
- “insieme possiamo guardare con fiducia al nostro futuro”.
In pratica, i moniti del Presidente suggeriscono alla classe politica (maggioranza ed opposizione) cosa tener ben presente: “Riflettere seriamente, e con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere”.
Tra i vari interventi nel suo libro, ci sono quelli che trattano della Sanità e dello scottante tema del MES. Quale è la posizione in merito?
Sul Sistema Sanitario Nazionale abbiamo il dovere di intervenire con la massima determinazione e con le massime risorse rese disponibili dall’Unione europea. Ogni altra alternativa renderebbe il nostro paese “prigioniero di inerzie, pigrizie e vecchi vizi da superare”. Penso che non c’è bisogno di aggiungere altro a quanto detto dal Presidente Mattarella, per capire quello che la classe politica ha il dovere di fare al più presto, per non correre un altro più grave ed imperdonabile rischio per la salute e la ripresa del Paese.

Quindi lei è favorevole all’utilizzo del MES?
Le importanti risorse messe a disposizione dall’Unione Europa senza alcuna condizione, ma da usare solo per rafforzare i sistemi sanitari dei paesi in difficoltà (e l’Italia è in grave difficoltà con la contrazione del pil ed il suo pesante debito pubblico), devono essere richieste ed utilizzate senza se e senza ma, per migliorare con efficacia tutto il Sistema Sanitario Nazionale ed essere pronti ad evitare una seconda ondata della pandemia.
Dunque di cosa abbiamo bisogno, più di tutto, in questo particolare passaggio segnato da un modo nuovo di confrontarsi con il futuro?
Lo dico con la semplicità del cittadino di buon senso: spero che i garanti (come Beppe Grillo), i rappresentanti delle forze politiche (Berlusconi, Meloni, Salvini Renzi, Zingaretti ecc.) ed il governo (Presidente Conte e Ministri) maturino al più presto la consapevolezza delle scelte da effettuare, che sono sottese al monito del Presidente Mattarella, che non a caso si è così chiuso: “La strada della ripartenza è stretta e in salita. Va percorsa con coraggio e con determinazione. Con tenacia, con ostinazione, con spirito di sacrificio. Insieme possiamo guardare con fiducia al nostro futuro”.
(gelormini@gmail.com)