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FdL - Il discorso di Michele Emiliano, presidente Regione Puglia

INAUGURAZIONE 80^ EDIZIONE DELLA FIERA DEL LEVANTE
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA MICHELE EMILIANO


Saluto in amicizia tutti i cittadini e le cittadine presenti, i gentili ospiti provenienti da Paesi esteri, il signor Presidente del Consiglio e quello della Camera di Commercio, il signor Sindaco Metropolitano, la signora Commissaria della Fiera del Levante.

La 80esima edizione della Fiera del Levante è un traguardo importante che ha portato questa campionaria nel terzo millennio unendo sempre la sua storia decennale al futuro del nostro Paese.

Dall’anno prossimo la Fiera della Puglia sarà un po’ anche emiliana, grazie alla sinergia tra la nostra Regione e la Regione Emilia Romagna che hanno deciso di gestire in comune il polo fieristico per essere più competitivi e flessibili dei nostri concorrenti nazionali ed internazionali.

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Ringrazio il Presidente Stefano Bonaccini per aver accolto la nostra proposta e più in generale per la collaborazione che stiamo sviluppando in materia ambientale e sanitaria con specifico riferimento alla Centrale Unica degli Acquisti richiesta dal Governo.

Le Regioni sono state un vero fattore di progresso del nostro paese, atteso che lo Stato Centrale nei meandri dei suoi corridoi, non può per definizione riuscire a comprendere l’infinita energia creativa delle aree vaste e dei comuni, dei distretti produttivi e delle famiglie d’Italia noti per le loro estreme differenze che hanno però costruito questo Paese partendo da storie preunitarie affascinanti e ricche, in particolare qui al Sud.

Se così non fosse stato le voci delle persone, delle aziende e dei Comuni più piccoli si sarebbero perdute in un modello di governo troppo centralizzato.

I ladri e gli inefficienti, come è noto, non sono stati favoriti dal regionalismo più che dal centralismo.

Peraltro qui in Puglia gli scandali utilizzati altrove per creare dissenso sulle Regioni non si sono mai verificati.

Le nostre competenze costituzionali in materia di turismo sono state decisive per la ripresa economica straordinaria che stiamo vivendo.

Nel 2015 la Puglia è stata la regione più ricercata su Google Summer Trends, Tripadvisor, Trivago, Booking.com e nel 2016, secondo SWG la Puglia è stata la destinazione turistica più ambita dagli italiani.

Ora dobbiamo fare di più e meglio come dice Gianni Matranga, uno dei 300 pugliesi che, come gli altri anni, mi hanno aiutato a scrivere questo discorso,  dobbiamo passare da essere attrattivi soprattutto d’estate, a una vera e propria industria turistica di una regione aperta 365 giorni all’anno. Dobbiamo crescere e arrivare ai primi posti al mondo.

Per questo abbiamo redatto il Piano strategico del Turismo che abbiamo chiamato Puglia365. E lo abbiamo fatto coordinandoci con il Piano Nazionale del Ministro Franceschini che lo ha definito il modello cui dovranno ispirarsi le altre regioni italiane. Abbiamo messo a punto un vero e proprio business plan che ci aiuterà a portare avanti una politica del  turismo in Puglia da qui fino al 2025.

Come lo abbiamo fatto? Con 2000 cittadini partecipanti attivi in giro per tutta la Puglia.
L’obiettivo? Destagionalizzare, che significa potere avere anche buona occupazione, stabile e non part-time o stagionale per i nostri giovani.

Anche perché se c’è un settore dove si può davvero lavorare per far crescere l’economia e creare posti di lavoro in Puglia, quel settore è il turismo. E bisogna assolutamente combattere i fenomeni distorti della economia sommersa che non genera altro che lavoro nero.

Nonostante una quantità di turisti non mappati, i dati continuano ad essere ottimi. A luglio abbiamo avuto arrivi degli stranieri + 7% e ad agosto +25% nelle spiagge e un tutto esaurito quasi ovunque.

