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Ex-Ilva, governo subito alla prova TAR, 60 gg. per spegnere impianti

Burian, il vento gelido che si abbatte su Taranto non presenta le sferzate siberiane annunciate dall'allerta meteo, quanto quelle 'tremendamente' sconvolgenti di uno scenario apocalittico: la chiusura degli impianti a caldo dell'Ex-Ilva, a causa delle emissioni letali non arginate da Arcelor Mittal.

Ilva Melucci

Il Tar di Lecce ha respinto i ricorsi proposti da ArcelorMittal e Ilva verso l'ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che a febbraio 2020 imponeva ai gestori l’individuazione e il superamento delle criticità derivanti da fenomeni emissivi dello stabilimento siderurgico, disponendo, in difetto, la fermata dell’area a caldo. L'odierna pubblicazione della sentenza stabilisce 60 giorni perché gli impianti siderurgici ritenuti inquinanti siano spenti.

Gli effetti dell’ordinanza sindacale erano stati sospesi il 24 aprile 2020, accogliendo le istanze di ArcelorMittal e Ilva che prevedevano una serie di atti istruttori da compiersi entro lo scorso 7 ottobre. Il termine per "procedere a ulteriori accertamenti e verifiche al fine di individuare preliminarmente le anomalie di funzionamento", sottolinea il Tar, deve ritenersi "ormai irrimediabilmente decorso". Per cui, "con la disposta istruttoria - viene puntualizzato nella sentenza - si evince altresì che tali criticità e anomalie possono ritenersi risolte solo in minima parte e che, viceversa, permangono astrattamente le condizioni di rischio del ripetersi di siffatti gravi accadimenti emissivi, i quali del resto non possono certo dirsi episodici, casuali e isolati".

Taranto Ilva ArcelorMittal

"Deve ritenersi pienamente sussistente - evidenziano i giudici - la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini, connessa dal probabile rischio di ripetizione di fenomeni emissivi in qualche modo fuori controllo e sempre più frequenti, forse anche in ragione della vetustà degli impianti tecnologici di produzione".

Ne consegue, come indicato in sentenza: "Che il termine assegnato nella misura di 60 giorni per il completamento delle operazioni di spegnimento dell’area a caldo, nei termini e nei modi esattamente indicati nella stessa ordinanza sindacale impugnata, deve ritenersi decorrere ex novo dalla data di pubblicazione della presente sentenza, in quanto medio tempore sospeso per effetto della sospensione cautelare dell’efficacia del provvedimento contingibile e urgente".

Emiliano Ilva

Arcelor Mittal ha prontamente comunicato che "promuoverà immediatamente appello presso il Consiglio di Stato". 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha commentato in conferenza stampa con lo stesso sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, la sentenza del Tar di Lecce: “Io e il sindaco Melucci speriamo in una immediata convocazione da parte del presidente del Consiglio Draghi per informarlo. Immaginiamo che sia necessario riepilogare tutti i dettagli di questa lunghissima vicenda che non può essere riportata indietro attraverso escamotage tecnico-giuridici, attraverso decreti incostituzionali, o attraverso forzature di atti giudiziari che non sono più tollerabili dal punto di vista giuridico e del rispetto della salute dei nostri concittadini”.

Ilva Emiliano Melucci

“La sentenza - ha continuato Emiliano - è scritta in modo semplice e quindi comprensibile da chiunque. È il caso di parlarne sugli organi di stampa nel dettaglio. Perché non vorrei che qualcuno voglia far passare la notizia di oggi come un giudizio interlocutorio. Si tratta di una sentenza immediatamente esecutiva, che determina effetti assolutamente positivi sulla salute dei tarantini e sulla sicurezza del lavoro. Quindi non mi si venga a dire che è necessario bloccarne gli effetti perché l’interesse prevalente è quello del funzionamento della fabbrica su quello della salute e della sicurezza del lavoro, perché sarebbe una tesi che non sta né in cielo né in terra dal punto di vista del rispetto della Costituzione. Quindi tutti vicini e solidali ai nostri difensori visto che Arcelor Mittal ha già annunciato che vuole ricorrere al Consiglio di Stato. Speriamo che a Roma tutta questa speranza, che il Tar di Lecce ha sollevato, non si perda in una ennesima delusione di tutta la comunità nei confronti dello stato di diritto”.

