Ex-Ilva, fronte comune: sia il Governo a guidare il rilancio - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:07

Ex-Ilva, fronte comune: sia il Governo a guidare il rilancio

Fronte comune sull'ex-Ilva di Taranto nel sottoscrivere un verbale per chiedere al Governo due punti essenziali: evitare la chiusura degli stabilimenti e decidersi a prendere la guida del rilancio.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine del Consiglio di Fabbrica tenuto a Taranto sull’ex Ilva, ha dichiarato: “La novità di oggi è che tutte le forze sindacali unite e tutti gli enti locali più la Regione hanno sottoscritto un verbale per chiedere al Governo due punti essenziali: rispettare il piano di rilancio con quattro forni DRI e quattro forni elettrici, dei quali tre a Taranto e uno a Genova, e - cosa più importante - richiedere alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di intervenire direttamente per assicurare una responsabilità pubblica nell’esecuzione di questo piano.


 

"Perché, anche laddove ci fosse un’azienda privata disponibile a partecipare alla realizzazione di questo piano, noi riteniamo che non ci si possa ulteriormente fidare ciecamente di un soggetto privato che ha logiche diverse da quelle richieste dal caso che ci occupa. E quindi chiediamo che la presidente Meloni possa ricevere al più presto quantomeno il sindaco, il presidente della Provincia e il presidente della Regione per esporre le nostre ragioni e per chiederle di dare assicurazione a questo impegno pubblico”.

Il presidente Emiliano nel corso dell’incontro, rivolgendosi ai presenti, ha detto: “La Regione Puglia è assolutamente d'accordo su tutto quello che è stato esposto per una serie di ragioni evidenti. La prima questione è che senza una totale ristrutturazione dell'impianto e senza un suo rilancio, con capacità di produrre lavoro e reddito, sarà impossibile uscire anche dalla vicenda sanitaria e ambientale che rischia di essere abbandonata, assieme ai lavoratori e al destino industriale del Mezzogiorno, e anche al destino industriale italiano. Ricordo che per questo stabilimento sono state varate delle norme uniche nel loro genere per qualificarlo come strategico. Questo stabilimento, proprio perché ritenuto così importante, non è più sotto la competenza della Regione Puglia per quanto riguarda i controlli industriali, ambientali, eccetera".

"È uno stabilimento che doveva funzionare nonostante i suoi impianti fossero insicuri. Non posso dimenticare l'incidente di Alessandro Morricella: siamo arrivati al punto che, dopo quell'evento tragico, era così importante continuare a produrre acciaio, da introdurre nell'ordinamento giuridico italiano una norma assolutamente assurda, che consentiva ad un impianto pericoloso di continuare a funzionare, purché fosse stato presentato il piano di ristrutturazione dell'impianto stesso. Ero appena stato eletto presidente, e questo determinò uno scontro molto violento tra la Regione, in particolare tra me, e il presidente del Consiglio dell'epoca che varò quel decreto".

"Se quindi non è cambiata questa condizione di centralità in questo stabilimento, nel momento in cui per le regole europee da un lato (l'entrata in vigore della tassazione sulle emissioni di CO2 nel 2028), per il costo di ristrutturazione dell'impianto a ciclo integrale (oggi è diseconomico pensare di costruire da zero nuovi forni a ciclo integrale, completamente fuori mercato per il loro alto costo), e se si aggiungono ai costi di investimento anche i costi a regime della produzione a causa di quegli elementi fiscali, è evidente che la decarbonizzazione è una via obbligata da percorrere".

"Senza la scusa che non abbiamo trovato ancora un accordo sul modo di portare il gas a Taranto, che non è un'operazione impossibile. Come Regione a noi va bene qualunque metodo. Non abbiamo posto nessun limite perché sappiamo benissimo anche che questa storia del gas potrebbe essere strumentalizzata da coloro che non vogliono questa ristrutturazione".

"Bisogna immaginare che cosa significa Taranto con quattro DRI per la siderurgia italiana, per l'Italia, per l'Europa. Significa diventare fortemente competitivi con la stragrande maggioranza degli impianti europei che rischiano di finire fuori mercato a causa di questa innovazione tecnologica, peraltro con un potenziale produttivo straordinario. È un processo che libera manodopera, è vero, ma nel tempo e in corrispondenza della realizzazione di questi nuovi impianti, che rappresenta un’operazione veramente importante dal punto di vista dei lavori e degli appalti."

"Ad un certo punto il piano iniziale prevedeva che questo passaggio avvenisse in otto anni, perché così era più semplice gestire il passaggio e trovare un compromesso anche dal punto di vista dell'impiego della forza lavoro. Con la questione nave rigassificatrice, e con la questione accelerazione del tempo di conversione dello stabilimento, noi ci siamo trovati nell’offrire al Governo un argomento per dire che non era colpa sua se i sogni di ristrutturazione industriale di alto profilo finiscono".  