Per continuare a crescere stiamo aggiungendo nuove rotte agli aeroporti di Bari e Brindisi e proveremo a metterne alcune su Grottaglie e Foggia. I dati dei nostri aeroporti parlano chiaro: ad agosto +11,9% a Bari, e Brindisi + 9,8%, con un trend positivo che si registra tutto l’anno.

La Puglia dunque può essere uno dei motori di una nuova accelerazione del Paese nel turismo. Oggi è su tutte le  grandi testate internazionali  e sui social come una destinazione molto desiderata: riecheggia ancora il “we love you Puglia”, scritto da Madonna ai suoi milioni di follower durante le vacanze tra la valle d’Itria e il Salento, passando dal resort che ha vinto il premio come miglior hotel del mondo per quella categoria (Borgo Egnazia).

Ma non ci fermiamo qui. Con Pugliapromozione partirà a settembre la campagna di comunicazione per l’autunno/inverno che mira a esaltare la bellezza di Taranto, a partire dalla Spartan Race il 29 Ottobre, ma anche a stimolare il mercato, con il BuyPuglia con gli operatori e i tour operator di tutto il mondo: ospite d’onore sarà la Basilicata, con Matera 2019. Stiamo già lavorando con loro e per loro,  nell’ottica della macroregione, perché noi siamo il Sud che produce e fa rete.

Sebbene la riforma costituzionale tolga alle regioni la competenza in materia di turismo, con non poca preoccupazione da parte degli operatori del settore, possiamo dire con un certo orgoglio di aver lavorato alla grande in questi anni, smentendo dati alla mano i soliti luoghi comuni.

Questa estate abbiamo avuto anche complimenti per la nostra sanità da parte di turisti che hanno dovuto affrontare momenti drammatici che si sono risolti positivamente.

Del resto i pugliesi sono persone che nei 40 minuti successivi al disastro ferroviario del 12 luglio avevano già soccorso e portato in ospedale tutti i feriti.

Questa è la gente che nelle ore successive a quel tragico incidente aveva prelevato migliaia di sacche di sangue da altrettanti pugliesi che si erano ordinatamente messi in fila.

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Grazie per non averci fatto mancare la sua presenza e quella del Governo in quelle terribili giornate anche per ribadire il nostro comune intento di conoscere la verità senza fare sconti a nessuno, come detto più volte dai parenti delle vittime al Presidente della Repubblica Mattarella che pure ringrazio per essere venuto in qui da noi addirittura per due volte in pochi giorni.

L’ho visto parlare con la mia gente, l’ho visto parlare a lungo e con dovizia di parole, con ciascuno di coloro che aveva bisogno di lui.

Dopo Sandro Pertini, con uno stile diverso, ho nuovamente sentito il “Presidente degli italiani” che aveva la capacità di ascoltare e interpretare la fede e la ragione del Popolo pugliese.

Quello stesso popolo che compone la gente della Protezione civile della Puglia che in poche ore dal sisma del Lazio e delle Marche era pronta a partire e che ha realizzato qui in Fiera il Padiglione della Ricostruzione per predisporsi a partecipare alla rinascita di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto con le nostre idee, con le nostre aziende, il nostro contributo secondo le istruzioni che il Governo ci impartirà.

Siamo gente che sa obbedire. Non ciecamente è vero e ce ne scusiamo.

Ma sappiamo chiudere e riconvertire in strutture territoriali avanzate i nostri vecchi ospedali secondo le istruzioni del Ministero della Sanità senza protestare in modo populistico e senza scaricare la responsabilità su altri.

La sanità pugliese ha fatto e farà il suo dovere con quasi 800milioni di euro in meno e 15mila addetti in meno rispetto all’Emilia Romagna a parità di abitanti e di diritti costituzionali. Eppure ci impongono gli stessi obiettivi da raggiungere rispetto a quelli che corrono, anche per loro merito, con due gambe contro di noi che corriamo con una sola.

Se la riforma costituzionale avesse sancito la effettiva parificazione tra le Regioni del Sud e le Regioni del Nord, almeno per il diritto alla salute, imponendo il principio che a parità di obiettivi devono corrispondere parità di personale e di risorse, non credo che ci sarebbero dubbi sull’esito dello stesso.