“Ho da chiarire solo alcuni punti per dovere di informazione - ha esordito Emiliano in conferenza stampa - ho immediatamente informato, non avendo i numeri di telefono di tutti, il ministro Franceschini, il ministro Speranza, il ministro Guerini, il ministro Orlando, il ministro Roberto Cingolani, Roberto Garofoli, Roberto Gualtieri e il ministro Patuanelli, che peraltro pur essendo passato all’agricoltura ha seguito questa vicenda fino ad oggi".

Melucci Calenda Emiliano

"Mi auguro che attraverso Roberto Garofoli ci sia immediatamente una comunicazione da parte del Presidente del Consiglio Draghi sulla sua intenzione, ove intendesse mantenere fede a quanto si era impegnato a fare il suo predecessore, alla partecipazione alla conferenza dei servizi per l’accordo di programma, che ovviamente, per cortesia istituzionale, noi fisseremo concordando la data, se riterrà di intervenire, con lo stesso presidente Draghi". 

"Mi auguro che non si chieda al Consiglio di Stato di togliere le castagne dal fuoco a tutti, come ha già dovuto fare la Corte Costituzionale per la vicenda Taranto.  Questa storia è arrivata al termine, non c’è più nulla di giuridicamente presentabile, che possa essere accettato. Non si può immaginare di sospendere il diritto in Italia perché c’è una totale incapacità di gestione di un impianto industriale. Impianto che peraltro non ha nulla di particolarmente complesso dal punto di vista tecnologico, nel senso che c’è stato tutto il tempo per mettere mani su Afo2. C’è stata da parte del custode, l’ingegnere Valenzano, una chiarezza che il comune di Taranto e l’ARPA Puglia hanno utilizzato nel loro ricorso".

Ilva arcelormittal operai

"C’è chiaramente una impresentabilità ambientale dell’impianto, e devo dire anche una impresentabilità ai fini dell’osservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro, che è un’aggravante molto rilevante di tutta questa vicenda, perché si sommano reati di disastro ambientale a quelli connessi alla sicurezza del lavoro, che fino ad oggi non sono stati adeguatamente perseguiti a seguito di una serie di acrobazie giuridiche, che sono state fatte negli ultimi anni e che ancora non hanno mollato la presa attorno ai polmoni, al cuore, al cervello della città di Taranto. Taranto, come ha detto il sindaco, da oggi grazie al TAR di Lecce, torna ad essere una città uguale a tutte le altre città italiane ed europee”.

governo draghi

“Mi auguro inoltre - ha aggiunto Emiliano -  che il ministro Orlando intervenga immediatamente sulla introduzione delle norme che consentano le integrazioni salariali degli operai in amministrazione speciale. Questo perché è evidente che il ricatto occupazionale va fatto cessare, va spiegato a tutti i dipendenti della fabbrica che non possono essere ricattati nella loro esistenza da chi invece pretende che quella fabbrica continui a funzionare con tecnologie non solo obsolete, ma pericolose per la salute. Il caso vuole che tutta questa vicenda sia contemporanea alla requisitoria del pubblico ministero nel processo in corso davanti alla Corte di Assise di Taranto, del quale non parla nessuno". 