"Ed è la cosa più sconcertante: il Governo che non esprime la sua sovranità di fronte a problematiche del genere. Tanto più che qualcuno ha anche preso impegni per il Governo italiano che riguardano Taranto anche in relazione al piano di rafforzamento del dispositivo della difesa europea, che inevitabilmente deve passare da Taranto. E far fuori Taranto da questa partita interessa tantissimo. Non ho elementi certi per dirlo, diciamo che è una mia intuizione". 

"È lo stesso Governo che invece sostiene in tutti gli altri campi che l'Italia dovrebbe tornare a essere una grande potenza industriale e una significativa presenza in Europa e nel mondo. Contraddizioni che devono passare dall'indebolimento della struttura tarantina."
 
"Il sindacato sta facendo sicuramente una battaglia per l'occupazione, per la tutela della salute e dell'ambiente, e una battaglia di lunga prospettiva a favore del Paese. Questo è il vero patriottismo come lo considero io. Se si vuole che l'Italia abbia un ruolo industriale importante in Europa e nel mondo, non può cedere sulla questione di Taranto. La capacità di governare il Paese si misura nel raggiungimento dell'eccellenza industriale: è nella redditività degli impianti che si tutelano la salute e l'ambiente e si costruisce un futuro".

"Un piano a corto respiro significa la chiusura. Se riteniamo che altri impianti posizionati altrove devono fornire il necessario per il funzionamento dello stabilimento tarantino, vuol dire che questo stabilimento non è più il cuore del sistema industriale siderurgico italiano, ma è un uno dei tanti dove in Italia attraverso vari sistemi si producono in parte le lavorazioni necessarie".

"È questo che stiamo cercando? In questo modo perderemmo non solo la centralità industriale, ma anche l'occupazione, tanto è vero che il cosiddetto piano corto prevede seimila esuberi. Durante l'ultima riunione a Roma il ministro Urso è stato chiaro: ha detto di aver ritirato tutti i piani di cassa integrazione, di riduzione produttiva, di interruzione delle lavorazioni. Ma se non è così, il Governo lo deve dire e deve dire dove stiamo andando".

"È una partita politica importantissima. Come Regione Puglia abbiamo una posizione chiara. Personalmente devo essere cauto nel prendere posizioni perché devo lasciare la possibilità al presidente eletto di esaminare la situazione e di prendere le decisioni che gli spettano".

"Sarà comunque una battaglia lunga, complicata, dove l'unità sindacale è centrale. Collegare finalmente le istituzioni locali al Consiglio di Fabbrica rischia di avere una capacità di visione politica maggiore di quella del Governo, il quale invece sta cercando di scavallare la nottata evitando di assumersi la responsabilità di quello che accadrà, senza neanche sapere bene cosa accadrà. Dico semplicemente che il Governo sta cercando di capire qual è la situazione che gli crea meno problemi".

"L'idea dello spezzatino per la siderurgia italiana è un errore catastrofico. Questa città si è sacrificata per decenni per rifornire gli impianti di altre città che avevano rifiutato le lavorazioni a caldo. Non vorrei che adesso, siccome la situazione è cambiata, ci mollano al nostro destino adducendo problemi occupazionali. O se ne esce tutti insieme o non se ne esce. Questo è il punto".

"La nostra determinazione come Regione Puglia è fortissima ed è perfettamente allineata con quella del sindacato che oggi ha mosso un passo decisivo nel cercare di coniugare la posizione degli enti locali, della Regione con quella dei lavoratori e del sindacato stesso”.

In precedenza il presidente Emiliano era intervenuto in audizione alla 9ª Commissione del Senato sul ddl n. 1731 (D-l n. 180/2025 - Continuità operativa stabilimenti ex ILVA): “Come Regione Puglia - ha detto Emiliano - riteniamo che sia assolutamente indispensabile, sotto il profilo del metodo, un coordinamento tra le competenze dei vari ministeri coinvolti e con la Presidenza del Consiglio, tenendo un forte coinvolgimento dei sindacati in tutti i passaggi della transizione industriale".

"Consideriamo la decarbonizzazione degli impianti con l'intervento di un soggetto pubblico un elemento essenziale. È evidente che le difficoltà nella individuazione dell'acquirente dell'impianto industriale dimostrano che questa transizione, che semplificando chiamiamo decarbonizzazione, è in realtà un passaggio molto complesso e richiede una responsabilità pubblica nelle forme consentite dalla legge che eviti quello che è accaduto con la precedente gestione, cioè che un soggetto privato assuma su di sé compiti strategici di transizione ambientale e industriale e che poi non sia all'altezza di reggere il ruolo assegnatogli dalla gara".

"Secondo punto: chiediamo che sia garantita la continuità produttiva di tutta l'azienda e che le forniture di coils per gli stabilimenti del Nord provengano esclusivamente dallo stabilimento di Taranto. Ascoltiamo con grande preoccupazione - ha proseguito Emiliano - interventi da parte di soggetti politici, che pur di salvare gli impianti di Genova, sarebbero disponibili anche ad una opzione di spacchettamento dell’ex Ilva. Opzione che consideriamo contraddittoria rispetto alla dimensione strategica dello stabilimento e in contrasto con l'interesse industriale nazionale che viene appunto garantito dalle norme".