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Ma purtroppo non è così.

Le diseguaglianze di sempre sono ignorate dalla riforma.

A Taranto per esempio mettiamo insieme un bel fatturato per l’oncologia del Nord.

I dati che la Regione Puglia e la Regione Lazio hanno presentato di recente ad un  importante convegno di epidemiologia, confermano una diretta connessione tra la permanente attività della fonte di inquinamento costituita dall’llva e la morte di molte persone tra cui molti bambini.

Il Corriere della Sera, in un articolo di ieri di Margherita De Bac, scrive:

“Non ci sono dubbi, adesso. Non servono approfondimenti. Gli abitanti di Taranto che risiedono nei quartieri attorno allo stabilimento Ilva (Borgo, Tamburi, Paolo VI) muoiono, si ammalano e si ricoverano di più rispetto a quelli di altre zone della città. L’inquinamento prodotto dalle emissioni industriali non lascia scampo. L’incidenza di cancro al polmone è più alta del 42%, più 100% i casi di neoplasie al rene. Il legame fra mortalità oncologica e emissioni è inconfutabile: la curva dei decessi si alza e si abbassa tra 2008 e 2014 a seconda dell’attività industriale che ha subito flessioni in seguito alla crisi economica del 2009, la ripresa di mercato nel 2010-2012, e il declino nel 2013 e 2014: «Tale sincronia non si osserva altrove». Colpiti i bambini tra 0 e 14 anni di asma e infezioni respiratorie 3 volte di più rispetto ai coetanei”.

Il rapporto lo trasmetterò lunedì anche a lei in modo che possa studiarlo assieme alla proposta di decarbonizzazione dell’Ilva e della centrale Enel di Cerano a Brindisi che le ho mandato nell’autunno dell’anno scorso per la quale sono in trepidante attesa di una risposta.

I decreti legge, ben dieci, che consentono alla fabbrica sequestrata di continuare a uccidere rendono inefficace il sequestro da parte della magistratura che procede per il reato di avvelenamento di sostanze alimentari, reato doloso gravissimo come quello di strage e quindi di competenza della Corte d’Assise di Taranto.

La Puglia così è gravata non solo dai lutti (e basterebbe), ma anche dai costi supplementari delle cure e dal disagio ulteriore di chi deve – per salvarsi dall’inquinamento  e dalle malattie mortali da questo procurate – andare fuori regione per curare molto spesso i propri bambini.

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Se disciplinatamente, in osservanza alle disposizioni del DM n. 70/2015, la Regione Puglia ha definito la nuova rete ospedaliera pugliese, valutata già favorevolmente dal competente tavolo ministeriale, riducendo da 39 a 31 il numero degli ospedali, mi sembra giusto concedere a Taranto – in anticipazione alle somme che Stato italiano certamente dovrà pagare a titolo risarcitorio alla comunità locale che ha fatto ricorso in tal senso all’Alta Corte di Giustizia Europea - una deroga alla assunzione di personale ed ai limiti del DM70 per un ammontare almeno pari a 50milioni di euro all’anno, visto che lo Stato per sostenere la produzione Ilva da qualche anno sta sopportando perdite che taluni autorevoli osservatori ritengono ammontare a 50milioni di euro al mese.

Anche in quest’ottica per fronteggiare dati epidemiologici fuori scala, nonostante la scarsità di risorse e di personale e di posti letto, è stata potenziata la rete oncologica regionale, mediante il trasferimento di alcune funzioni specifiche strettamente connesse con la citata rete, presso l’IRCCS Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari che non chiuderà come qualcuno in passato aveva progettato a causa dei debiti, ma anzi verrà rafforzato e  diventerà l’Hub della rete oncologica pugliese collegato direttamente all’Ospedale Moscati di Taranto che verrà trasformato nel Polo Oncologico tarantino.