Decarbonizzazione1

"Mi auguro ancora, che questo nuovo Governo sia messo alla prova immediatamente nella sua trasparenza, nella sua volontà di transizione energetica ed ambientale. Per questo ho informato anche il ministro Cingolani. È un ministro pugliese d’adozione, pur essendo nato in altra regione, ma è pugliese di formazione. Ha una concezione dell’innovazione che deve costringere il Governo ad accettare la sfida che l’Unione Europea ci ha lanciato attraverso importantissimi finanziamenti che sono concepibili non installando un paio di forni elettrici, come era stato previsto dal Governo precedente, ma attraverso una coraggiosa e totale decarbonizzazione degli impianti, ammesso che qualcuno voglia ancora tenere aperta questa fabbrica. L’alternativa alla totale decarbonizzazione è la chiusura, non ci sono altre strade. Bisognerà trovare altre opzioni visto che già oggi la quasi totalità degli occupati dell’ex Ilva viene sostenuta con soldi pubblici. È evidente che se avessimo impiegato tutti gli anni in cui abbiamo sostenuto l’occupazione con soldi pubblici per cercare soluzioni diverse per l’economia tarantina, pugliese e italiana, probabilmente ne saremmo già venuti fuori”.

Recovery Emiliano

“Questo Governo - ha concluso Emiliano rispondendo alle domande dei giornalisti - è nato sulla base di un accordo politico, tra Partito Democratico, LeU, Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia, basato essenzialmente sulla transizione energetica e quindi sulla decarbonizzazione. Se questa cosa è vera e non è una presa in giro, è evidente che la vicenda ex Ilva è il test più rilevante che si possa fare, di questo Governo, della sua buona fede, della sua volontà di fare ciò che dice. Io, come sempre, sono fiducioso, pronto a collaborare col Governo, come ho sempre fatto con tutti i Governi, salvo rendermi conto in qualche caso di incapacità o malafede. Mi auguro per il bene dell’Italia, della Puglia e di Taranto di non dover registrare in questo caso né incapacità né malafede”.

Melucci2

"Oggi, con questa sentenza, si spezza ogni ricatto, cade il tabù che la salute sia uguale al lavoro e cadono anche tante menzogne raccontate in questi anni", ha dichiarato il sindaco Melucci, "Io credo che Taranto oggi si è liberata definitivamente. Da oggi nulla sarà più come prima, non torneremo indietro. Io spero che la comunità possa affrontare da domani questa nuova fase di cambiamento, in unità, nel dialogo, senza più fare l’errore che in quelle ferite che ci portiamo dentro di continuare a urlarci addosso, a strumentalizzare, a dividerci".

"Credo che - ha proseguito il sindaco - l’anima di Taranto che già sta venendo fuori con tante cose che stiamo facendo insieme alla Regione, che abbiamo fatto anche insieme al governo in questi mesi, dimostri che questa città non vuole più convivere con quel tipo di produzione, che non significa chiudersi a qualunque tipo di attività industriale ma significa finalmente fissare delle priorità anche qu questo territorio come avviene in tutto il resto del Paese".

foto acciaieria taranto

Nella sentenza del Tar di Lecce si legge anche qualcos'altro, che è destinato a segnare le tappe di questa vicenda controversa: "Appare singolare considerare che un adeguamento tecnologico degli impianti e la conversione dell’alimentazione dei forni dal carbone all’elettrico avrebbe probabilmente scongiurato un gran numero di decessi prematuri e un’incidenza così elevata di malformazioni e patologie oncologiche, anche in età pediatrica e infantile".

Nel contempo, si sottolinea come "Lo stabilimento siderurgico ex Ilva-ArcelorMittal sia rimasto l’unico sul territorio nazionale con alimentazione a carbone, risultando tutti i restanti stabilimenti siderurgici da tempo convertiti nell’alimentazione elettrica dei forni (la conversione in elettrico sembrerebbe addirittura compatibile con l’asset preesistente)".

I ricorsi di ArcelorMittal e Ilva in As "Sono ritenuti infondati e i motivi aggiunti, rispettivamente proposti, sono inammissibili per difetto di interesse: prima ancora che infondati e, pertanto, entrambi i ricorsi cosi come integrati dai motivi aggiunti, vanno complessivamente respinti".

Taranto industrie

Con l'ordinanza del febbraio scorso, il sindaco di Taranto aveva messo sotto i riflettori i ripetuti fenomeni emissivi, con rischi per la salute della popolazione, partendo dalla denuncia a suo tempo presentata dai sindacati in merito allo sforamento di valori registrato in quattro giorni di agosto del 2019 (5, 17, 18 e 19) per le emissioni in atmosfera dal camino E312.