"Terzo punto: chiediamo la tutela dei lavoratori delle imprese dell'indotto. A tal proposito, abbiamo compiuto uno sforzo davvero straordinario col Ministero e la Regione Puglia ha investito proprio danaro per la gestione di tutti quei soggetti che dall'amministrazione straordinaria sarebbero rimasti danneggiati a causa del mancato pagamento dei loro crediti nei confronti del soggetto originario".

"Questo punto va tenuto fermo. Chiediamo inoltre che sia velocizzato il processo di realizzazione degli investimenti di reindustrializzazione, comprese le aree SIN (Sito Interesse Nazionale) e consideriamo quanto mai opportuna la nomina del commissario per la definizione delle sue competenze specifiche, e l'indizione di una o più call per le manifestazioni di interesse, sul modello di quello che è già avvenuto a Brindisi".

"Chiediamo, come previsto dall'accordo del 12 agosto, che sia convocata una riunione in merito alle possibili fonti di approvvigionamento energetico; che sia sottoscritto al più presto l'Accordo di Programma del quale si parla appunto in questo accordo; che sia incrementato il Fondo Sanitario Regionale, così come si era impegnato a fare il Governo per gestire i livelli epidemiologici fuori scala dell'area; che siano incrementate le risorse per il potenziamento del monitoraggio ambientale garantito e per il potenziamento delle attività di ricerca e studio attraverso l'Istituto di Ricerca Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile anche a mezzo dell'integrazione con i laboratori di ricerca di Acciaierie d'Italia. 

Questi elementi - ha aggiunto Emiliano - dovrebbero integrarsi anche con le cosiddette compensazioni strategiche di grande importanza per tutta l'area di Taranto. In più prendiamo atto favorevolmente dell'articolo 4 del decreto-legge che prevede l'integrazione del trattamento della cassa integrazione per i dipendenti di Acciaierie d'Italia Spa in amministrazione straordinaria, e dell'articolo 2 che incrementa le risorse del fondo per gli indennizzi e i danni agli immobili".


 

"Tuttavia voglio ricordare che anche queste norme sono solo un piccolo passo verso il territorio e lavoratori che da moltissimi anni subiscono gravi difficoltà. Il Governo potrebbe e dovrebbe fare molto di più. Dunque mi auguro che il dibattito parlamentare possa consentire questo allargamento”.

Rispondendo alla domanda della senatrice Silvia Fregolent, il presidente Emiliano ha spiegato che “La posizione della Regione Puglia è sempre stata per il programma che il ministero aveva presentato, basato su tre DRI (i forni a riduzione diretta), quattro forni elettrici (che sono la parte seguente del ciclo di lavorazione) dei quali uno potrebbe essere collocato a Genova".

"Per realizzare questo obiettivo occorrono circa 5 miliardi di metri cubi di gas, se non troviamo altre forme più evolute di alimentazione, come qualche forza politica richiede, con riferimento all'utilizzo del dell'idrogeno. La Regione Puglia non ha mai avuto nessuna particolare perplessità sull'utilizzo di qualunque tipo di fornitura necessaria a garantire l'avvio del processo di decarbonizzazione".

"Siamo consapevoli che sul territorio di Taranto, oltre che l'ipotesi della nave rigassificatrice rispetto alla quale non abbiamo eccezioni specifiche, c'è la possibilità di rafforzare il trasporto e il recapito del gas attraverso pipeline on shore di vario genere.  Ci risulta anche che sia stato presentato al Mise un progetto di un rigassificatore fisso, previsto sul molo polisettoriale in questo momento non utilizzato, a circa 2 km dall'abitato, in grado di fornire 13 milioni di metri cubi di gas".

"Questo potrebbe essere molto utile ad una strategia, affidata al commissario, che consenta di tenere insieme le esigenze della siderurgia con quelle complessive della reindustrializzazione dell’intera area. Ci rendiamo conto che chiedere ancora sacrifici, legati al pericolo di incidente rilevante che porterebbe una nave rigassificatore nella seconda più grande città della Puglia è un rischio che bisogna correre solo se è assolutamente necessario, e solo per il periodo necessario. Ma siamo anche convinti che ci siano altre forme per portare il gas a Taranto e vanno valutate senza petizioni di principio ideologiche, senza farle diventare dei totem a puri fini elettorali".

"In questo senso - ha concluso Emiliano - abbiamo svolto fino ad oggi una moral suasion nei confronti del Comune di Taranto, a cui allo stato lo stesso Comune di Taranto non ha dato riscontro positivo. Il nuovo presidente della Regione Puglia e la nuova maggioranza avranno il compito di stabilire col Governo se è il caso di seguire il modello Piombino oppure no. Non esprimo un parere personale in merito, perché a questo punto metterei solo in imbarazzo il nuovo presidente, e non è nelle mie intenzioni”.

(gelormini@gmail.com)