Ma per far questo senza lesinare posti letto, personale e soldi, proprio a Taranto, occorrono le deroghe da me già richieste alla Commissioni parlamentari competenti in occasione della discussione degli emendamenti in sede di conversione dell’ultimo dei dieci decreti Ilva, quello che dovrebbe favorirne la vendita a privati per far cessare le perdite in danno dello Stato.

Vorrei anche dire che la Puglia produce molta più energia di quella che consuma, pertanto paghiamo un alto prezzo ambientale e di salute, nonostante il primato per la produzione da fonti alternative non fossili.

Anche di questo mi piacerebbe parlare col Governo con leale spirito di collaborazione.

La fonte alternativa al carbone, causa di inquinamento e malattia, potrebbe essere il gas, in questo momento in arrivo in Puglia in quantitativi sbalorditivi grazie ai due gasdotti, Tap e Poseidon, l’uno approdante a Melendugno su una delle più belle spiagge dell’Adriatico, l’altro ad Otranto, località stupenda, cittadina italiana più estrema ad Oriente.

Collaborando col Governo vorrei mettere ordine in questa confusione che vede la popolazione locale di Melendugno e molti sindaci contrari alla realizzazione dell’approdo sulla spiaggia per diversi validi motivi che la Regione Puglia condivide, non per la sindrome nimby, ma perché fondati in fatto ed in diritto, avrei detto una volta.

Innanzitutto una recente sentenza della Corte Costituzionale ha reso certo che la autorizzazione unica è illegittima perché essa avrebbe necessitato, dice la Corte, dell’intesa forte della Regione Puglia che non è mai stata neppure tentata dal Governo, che ci ha convocato solo in sede di via  e mai per realizzare detta intesa e le due diverse sedi non sono certo equivalenti. In questo senso ricordo che abbiamo avanzato richiesta al Governo di revoca dell’autorizzazione unica in sede di
autotutela. Ma questa è forma. La sostanza è invece un’altra e cioè che si pretende che il Tap approdi su di una spiaggia molto più a sud del necessario nonostante esso possa allacciarsi più a nord direttamente alla dorsale Snam anche utilizzando infrastrutture già realizzate  in occasione della mancata costruzione del rigassificatore British Gas.

In questo modo si risparmierebbero 200milioni di euro a spese del consumatore italiano e di Eni per costruire un nuovo gasdotto di circa 60km da Mesagne a San Foca attraversando i territori di molti comuni e determinando la necessità di spostare – con costi esorbitanti – più di 500mila ulivi – in piena zona di infezione da xilella e per consentire ad un opera sì di interesse pubblico, ma pur sempre privata, di trasportare gas in Italia a fini di lucro.

L’opera è strategica e la Puglia condivide questo giudizio del Governo e per tale ragione intende favorirne la realizzazione.

Sia pure indicando una localizzazione diversa che eviti problemi di ordine pubblico oltre che spreco di risorse.

E’ una posizione inconciliabile con quella del Governo? Non credo proprio.

C’è un problema di tempi per le autorizzazioni che dovrebbero essere riviste in relazione al nuovo tracciato? Non credo proprio visto che il gasdotto cui si deve allacciare esiste già e che così il TAP potrebbe andare immediatamente in esercizio.

Ad ogni buon conto la Puglia, con lo spostamento dell’approdo, è disposta a firmare sin d’ora col Governo e con l’azienda interessata un accordo che acceleri la realizzazione del gasdotto.

Noi siamo pronti in tal senso in coerenza col programma di governo della Puglia votato dagli elettori e dal Consiglio Regionale da parte di tutta la maggioranza di centrosinistra.

In questo senso Tap e anche Poseidon potrebbero essere una straordinaria opportunità per portare a termine la decarbonizzazione della Puglia perché come compensazione ambientale per la realizzazione di dette infrastrutture la Regione richiederebbe solo un adeguamento del prezzo dal valore energetico del gas, più alto di quello del carbone, a quello di quest’ultima meno nobile fonte fossile.

Come si vede nessuna cultura del no, nessun ambientalismo irrispettoso delle decisioni strategiche del Governo, solo dosi massicce di buon senso e volontà di ragionare.