Per il Tar "Deve ritenersi quindi provato che i fenomeni emissivi indicati nell’impugnata ordinanza sono stati determinati da malfunzionamento tecnico, difettosa attività di monitoraggio e di pronto intervento, nonché criticità nella gestione del rischio e nel sistema delle procedure di approvvigionamento di forniture e di negligente predisposizione di scorte di magazzino".

I giudici evidenziano inoltre "Le criticità connesse alla mancata sostituzione dei filtri MEEP, alla mancata copertura dei nastri trasportatori e dei parchi, nonché il difettoso e/o intermittente funzionamento della rete di rilevamento delle emissioni. Ben altre considerazioni - puntualizza il Tar - occorre fare con riferimento alla accertata immissione in atmosfera di emissioni inquinanti facenti parte del cosiddetto set integrativo, quali naftalene e benzene e particolati PM10 e PM2,5, questi ultimi non solo estremamente nocivi in sé, ma anche in quanto veicolatori di sostanze volatili come il naftalene, classificato come cancerogeno di categoria 1, ovvero - si aggiunge - come causativo di gravi patologie oncologiche a prescindere dal quantitativo o livello di assunzione (per inalazione)".

peacelink TA

Anche Peacelink ha espresso "Viva soddisfazione» per la sentenza del Tar di Lecce, che ha ordinato ad ArcelorMittal lo spegnimento entro 60 giorni degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico di Taranto, in ottemperanza a una ordinanza del sindaco Rinaldo Melucci del febbraio 2020".

"L'area a caldo dell’Ilva - ha osservato il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti - è formata da cokerie, altoforni, agglomerato, acciaierie, GRF (gestione rottami ferrosi). Ed è l’area fortemente inquinante che attualmente risulta al centro anche del processo (derivato dall’inchiesta Ambiente Svenduto) per i gravi danni inferti alla salute, con gli eccessi di mortalità documentati dalle perizie epidemiologiche e ampiamente sottolineati in questi giorni dal pm Mariano Buccoliero".

Marescotti peacelink

"Siamo ad un momento cruciale della storia di Taranto - ha precisato Marescotti - appare quindi acclarato da questa sentenza che il cosiddetto bilanciamento fra salute e produzione sia ormai venuto meno alla luce della lunga serie di evidenze sanitarie emerse dal 2013 ad oggi. La messa a norma degli impianti, infatti, rimane incompleta".

Marescotti auspica "Un fronte di iniziative unitario. Al nuovo governo deve arrivare un solo messaggio. Con chiarezza e determinazione, un’intera comunità deve dire basta e deve richiedere che il Recovery Plan finanzi la riconversione dei lavoratori Ilva impiegandoli in attività di bonifica, di utilità sociale e di riqualificazione territoriale. Occorre chiudere definitivamente l’area a caldo - ha concluso - senza generare disoccupati, così come è avvenuto a Genova e a Trieste. Il razzismo ambientale deve finire".

Lacarra PD

Sulla questione è intervenuto anche Marco Lacarra, deputato e Segretario regionale del Partito Democratico: “La sentenza del TAR di Lecce legittima definitivamente le ragioni che il Comune di Taranto e la Regione Puglia cercano da tempo di far valere: il diritto alla salute dei cittadini è un bene che non può essere piegato a nessun interesse industriale. Chiudere le fonti inquinanti e farlo presto è una priorità assoluta ma con la consapevolezza che l’unica prospettiva possibile per lo stabilimento è la completa decarbonizzazione degli impianti”.

“Il nuovo esecutivo ha individuato nella transizione ecologica uno degli obiettivi preminenti dell’agenda di governo dei prossimi anni. Sono certo - ha chiosato Lacarra - che la rivoluzione green del nostro Paese passerà anche da Taranto, rendendo l’ex-Ilva un modello di produzione dell’acciaio ‘verde’.”

(gelorminigmail.com)

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Pubblicato in precedenza sul tema: Ilva Taranto, la scelta coraggiosa (di A. Gelormini)

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