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Si  inaugura oggi nel Castello Normanno-Svevo di Bari - alle ore 18 - Liquid Borders,  festival internazionale di fotografia, video arte ed installazione. L’esposizione negli spazi di Santa Teresa dei Maschi e nella Sala Murat sarà inaugurata il 4 luglio alle ore 17 e alle ore 18.

Due giovani curatori: Fausta Bollettieri e Luca Curci, e una location storica come il Castello Normanno-Svevo che accoglie l’arte moderna. Una sdrammatizzazione dei ruoli canonici per permettere un approccio all’arte che non è più evento cult isolato e difficilmente inseribile nel proprio quotidiano, ma messaggio fresco ed affascinante realizzato unendo le opere di artisti contemporanei che giocano con opera artigianale plasmandola nelle sue antitesi: la precisione e la riproducibilità tecnica del manufatto.

Così accade per il ceco Daniel Pesta, nelle cui maschere è evidente l’attitudine alla ricerca attraverso l’innovazione di metodo e concetto, mentre Catrine Val, tedesca, da voce al suo vissuto di donna e la condizione femminile diventa decifrabile in mille sfumature diverse. Particolare Andrew Thomas Huang, con molti successi nelle proiezioni delle sue opere, che ha avuto un premio come miglior cortometraggio su un progetto circa i vuoti fra persone e i modi in cui questi vuoti vengono riempiti. Il tema della memoria forma un’unica forte identità nell’installazione esterna di Daniela Corbascio.  La poetica del ricordo crea un viaggio nella “casa mobile” in cui l’artista rivede la sua vita con una dinamica crescente di ricerca, sempre più particolare e vissuta.

Daniela Corbascio installazione call your mother

Le fotografie degli artisti invitati sono esposte in una presentazione raffinata e minimale, in un grande spazio al primo piano del Castello. E una terrazza non conosciuta, si apre per la prima volta sullo scenario dei tetti delle case e delle chiese di Bari vecchia. Bellezza rarefatta che esplica una accoglienza che crea connubio tra contemporaneità e richiami tradizionali, riportando a Bari come un risveglio dalla negligente ripetitività di eventi e collocazioni.

Chiediamo a Fausta Bollettieri di parlare di questa realizzazione e lei ci dice: “Per la mostra Liquid Borders siamo partiti  da un saggio del sociologo contemporaneo Bauman, secondo il quale una società può essere definita «liquido moderna» se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure, interrogarsi su quale possa essere teatro perfetto per una mostra incentrata sul tema della dinamicità ed ibridazione tra arti visive, culture, identità nelle città contemporanee".

"I non-luoghi sono i più utilizzati in questa “società liquida” e allora perché non tornare alla visione più classica ed immaginare di rinchiudere le opere all’interno di mura fortificate e spazi carichi di storia che un po’ stridono, un po’ dialogano con la produzione e le idee di artisti provenienti da ogni dove? Sono 42, arrivano da 25 nazioni e formano l’eterogeneo gruppo di artisti presentati in mostra con l’intenzione di analizzare la moltitudine di società che compone la totalità liquida e dinamica. Alcuni più concentrati sulle interazioni e contaminazioni tra uomo e spazio urbano; altri sull’identità, che rende ogni persona o luogo un’entità riconoscibile e distinta, a volte fluida e priva di nette demarcazioni culturali, religiose ed etniche, altre volte punto focale di piaghe sociali quanto mai attuali. La mostra raccoglie una vasta gamma di linguaggi e temi arricchiti dalla storia del paese di origine e dal vissuto di ogni artista".

"Il progetto prevede la presentazione delle opere degli artisti in differenti sedi della città: Castello Normanno-Svevo, Sala Murat e Santa Teresa dei Maschi, per permettere una visione metropolitana delle arti contemporanee e una maggiore fruizione della città di Bari, teatro dell’evento. Unico intento curatoriale è far specchiare società multiple nel tentativo di metterle a confronto, per capire quale sia più liquida, fluida e quale la più fragile, quale abbia più personalità e quale sia soggetta, più delle altre, a continui mutamenti”.

Andrew Thomas Huang Solipsist video still 2

Fra gli artisti selezionati foto molto particolari come quelle del serbo Sanja Jovanovic, fortemente influenzato dalla cultura del suo paese di origine, dalla sensibilità del colore e della materia che avvicina al lessico del prodotto industriale, mentre l’israeliano Eran Gilat, presenta nature morte mescolate ad attrezzi chirurgici in una audace e preoccupante rivisitazione della violenza sugli animali e sul corpo.

Lasciamo a Luca Curci la conclusione su questo percorso fotografico di grande bellezza, in cui  - ci dice - “Sempre partendo dalla teoria della "modernità liquida" del sociologo Zygmunt Bauman, il percorso espositivo si articola attorno al concetto di fluidità, movimento ed evoluzione continua dei componenti strutturali delle società contemporanee. Non esistono più confini netti tra un'identità ed un'altra o tra una cultura ed un'altra, bensì è possibile camminare  attraverso le molteplici e differenti sfumature che compongono il nostro io e tutto ciò che ci circonda, ritrovando se stessi nel mezzo, in un non-luogo e in una non-identità. Questo progetto affronta la temporaneità dei ruoli in un contesto in cui le regole sono in continuo mutamento e riflette circa i “confini liquidi” che caratterizzano questi nuovi mondi in eterna evoluzione.
In questo preciso momento storico, la più alta forma di equilibrio cui possiamo ambire è la variazione, la trasformazione ed il cambiamento”.

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