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Cgil, Cisl e Uil in 10.000 a Bari. Contro il caporalato e i voucher

Contro caporalato e voucher i sindacati scendono in piazza. Oltre 10.000 braccianti manifesteranno a Bari sabato 25 giugno, rispondendo all’appello unitario di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil che chiedono un intervento più incisivo nella lotta al lavoro nero in agricoltura, una piaga sociale di cui sono vittime oltre 400 mila lavoratori nel nostro paese.

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“Il governo Renzi che a parole dice di voler combattere lavoro nero e sfruttamento, nei fatti non si muove” dice a Affaritaliani.it Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil. “È passato ormai un anno da quando sotto il sole cocente d’agosto, di quattro lavoratori “illegali” nelle campagne italiane, il governo annunciò ai quattro venti l’intenzione di inasprire le pene ed estendere il reato di caporalato".

"Purtroppo, a distanza di un anno, nulla è cambiato", aggiunge Mantegazza, "Nonostante il Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura firmato poche settimane fa al Ministero degli interni tra istituzioni, sindacati, imprese, associazioni del terzo settore per avviare iniziative concrete volte a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti in sei province del sud Italia, si avvicina la stagione dei grandi raccolti e il quadro normativo resta immutato: in Senato giace il Ddl 2217 contro il caporalato, approvato in Consiglio dei Ministri a Novembre, che contiene, tra l’altro, norme relative all’inasprimento delle pene e all’estensione del reato di caporalato, oltre che ai caporali, anche alle aziende che di loro si servono per reperire manodopera".

"Sempre all’interno del Ddl - prosegue il Segretario Generale Uila-Uil - ci sono le misure per rendere operativa e funzionante la Rete del lavoro agricolo di qualità istituita presso l’Inps per garantire maggiore trasparenza nel mercato del lavoro agricolo, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Se non si riuscirà a trovare una corsia preferenziale per il provvedimento anche quest’anno le raccolte saranno caratterizzate da una forte connotazione di illegalità. Se si verificheranno altri tragici episodi come quelli dello scorso anno, con chi dovremo prendercela?”

I sindacati manifesteranno anche per chiedere al governo di ripensare le sue scelte in tema di voucher. “Il governo deve cambiare rotta. Il decreto attuativo del Jobs Act approvato la settimana scorsa non risolverà il problema del lavoro nero anzi, le modifiche decise per il settore agricolo aumenteranno gli abusi” spiega Mantegazza.

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“Le misure approvate si riveleranno meglio di un gratta e vinci per gli imprenditori disonesti, perché consentire di comunicare la durata settimanale (anziché giornaliera) della prestazione annulla l’efficacia della denuncia preventiva e rende inutile la tracciabilità del buono. Inoltre, eliminare il tetto dei 2.000 euro per committente significa permettere che, in agricoltura, i voucher non servano più a pagare prestazioni accessorie di breve durata ma a sostituire rapporti di lavoro dipendente strutturati. Di fatto, con questa norma, il governo priva tanti lavoratori, soprattutto giovani, di ogni tutela assistenziale e previdenziale”. “È una scelta grave che chiediamo, con forza, all’Esecutivo di ripensare perché espone il settore a ulteriori abusi e priva i lavoratori più deboli di ogni tutela”.

caporalato sp
 

“Restiamo convinti della validità originaria dei buoni lavoro - precisa Mantegazza - ma abbiamo più volte denunciato le storture sul loro utilizzo, che secondo noi vanno corrette perché foriere di profonde ingiustizie e di un grave danno economico a carico della comunità”.

Palmisano Sagnet
 

E poi sottolinea: “L’incremento esponenziale dell’uso dei voucher, passato da poche centinaia di migliaia a 115 milioni annui, pone diversi problemi. Dal punto di vista previdenziale una persona pagata solo con i voucher dovrà lavorare 126 anni per maturare una pensione di 650 euro mensili. Poi c’è la “tassa occulta”, pari al 25% del valore di ciascun buono, che viene trattenuta a vario titolo dall’Inps e che se da una parte alimenta il gettito complessivo dell’istituto, dall’altra, rende impossibile ricevere qualsiasi tipo di prestazione previdenziale”. 

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“Ma la follia più grande” conclude Mantegazza “è che del 25% trattenuto dall’Inps 0,70 euro servono per pagare l’assicurazione rischi sul lavoro. Il lavoratore, quindi, con questa piccola quota avrà diritto, in caso di infortunio, alle stesse indennità e rendite di un lavoratore dipendente (che paga molto di più); il tutto a carico della collettività e con grande vantaggio del datore di lavoro, che non paga nulla e che, con soli 10 euro, è garantito rispetto a ogni evento infortunistico, anche mortale”.

(gelormini@affaritaliani.it)

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