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Dad e Petrarca, 'Solo et pensoso al tempo del Coronavirus'
Agostino e Petrarca (1)

di Trifone Gargano

Non avrei mai pensato di dover ricorrere a Petrarca (il mio “odiato” Petrarca), per meglio interpretare il senso della DaD e tutto ciò che in questi ultimi due anni ha vietato comportamenti umani pubblici, come le passeggiate, le feste, i pranzi festivi (perché creano assembramento).

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Dal di dentro di questa nostra attuale situazione, ho riletto più volte, in questi due anni, il sonetto XXXV del Canzoniere:

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

5Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
10et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.

Petrarca CanzonierePetrarca CanzoniereGuarda la gallery

Il poeta, in questo testo, riprende e sviluppa una riflessione antica, intorno alla questione che la sofferenza interiore non possa essere evitata solo abbandonando i luoghi consueti, per la semplice ragione che si tratta di una sofferenza interiore, dell’animo, e che, quindi, tale malessere segue ovunque chi la stia subendo. Questo pensiero è ben formulato nell’ultima terzina: nonostante tutto, annota malinconico (e sornione) Petrarca, nonostante io fugga in luoghi aspri e selvaggi, Amore mi trova, e ragiona con me, ovunque mi trovi (...e io con lui).

Dunque, la lontananza dai luoghi frequentati, la ricerca della solitudine e il rifugio nella Natura selvaggia non riescono ad alleggerire il peso e l’angoscia di quella sofferenza. Amore è un male inesorabile, ma che, tuttavia, sostiene Petrarca, ha anche una sua dolcezza.

Petrarca Canzoniere 2Petrarca Canzoniere 2Guarda la gallery

La riflessione sulla vita solitaria, alla quale Petrarca dedicò un’opera intera (il De vita solitaria), rinviava al dibattito, molto grande, tra due modelli di società alternativi e antitetici tra loro, e cioè la «vita attiva» e la «vita contemplativa» (questioni che Petrarca affronta, in parte, anche nel Secretum), e assumeva ben altri significati, dimensioni e coloriture (non tutte positive), che qui, però, non voglio sviluppare.

La paura del contagio da coronavirus, le conseguenti proibizioni e i divieti dei vari DPCM, i nostri stessi comportamenti, dettati dalla paura, il ricorso a espressioni verbali del tipo «manteniamo le distanze», che una volta erano il segno di litigi senza possibilità di ricomposizione, ebbene, tutto questo se lo esaminassimo e lo interpretassimo attraverso il filtro letterario di questo sonetto petrarchesco (vita solitaria, ricerca di luoghi selvaggi e non frequentati, nei quali rifugiarsi), potrebbe rivelarci una nuova verità, e cioè che il Covid-19, forse, potrebbe essere vista (e vissuta) come una grande opportunità di cambiamento.

Molto probabilmente, questo virus contiene in sé anche una certa dose di dolcezza, di positività. Intanto, esso ci dice che la sofferenza da contagio non può essere evitata scappando dai luoghi del nostro vivere quotidiano. Il virus, infatti, in questi due anni ha dimostrato di essere molto più forte e pervasivo di ogni disposizione governativa, di ogni pratica preventiva (lavarsi le mani, igienizzarle, portare la mascherina, chirurgica o FFP2 che sia, ecc.), di ogni stravolgimento di comportamenti sociali, e così via.

Quando si è in emergenza (e lo siamo ancora, nonostante i segnali di allentamento che cominciano a intravedersi), il nostro cervello non è in grado di riflettere serenamente, guardando oltre la situazione nella quale siamo immersi. Il Covid-19 sta parlando al mondo intero di una umana fragilità interiore molto profonda, che non riguarda soltanto il livello degli anti-corpi personali o collettivi (di difesa dal contagio), ma che attiene, piuttosto, alle sfere più profonde del nostro io, e del complessivo modello di sviluppo del pianeta, tutto concentrato com’è sul profitto, e non sulla persona, e sulla ricerca e tutela della qualità della vita.

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