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Open , velocità e confusione Riforma: 'In questo modo no'

La nota di OPEN Puglia con con la posizione ufficiale dell'Associazione, che si ispira alla figura del suo fondatore, Guglielmo Minervini, sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016. Nonché sul pericoloso doppio volto della riforma costituzionale che, con il paravento del nuovo Senato, cancella i territori dalle grandi scelte del Paese.

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IN QUESTO MODO NO:

Siamo stanchi della finta contrapposizione, creata ad arte, tra i miti della “velocità per l’efficienza” e “intoccabilità della Costituzione”. Due menzogne in cui sta precipitando il Paese in un momento delicatissimo: quello in cui si discute sul se e come cambiare la propria Costituzione.

Vogliamo restituire al Paese il lessico fondamentale della politica.

L’efficienza non si raggiunge con la velocità a tutti i costi, ma con un sano equilibrio tra tempi celeri di approvazione delle leggi e adeguata attenzione e riflessione attorno alle stesse. Equilibrio che si raggiunge attraverso la discussione parlamentare, in cui la minoranza si oppone, oppure arricchisce, le proposte della maggioranza.

Anche la nostra splendida Costituzione risente dei tempi. E’ stata riformata, toccata, aggiustata, mai effettivamente aggiornata. Nonostante le addebitino storture e malanni dei tempi che non le competono, sarebbe fuor di logica dire che non ci starebbe una sistematina. Ma non è Lei l’emergenza del Paese, e una sua reale modifica andrebbe intrapresa in un’ottica di coesione sociale, non di scontro fratricida. Probabilmente non era questo il momento giusto per farlo, sicuramente non è colpa della Costituzione la lentezza delle approvazioni delle Leggi dello Stato che però, proprio sotto l’ultimo Governo, viaggiano più veloci che mai.

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Per noi di Open la riforma costituzionale non “attualizza” l’equilibrio dei poteri che i padri costituenti avevano ben registrato nel 1948 ma, semmai, lo “neutralizza” a favore di rapidi processi esecutivi, costruiti a favore della maggioranza (qualunque essa sia) e a scapito della discussione, sia essa parlamentare o civile.

Cosa ancor più grave, è una riforma confusa, che si ferma esattamente a metà del guado, palesandosi all’esterno come una riforma regionalista, ma difatto sviluppandosi in senso centralista. Avremmo magari non condiviso, ma certamente apprezzato, un tentativo di riforma “federalista”, in grado di coinvolgere nel nuovo Senato i governi dei territori. Ma non è così, nel nuovo Senato ci sarebbe di tutto ma non i governi.

In caso di vittoria del SI’, nel nuovo Senato confluirebbe una astratta rappresentazione dei territori, calcolata su base demografica (per cui, ad esempio, spetterebbero 14 senatori alla Lombardia, 7 al Veneto, 6 alla Puglia, 2 alla Basilicata, 2 all’Abruzzo) e ripartita in base ai voti ottenuti alle elezioni regionali, e in cui ciascun rappresentante, delegato senza vincolo di mandato, risponderebbe. La frase si tronca perché non è lecito saperlo: al proprio partito o al proprio territorio di provenienza?

Il nuovo Senato, la cui maggioranza potrebbe variare secondo il naturale evolversi delle elezioni regionali, non avrebbe quasi nessun potere sulla maggior parte delle Leggi dello Stato, per cui sottrarre tempo ed energie a Sindaci, Presidente e Consiglieri Regionali (già abbastanza impegnati) avrebbe complessivamente poco senso. Su inceneritori, trivelle, depositi di scorie, energie, gasdotti, politiche generali per il territorio e l’ambiente, deciderebbe la Camera.

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“Quasi” nessun potere perché su queste materie, entro 10 giorni un terzo dei componenti del Senato potrebbe chiedere di esaminare una legge della Camera, e proporre modifiche entro 30 giorni. Non vincolanti per la Camera, che potrebbe riapprovarla anche senza alcuna modifica. La costituzionalizzazione di un potere di ostruzionismo, molto forte in caso di maggioranze contrapposte, alla faccia della velocità legislativa.

Una riforma che, in sostanza, cancella il potere dei territori su qualsiasi scelta strategica che riguardi il Paese, ma con una formula straordinariamente “furba”: ne disegna una stanza di finta rappresentazione (il nuovo Senato), che non può decidere su nulla che riguarda i territori, e in cui si frammenta ad arte l’espressione di voto.

Una riforma così pasticciata e controversa, in grado di far riesplodere il conflitto in sede di Corte Costituzionale sulle attribuzioni legislative, non può, per noi, essere una riforma valida per affrontare i problemi che attanagliano il Paese reale. Troppi rischi, dai quali non si potreb be tornare indietro rapidamente. Una riforma della Costituzione non la immaginiamo certo così.

Per questo, riteniamo che nessun movimento territoriale, amministratore o esponente poli-tico locale, che abbia a cuore le sorti della propria Regione e del proprio Paese, possa espri-mersi a favore di un disegno costituzionale ai limiti della schizofrenia legislativa. #inquestomodono

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Open Puglia è il polo dei movimenti, associazioni, comitati e liste civiche pugliesi che si riconosce nella figura umana e politica di Guglielmo Minervini (due volte Sindaco di Molfetta e due volte Assessore della Regione Puglia con Vendola) per la sua provata capacità amministrativa e la lungimirante visione politica.

E' un laboratorio di pensiero e di azione, sintesi di una composita rete di esperienze civiche in continua crescita sul territorio pugliese, e affonda il suo impegno in numerosi e importanti contesti locali nei quali è inserito.

Open attinge la sua linfa vitale dalle pagine de “La politica generativa” Carocci editore di Guglielmo Minervini. Il testo, chiaro profondo e rivelativo, è divenuto, per la prematura scomparsa dell'autore, il suo testamento politico.

Open, impegnato nell'attuale processo costitutivo del nuovo soggetto politico nazionale, denominato “Sinistra Italiana”, ne è tra i principali protagonisti in Puglia. Tra i suoi contributi al dibattito in corso, c'è il pressante invito affinché Sinistra italiana trovi forme creative e modi rispettosi per affiancare la costellazione di realtà politiche sociali e culturali che agiscono efficacemente da anni sui territori locali, riconoscendosi in una stessa visione, moderna progressista e di sinistra, attenta ai deboli, ai beni comuni, all'interesse generale delle popolazioni, che quei territori amano abitano e vivono.

 

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