Elezioni Regionali: Decaro chiama la Puglia a scrivere il suo Programma - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 21:47

Elezioni Regionali: Decaro chiama la Puglia a scrivere il suo Programma

"Tutta la Puglia scrive il programma", una giornata di confronto aperta a tutti i cittadini pugliesi. Il discordo d'apertura di Antonio Decaro.

Prima domenica d'ottobre per il candidato presidente della coalizione progressista Antonio Decaro, che in Fiera del Levante ha aperto i lavori di "Tutta la Puglia scrive il programma", una giornata di confronto aperta a tutti i cittadini pugliesi che, divisi in 20 tavoli tematici, potranno contribuire attivamente con idee, istanze e soluzioni alla scrittura del programma della Puglia2030 in fase di elaborazione.


 

Una giornata conclusa con le riflessioni di Decaro in assemblea plenaria e un primo bilancio dei lavori. Qui di seguito, invece, Iìil discorso integrale che ha aperto i lavori:

Buongiorno a tutti e a tutte.

Stamattina pensavo che è passato esattamente un mese da quando. a Bisceglie, annunciavo la mia candidatura per guidare insieme a voi la nostra comunità.

Ricordo bene quella serata. E ricordo bene il mio stato d’animo. Non era lo stato d’animo di un uomo appassionato e pronto a prendersi quella responsabilità. Era quello di un uomo smarrito. Non l’ho mai nascosto e anche se avessi voluto farlo non ci sarei riuscito: non sono abituato a fingere.
Su quel palco arrivavo dopo giorni difficili. Ma alla fine, su quel palco, avete vinto voi.

Sono figlio di questa terra, e devo tutto a questa terra. E quel giorno su quel palco ho capito, guardandovi negli occhi, che il mio posto era lì.
Così come oggi da questo palco capisco che il mio posto è qui, insieme a voi, perché abbiamo il dovere di continuare un lavoro cominciato più di vent’anni fa e che dobbiamo portare avanti con la stessa determinazione e impegno di questi anni

A Bisceglie vi avevo fatto una promessa. Avevo promesso che avremmo messo da parte le polemiche e i litigi, e ci saremmo concentrati solo su quello che serve alla Puglia.
Solo su questo.
E quella promessa ho provato a mantenerla. Per tutta la Puglia. Ma non sono abituato a parlare di cose che non conosco. Non sono abituato a parlare per slogan, a prendere impegni che non posso mantenere.

In queste settimane ho studiato, ho ascoltato, ho incontrato associazioni di categoria, sindacati, operatori, cittadini ed esperti.
Ho camminato molto, spesso da solo, per guardare negli occhi la mia regione, la nostra regione, in tutta la sua complessità.
Oggi siamo qui per fare una cosa semplice ma fondamentale: ascoltare e costruire insieme.
Perché, per riflettere, si può anche camminare da soli. Ma per costruire e crescere, si deve camminare insieme. Insieme, che è una parola bellissima da ascoltare.

Qualcuno, l’ho letto nei commenti sui social, dice che l’evento di oggi è una trovata elettorale, una finzione, per far sentire i cittadini partecipi, importanti, protagonisti per un giorno.
Non è così. Chi mi conosce sa che ho sempre lavorato così, con la partecipazione nel costruire il programma e anche dopo essere stato eletto. Mi sono candidato a sindaco di Bari sotto una delle telecamere della Zona a Traffico Limitato. Non è stato un caso. Volevo ricordare ai cittadini e alle cittadine che io ero quel giovane assessore alla mobilità che pensava di sapere tutto e che era entrato nel centro storico copiando, non me ne vergogno, un’ordinanza che avevo copiato dal comune di Bologna.


 

Il primo giorno, quando sono andato a posizionare il primo pilomat e la prima telecamera, per poco i commercianti non mi menavano e avrebbero avuto anche ragione. Dissi al mio dirigente: «ascoltiamoli qualche giorno e capiamo le necessità». Li ho ascoltati tutti e tutte per sei mesi, e insieme abbiamo trovato il percorso migliore da seguire e che oggi consente a un milione di persone all’anno di apprezzare le bellezze del centro storico di Bari, con lingue da tutto il mondo che apprezzano San Nicola, il castello Svevo e anche il terrazzo di Lolita Lobosco. Perché la Puglia è stato anche questo: un turismo attratto dalle grandi produzioni cinematografiche.

Mettere insieme centinaia di persone che discutono del futuro della propria terra vuol dire prendere il palazzo della Regione Puglia, quello che sta a un paio di chilometri di distanza da qui, e riportarlo in mezzo alla strada e nelle piazze, dentro i treni dei pendolari, nei bar, nelle scuole, nelle università, negli ospedali e nelle fabbriche, nei pronto soccorso degli ospedali, nelle case dove ci sono bambini da crescere o genitori anziani da accudire.

Vuol dire prendere il palazzo della Regione e costringerlo a confrontarsi con i pugliesi. Perché sì, è vero, la Regione deve attirare le aziende della information technology, la grande industria, gli investimenti, ma prima di tutto la Regione ha il dovere di occuparsi della vita di ogni giorno dei cittadini e delle cittadine della nostra regione, della nostra Puglia.