Al nostro mare teniamo molto. Siamo la regione che nell’ultimo anno ha fatto più progressi nella depurazione piazzandosi al primo posto per la qualità del mare assieme alla Sardegna. Stiamo progressivamente risolvendo tutte le vicende decennali relative alle infrazioni europee per discariche abusive e per mancata depurazione dei reflui fognari, e abbiamo approvato una legge sulla governance dei rifiuti che porrà fine alle difficoltà dei Comuni.

Tutto questo lavoro verrà senza dubbio agevolato dai Fondi Sviluppo e Coesione spettanti alla Puglia dei quali si dirà al termine di questa cerimonia, ma la Puglia ha colto già i suddetti importanti obiettivi nonostante che, per effetto dei provvedimenti statali in materia di finanza pubblica, il bilancio regionale abbia subito una drastica riduzione dei trasferimenti dallo Stato.

Pur in un contesto finanziario non facile ha preso corpo il Reddito di Dignità, che noi chiamiamo Red che è una delle proposte più importanti del Programma di Governo regionale, misura universalistica di sostegno al reddito e promozione dell’inclusione sociale attiva per persone che si trovano in condizioni di fragilità estrema, sia economica che sociale, con l’obiettivo finale di offrire opportunità e strumenti per guardare con maggiore speranza alle risorse proprie e della propria famiglia.

Dall’altro lato, stiamo provando a dare alle  imprese pugliesi, anche alle piccole e medie, più capacità competitiva e maggiore semplificazione. La Puglia è  diventata così una delle regioni più attrattive d’Italia secondo uno studio pubblicato da Svimez, mentre crescono gli occupati, capovolgendo il trend negativo degli ultimi anni.

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Abbiamo spinto l’acceleratore sull’innovazione e su una maggiore semplificazione degli strumenti regionali di incentivazione per le imprese di ogni dimensione. Anche Grazie al Fondo Sviluppo e Coesione. È record di domande: le iniziative presentate fino a fine luglio 2016 sono 2.190, per investimenti che superano 1 miliardo 240  milioni  di euro e un’occupazione a regime per oltre  34.000 unità lavorative.

È questo il termometro della corsa agli investimenti in Puglia attraverso gli incentivi messi in campo dalla Regione con il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei (2014-2020). Una febbre che sale contagiando imprese delle regioni del Centro-Nord e multinazionali estere di Germania e Francia, ma anche di paesi più lontani come il Canada, gli Stati Uniti e l’India.

Con investimenti che superano i 409,5 milioni di euro,  le micro e piccole imprese affiancano per valore delle domande di investimento le grandi industrie e le multinazionali (che progettano investimenti per 453,6 milioni) avviandosi al pareggio.

È la prima volta nella storia economica della Puglia.
Per sostenere le imprese la Regione Puglia interviene anche contro la stretta del credito con una manovra che agevola i fondi di garanzia e di controgaranzia dei Confidi, aiuta le imprese non bancabili ad ottenere microcredito, sostiene le aziende che investendo sul bene immateriale della conoscenza, dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico hanno difficoltà ad ottenere finanziamenti bancari.
Gli incentivi regionali per lo sviluppo insieme a quelli per il lavoro nel 2015 contribuiscono a migliorare nettamente il trend dell’occupazione pugliese e in generale dell’economia.

L’Istat attesta che in Puglia nel 2015 ci sono 27mila occupati in più rispetto al 2014, ed è prima regione in Italia per incremento di occupati sia nel primo trimestre del 2015 (+30mila occupati) che nel secondo (+33mila occupati).

Crescono del 21 per cento le esportazioni pugliesi, rispetto a dieci anni fa, nonostante una delle crisi economiche più gravi della storia.  In tempi di crisi sono proprio i mercati esteri ad offrire opportunità importanti anche per le piccole e medie imprese. L’hanno capito numerose aziende pugliesi che hanno colto le sfide dell’internazionalizzazione partecipando alle iniziative organizzate dalla Regione la quale negli anni della crisi ha intensificato moltissimo i propri sforzi a sostegno di questi processi.

