Il brusco arresto dell’impetuosa crescita della Puglia, provocato dal covid-19, richiede un impegno più intenso fra gli operatori del settore della ristorazione e del turismo enogastronomico, per riuscire a dialogare con il Governo. L'obiettivo è quello di proporre soluzioni, anche per questo l'Associazione “La Puglia è Servita” di Vittoria Cisonno ha realizzato un sondaggio rivolto ai 70 associati, con n. 5 domande che vanno al cuore delle maggiori criticità, in vista dell’apertura prevista per l’1 giugno.
“In Puglia è emerso un mondo della ristorazione spaccato in due sull’apertura, ma tutti sono d’accordo su un punto: subiranno molti danni per il taglio dei posti a sedere. I ristoratori del nostro Consorzio - fa notare Vittoria Cisonno - basano la loro attività sul convivio, sulla condivisione a tavola di un'esperienza, che va ben oltre del semplice cibo. Non solo nutrimento, ma piacevolezza”.
Ed ecco le risposte emerse dal sondaggio “La Puglia è Servita”, nella regione in vetta ai sogni dei mercati turistici italiani e internazionali.
APRIRE l’1 GIUGNO è GIUSTO? Per il 45,8% servirebbe un piano di riapertura con data fissata al prossimo anno, con finanziamenti pubblici di sostegno. C’è invece un 41, 7% più ottimista, che ha voglia di verificare se vi sono condizioni effettive per ripartire.
QUALE SARA’ LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA SUA IMPRESA? Dall’1 giugno, chi aprirà non sa se riuscirà a restare aperto (41,7%). Mentre il 29,2% ipotizza di ridurre costi e quindi anche il personale, c’è invece chi pur nella grande difficoltà prevede che non ridurrà il personale e i costi (12,5%). Infine, c’è chi punta alla diversificazione come elemento di compensazione (16,7%).
COSA FARA’ PERDERE PIU’ REDDITO? Per l’83% non ci saranno clienti a sufficienza per reggere i costi.
L’AZIENDA PUO’ ATTUARE IL DISTANZIAMENTO? Anche qui due blocchi quasi contrapposti. Il 29,2% ha già procurato i DIP e sta formando lo staff. Uno su 8 subirà un danno sostenibile, dovuto alla riduzione dei posti a sedere (12,5%). Un 37,5% teme soprattutto le disposizioni “sottintese”, quindi non espressamente indicate nei provvedimenti legislativi. Molto delicata la situazione di chi (1 su 5) dichiara che il protocollo di distanziamento non è sostenibile con il tipo di ristorazione offerta.
QUANTI POSTI A SEDERE ANDRANNO PERSI? Alcune strutture (12%) raggiungono una riduzione di oltre il 70% dei coperti, mentre solo l’8% dichiara una riduzione dei coperti inferiore al 50%.
CHE MISURE CHIEDETE AL GOVERNO? Al primo posto (37,5%) dal sondaggio è emersa la richiesta di accesso rapido a strumenti di liquidità finanziaria garantiti dallo Stato, con interessi bassi o a tasso zero, con lenta restituzione - fa notare Beppe Schino, presidente dell'Associazione - Il 29,2% chiede la cancellazione di imposte e tasse per tutto il 2020, perché chi non incassa non può pagare le tasse. Come andare avanti? Il 20,8% indica, come unico modo, la cassa integrazione fino a fine anno.
"C’è una bella differenza con quanto, in queste ore, secondo le prime indiscrezioni - aggiunge Schino - il Governo vorrebbe fare: Cassa Integrazione solo fino ad ottobre. Ma con una magra stagione estiva, come potranno sopravvivere le aziende della ristorazione e del turismo enogastronomico?"
"Altro capitolo delicatissimo - prosegue il presidente Schino - è quello del credito d’imposta: il 12,5% degli operatori chiede che il 60% dell’ammontare venga riconosciuto al proprietario fino al 31.12.2020 con un 40% dell’imposta a carico del locatario”.
I risultati del sondaggio danno una fotografia puntuale sulla situazione attuale della ristorazione e, il documento finale, è stato condiviso e sottoscritto da BuonaPuglia e Agritourist Puglia. Le stesse esigenze, e preoccupazioni, vengono dall’indotto e cioè da AIS Puglia, FIS Puglia, Buonaterra - Movimento Turismo dell’olio Puglia, Movimento Turismo del Vino Puglia.
(gelormini@affaritaliani.it)
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