Quindi parlare, guardarci negli occhi, confrontarci, anche aspramente, anche litigare, non è affatto una trovata elettorale. È, semplicemente, fare politica. Fare la bella politica, quella delle persone che stanno insieme. È, semplicemente, provare a uscire dalle nostre bolle autoreferenziali della politica politicante e tornare a fare politica nel modo migliore, facendo il nostro dovere. Quello per cui i cittadini ci eleggono e ci danno fiducia.

I cittadini cosa ci chiedono? Di provare a risolvere i loro problemi. E noi dobbiamo ascoltare le loro aspirazioni, ambizioni, sogni e provare a raggiungerli.

La posta in gioco qui, nonostante ci sia scritto in grande il mio cognome (che si scrive tutto attaccato, nonostante dopo vent’anni di politica qualcuno ancora lo scriva staccato…) dicevo, la posta in gioco qui, non è il mio futuro.

È in gioco il futuro della Puglia, di tutta la Puglia, come abbiamo voluto scrivere sui manifesti della nostra campagna.
E il futuro di tutta la Puglia voglio scriverlo insieme a voi, con le vostre proposte, la vostra esperienza, la vostra vita. Che è il patrimonio di idee più ricco che c’è.
Dobbiamo farlo anche per chi oggi non è qui.
Per tutti quelli, tanti, troppi, che non ci credono più. Per quelli che pensano che in fondo siamo tutti uguali, che chiunque si voti o chiunque vinca, non cambierà mai niente.

A queste persone dobbiamo parlare con parole semplici e soluzioni vere.
Non per convincerle. Ma per provare a riconquistare la loro fiducia. Sarà difficile. Ma è la cosa più importante. Forse anche più importante che vincere le elezioni.

Dobbiamo lavorare per una Regione che senza giudicare  sappia ascoltare, accompagnare, controllare quando serve.
Una Regione che si prenda cura della sua gente ogni giorno, senza gesti eclatanti ma con la normalità del buon governo.


 

Io voglio essere la guida di una Regione che avrà i vostri volti e le vostre voci.
Le proposte che nasceranno oggi non saranno un esercizio formale: saranno la base del programma che costruiremo e porteremo in giro, in ogni provincia, in ogni comune, con i cittadini e le cittadine e con i candidati.
E se i pugliesi ci daranno l’onore di governare, lo faremo con rispetto. Prima di tutto verso le opposizioni e le minoranze. Perché dal giorno dopo le elezioni, chi ha l’onore di guidare un’istituzione pubblica, deve ricordarsi che non rappresenta più una parte. Rappresenta tutti. Tutti e tutte.

Che sia un sindaco, un presidente di regione… o una presidente del Consiglio. Ti devi ricordare che le istituzioni non sono la grancassa della propaganda di una parte, sono la casa di tutte e di tutti i cittadini. E io vi faccio questa promessa. Sarò il presidente di tutti, soprattutto di quelli che non mi voteranno.
Io, questa è una promessa che mi sento di fare, dedicherò tutta la mia attenzione e tutto il mio impegno a TUTTA LA PUGLIA.

È passato un mese da quel giorno, su quel palco di Bisceglie, come dicevo, mentre vi annunciavo che mi sarei candidato, lo ammetto, avevo paura.
Ce l’ho ancora.
Ma in questi giorni ho ricevuto una grande lezione di coraggio e di umanità.
L’ho trovata nei volti e nei gesti di quelle donne e quegli uomini che con le loro piccole barche sono partiti per sfidare il destino. Sono partiti senza alcuna speranza di successo che non fosse quello, straordinario, di risvegliare le nostre coscienze. Le nostre coscienze che ormai si stavano abituando al genocidio del popolo palestinese come se fosse un destino ineluttabile. Quelle persone sono riuscite a fare quello che la politica internazionale e anche quella europea, di cui faccio parte, non ha saputo fare. Armati solo della loro passione civile hanno sfidato a mani nude un governo capace di atroci crimini di guerra, solo per amore, per la giustizia e per la pace.
Di fronte a loro non posso che provare vergogna per aver avuto paura. Il mio viaggio, quello che stiamo cominciando insieme, è molto meno pericoloso del loro. Io devo farmi coraggio. Devo prendere esempio dalla loro passione.

Perché loro, come avrebbe detto una persona molto cara a questa terra, hanno «osato la pace». Tutti possiamo dire con assoluta certezza, don Tonino Bello sarebbe stato orgoglioso dei viaggiatori della Flotilla. Lui li avrebbe incitati, ringraziati e, probabilmente, come successe a Sarajevo nel dicembre del 1992, lui li avrebbe accompagnati.

Sta a noi, ora, qui, adesso, il compito di osare, ogni giorno. Perché nessuna conquista e nessun progresso avviene senza il coraggio di spingersi più in là, senza il coraggio di rischiare, senza il coraggio di non arrendersi al torpore delle coscienze. Oggi cominciamo un viaggio, il nostro viaggio ma non solcheremo nessun mare  nessun passo avanti se non saremo capaci di osare.
Io credo nella nostra Puglia, credo in tutta la Puglia. Oggi chiedo a voi di crederci insieme a me. Di osare insieme a me.

Buon viaggio a tutti noi.
Buon viaggio a tutta la Puglia.
Buon viaggio a tutti i cittadini e le cittadine.

Grazie.

(gelormini@gmail.com)