Sosteniamo i pugliesi a partire dalla giovane età. In materia di diritto allo studio universitario, ad esempio, siamo già riusciti a mantenere un impegno: la copertura totale delle Borse di Studio a ben 10.853 studenti risultati idonei. Non era mai accaduto.

Grande attenzione è stata rivolta dall’azione di governo al sistema agroalimentare e ai territori rurali pugliesi, garanti di un futuro sostenibile per l’intera collettività regionale in virtù della loro evidente valenza economica, sociale ed ambientale. Siamo stati al fianco dei produttori di grano nel corso di un eccezionale annata, risoltasi però in un inaccettabile diminuzione dei prezzi.

Quando in Puglia si parla di acqua inevitabilmente, nel bene e nel male, questo elemento viene associato all’Acquedotto Pugliese oggi SPA. La storia dell’ultimo secolo di questa Regione e in parte della Basilicata, della Campania del Molise e della Calabria si intreccia con la storia dell’Acquedotto Pugliese.

La peculiarità dell’AQP sta nel sistema infrastrutturale acquedottistico gestito, che è in grado di interconnettere una serie di bacini idrografici facenti parte del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, connettendo tutte le regioni del Sud continentale.

Opere straordinarie sono state realizzate quali: l’originario acquedotto del Sele-Calore, del Sinni, del Pertusillo, dell’Ofanto e del Locone, del Fortore e una serie di acquedotti minori.

Oggi le acque reflue sono destinate in parte al riutilizzo irriguo, così come i fanghi di depurazione al riutilizzo in agricoltura attraverso l’uso diretto e il compostaggio.

Tutto questo ha reso AQP la prima azienda del settore nel Mezzogiorno d’Italia e una delle primarie a livello nazionale. Oltre mezzo miliardo di fatturato, circa 150 milioni di euro annui di investimenti e 2000 dipendenti.

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Ma non basta. Nell'interesse anche dell'intero mezzogiorno d'Italia, intendiamo dare avvio e realizzare un percorso nel quale AQP che si trasformi in una holding industriale partecipata da quelle Regioni che intendano partecipare al progetto attraverso il conferimento delle
rispettive partecipazioni azionarie nelle aziende regionali attive
nell’acqua.

Un ampio progetto di aggregazione, prevalentemente delle regioni del Mezzogiorno d’Italia, che dia vita ad una realtà che sia ancor più patrimonio del paese e che permetta una forte sinergia di progettualità e di gestione dell’acqua pubblica con criteri di assoluta efficienza.

L’accordo tra il Governo Puglia e Basilicata, che rinnova quello sottoscritto nel 1999, può rappresentare lo strumento attraverso il quale costruire il primo tassello di questo nuovo modello.

Ci auguriamo che ben presto le altre Regioni del SUD aderiscano all’Accordo e in questo ci aspettiamo che il Governo continui a svolgere quel ruolo propositivo e di coordinamento che gli spetta.

Avrei voluto e dovuto parlarvi di molte altre cose ma già così ho consumato a parole troppo tempo. Non è questa l’epoca adatta alle parole che non siano coeve ai fatti che cambiano veramente la vita dei cittadini. Questa è l’occasione per rammentare quelle che il senatore Ottavio Serena disse al Senato, richiamando Cavour, a sostegno del disegno di legge per la costruzione dell’Acquedotto Pugliese: “L’impresa che vi proponiamo, non vale il celarlo, è impresa gigantesca la cui esecuzione però dovrà riuscire a gloria e a vantaggio del Paese. Le grandi imprese non si compiono, le immense difficoltà non si vincono che a una condizione, ed è che coloro a cui è data di condurre queste opere a buon fine abbiano una fede viva, assoluta, nelle loro riuscita. Se questa fede non esiste, non bisogna accingersi a grandi cose”.

Io sinceramente penso che qui, tra noi, nella Regione più bella del mondo la nostra fede non solo esista, ma che sia fortissima ed incrollabile.

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